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Conte manda Eriksen in missione per se stesso. L’Inter può solo osservare

Conte stavolta fa parlare prima ancora che la sua Inter scenda in campo. L’annuncio fatto sul ruolo in cui giocherà Eriksen a Firenze divide la critica. Cosa si cela dietro questa scelta (comunicativa) strategica? Le correnti di pensiero sono almeno due, ma possono convergere

ANNUNCIO A SORPRESA – La notizia calcistica della vigilia di Fiorentina-Inter è la dichiarazione di Antonio Conte su una scelta di formazione che fa già discutere. “Calcistica”, perché di extra-calcistico c’è fin troppo su giornali, radio, TV e web. La titolarità di Christian Eriksen a Firenze. Non nel ruolo in cui lo ha sempre visto, ovvero trequartista. Bensì nella posizione diametralmente opposta. Regista. Conte inverte il vertice interista per colpire i vertici nerazzurri. La presenza del centrocampista danese nell’undici titolare non è una notizia, soprattutto dopo aver annunciato il turnover, ma l’annuncio del ruolo in cui giocherà lo è. In termini tecnici si parla di “pre-tattica”, ma la pre-tattica si fa esattamente al contrario. Conte annuncia Eriksen basso al posto di Marcelo Brozovic, ma poi schiera il croato con il danese avanzato. La pre-tattica sarebbe questa, non invitare Cesare Prandelli a preparare la partita conoscendo l’eventuale punto debole dell’Inter. Punto debole non tecnico, assolutamente. Forse tattico. Ma sicuramente psicologico. Anche perché intorno non avrà la formazione-tipo, bensì un insieme di riserve (vedi probabili formazioni, ndr). Difficile brillare così, anche per i migliori. Sbagliare prestazione avrebbe tutte le attenuanti del caso, ma forse non se considerata “ultima spiaggia” senza altre opzioni (anche dal mercato).

STRANA STRATEGIA – Il problema non è Conte che dà fiducia a Eriksen. Anzi. Ancora meglio se lo fa in un ruolo in cui settimane fa ha ammesso di non vederlo assolutamente. Perché così può responsabilizzarlo. Il problema è Conte che si scopre su una mossa tattica che, in una partita così importante e decisiva, avrebbe preso in contropiede qualsiasi avversario. Nessuno – assolutamente nessuno – si aspetta(va) Eriksen playmaker davanti alla difesa. A dire il vero, in molti – dopo i problemi con l’agente del centrocampista danese – neanche lo aspetta(va)no in campo a Firenze. Invece Conte svela in anticipo un tema tecnico-tattico così delicato. Perché, per chi lo avesse dimenticato, Fiorentina-Inter è una partita da dentro o fuori. L’Inter deve vincere per passare il turno, sfidare il Milan ai quarti e tentare l’accesso alle semifinali. Perché la Coppa Italia è il trofeo più facile da vincere, oggi. E l’Inter deve tornare a vincere, senza sperimentare nulla. Eriksen in cabina di regia è un test che nasconde parecchie insidie, Conte lo sa. Ma la lettura forse è più semplice del previsto, senza “complottare” nulla. Conte manda in missione Eriksen per ottenere risposte che possono tornargli utili nel prosieguo della stagione (già compromessa).

MESSAGGIO IMPORTANTE – Chi vuole vedere il lato positivo dell’annuncio di Conte, dice che lo ha fatto per motivare Eriksen. Perché si aspetta davvero una grande prestazione oggi contro la Fiorentina. Chi vuole vedere il lato negativo, sostiene che lo ha fatto solo per mettere Eriksen ulteriormente sotto pressione. Una cattiva prestazione darebbe “ragione” a Conte e boccerebbe, forse definitivamente, il danese in maglia nerazzurra. Insomma, comunque vada, qualcuno ci perderà. I due punti di vista possono anche convergere in un qualche modo. Conte accontenta chi vorrebbe vedere Eriksen al centro del progetto tattico interista e lo fa in una partita che non considera fondamentale. Palese che Inter-Juventus di domenica venga considerata “La Partita”. Se oggi Eriksen rispondesse bene, perfetto. Ma se rispondesse male, pazienza. Eventualmente Conte avrebbe un paracadute in caso di uscita dalla coppa (dedicandosi esclusivamente all’obiettivo Scudetto, che insegue da solo contro tutti). Alla proprietà Suning, che in questo periodo ha altri pensieri più importanti, l’ennesimo messaggio: qui a Milano ci stiamo adattando, reinventandoci. Non possiamo fare altro, se non sperare che qualcosa inizi finalmente a girare per il verso giusto. Magari partendo proprio dalla rinascita di Eriksen in cabina di regia.

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