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Il mondo di Bebe Vio: scherma, barbie, Tokyo: «Cambiamo il volto delle Paralimpiadi»

Mattel lancerà per Natale 2020 oltre 15 mila bambole della campionessa di Mogliano

Mattia Toffoletto
3 minuti di lettura

MOGLIANO. Quattro anni fa, le Paralimpiadi di Rio consacrarono Bebe Vio. L’oro nel fioretto individuale e il bronzo a squadre la elevarono a stella planetaria, tanto da permettersi, pochi mesi dopo, un selfie con l'allora presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. L’esultanza della 22enne di Mogliano diventò l’istantanea simbolo della spedizione azzurra ai Giochi Olimpici e Paralimpici, garantendo alla rassegna dei disabili una risonanza che mai c’era stata. Ora Bebe, forte della quinta Coppa del Mondo consecutiva e di un team dedicato (sette fra tecnici, medici, fisioterapisti e nutrizionisti: Simone Mazzoni è il nuovo maestro di fioretto all'Acquacetosa), si prepara a nuove imprese: a Tokyo 2020 inseguirà il doppio oro nel fioretto (nella prova a squadre manca ancora il pass), ma nei sogni d’inizio anno c’è anche la qualificazione nella sciabola, arma che l’ha vista esordire agli ultimi Mondiali. Perché la sua voglia di stupire non conosce ostacoli. Come, del resto, il suo boom mediatico. Mattel Italia, dopo aver celebrato il 60° anniversario della Barbie con un modello a immagine e somiglianza di Bebe, vorrebbe alzare l'asticella. Ha proposto infatti alla casa madre statunitense di produrre (e quindi mettere in vendita) 15mila pezzi della campionessa paralimpica nella versione della celebre bambola, vedendo nella fiorettista delle Fiamme Oro un volano favoloso. L’ufficialità non c’è ancora (in origine dovevano essere "pezzi unici") e per l’eventuale uscita occorrerebbe attendere Natale 2020, ma l’interesse di Mattel è un segno tangibile di quello che rappresenta oggi Bebe, una calamita d’entusiasmo ed energia che da tempo ha valicato i confini dello sport. Un fenomeno capace di piazzare stoccate formidabili anche fuori dalla pedana. E che in Giappone sarà il motore di svariate campagne, legate pure al Comitato paralimpico mondiale.

Bebe, gli obiettivi per Tokyo?

«Vorrei fare meglio di Rio. E mi riferisco alla gara a squadre. In Brasile, ottenemmo un bronzo inaspettato da tutti, anche se noi ci credevamo. Al momento, non siamo ancora qualificate (le compagne sono Andreea Mogos e Loredana Trigilia, ndr): manca la tappa di Coppa del Mondo di Eger, in Ungheria, a metà febbraio. E, soprattutto, gli Europei a Londra, a fine maggio. Sarà fondamentale conquistare medaglie. Perché a Tokyo vogliamo esserci: punteremo all’oro».

Punta a qualificarsi anche nella sciabola? Che prospettive ci sono?

«Ho iniziato a lavorarci l'anno scorso, facendo le prime gare agli ultimi Mondiali in Corea del Sud. Tirare di sciabola è molto difficile per me, in quanto la maggior parte dei movimenti si fa con il polso che non ho… Per il momento, sto prendendo discrete batoste, ma non demordo: mi alleno tantissimo, intendo competere a Tokyo anche con quest’arma».

I ricordi di Rio?

«Finora l’esperienza più bella ed emozionante della carriera. Il viaggio, la squadra, i momenti difficili prima delle competizioni causa un infortunio. L’oro nella gara individuale, i pianti di gioia per le vittorie, ma anche quelli di tristezza per le sconfitte dei compagni. Il culmine lo abbiamo raggiunto con il bronzo a squadre, senza dubbio il momento top della mia vita... Ma solo per il momento».

I progetti da testimonial per Tokyo?

«Ho in programma molte campagne, con sponsor e non solo. Punto a far crescere il movimento paralimpico, sono certa che in Giappone raggiungeremo vette mai viste».

Scherma a parte, per chi tiferà alle Olimpiadi?

«Per tutti gli italiani, sono molto patriottica. La seguirò dai ritiri con il gruppo della Nazionale, poi a Tokyo andrò a sostenere i colleghi paralimpici ogni volta che potrò».

I programmi dei prossimi mesi?

«Già da martedì è iniziato il primo collegiale dell'anno a Tirrenia. Sarà una preparazione intensa, ci avvicineremo a Tokyo quasi con un ritiro al mese».

Come vanno gli studi?

«Sono alla "John Cabot" di Roma, corso di laurea in Scienze della Comunicazione (s'è trasferita nella capitale nel gennaio 2018, ndr). L’ultimo esame d’inglese è andato bene, ma per la sessione primaverile, complice l’intensificarsi degli allenamenti, riuscirò a frequentare un solo corso».

Come ha festeggiato Natale e Capodanno?

«Dieci giorni in crociera, con la famiglia. Oceano Indiano, fra Madagascar e Réunion. Stupendo».

Esprima un desiderio per il 2020.

«Spero almeno cinque ragazzi del progetto “Fly2Tokyo” guadagnino il pass per le Paralimpiadi. Il progetto, voluto dalla Onlus Art4sport, ha permesso di supportare 10 giovani nelle qualifiche paralimpiche. Praticano svariati sport, dal basket in carrozzina al sitting volley, e tutti sono entrati nell’associazione fin da piccoli. Un mese fa Art4sport ha compiuto 10 anni: siamo cresciuti, pronti ad affrontare uniti il lungo e difficile percorso che porta a Tokyo».

Dove Bebe intende inseguire un doppio oro. E punta a competere anche con la sciabola. Anche se il desiderio più grande è un altro: assicurare al paralimpismo il completamento della rivoluzione culturale iniziata a Londra 2012 e proseguita a Rio 2016. Perché la missione vera è sociale, educare e smuovere le coscienze a colpi di fioretto. La campionessa di Mogliano ha già dimostrato di saperlo fare e non vede l'ora di ripetersi. Il Giappone e il movimento paralimpico l'attendono. —


 

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