Roma 2016

L'INCONTRO

Meryl Streep, il cinema del cuore è donna: "Mangano, Magnani e... Alba Rohrwacher"

L'attrice, che sette anni fa alla Festa di Roma ha ritirato il Marc’Aurelio d’oro alla carriera, torna nella Capitale per un incontro pubblico su cinema, il nuovo film 'Florence' e Trump

4 minuti di lettura
ROMA - Meryl Streep incanta la Festa di Roma. Saluta in italiano “buongiorno”, dà la colpa al fuso orario se non le viene una parola, ringrazia cortese per ogni complimento, ride a molte delle domande che i cronisti le pongono, dosa con grande attenzione il personale e l'internazionale, i figli quando erano bambini e Donald Trump che non diventerà Presidente. È una professionista anche nell’incontro con la stampa. Sette anni fa, ritirando il Marc’Aurelio d’oro alla carriera, in italiano aveva detto “Non dobbiamo dimenticare Silvana Mangano, Giulietta Masina, la Madonna del cinema italiano: Eleonora Duse”. E così oggi l’attrice tre volte premio Oscar è tornata alla Festa per un incontro con il pubblico sulle sue attrici italiane del cuore, coloro che l’hanno influenzata, che hanno trasformato questa ragazzina del New Jersey con la passione del canto in una delle più grandi attrici della storia del cinema.

Meryl Streep: "La mia Florence, una bambina appassionata"

'Ammiro Alba Rohrwacher' - E a chi le chiede quale attrice di oggi potrebbe fare una carriera come la sua, Meryl Streep stupisce la platea di giornalisti dicendo: “Un'attrice che ammiro e reputo speciale è Alba Rohrwacher". E incoronata l'attrice di oggi, di quelle di ieri invece dice: "Non si può parlare delle attrici italiane in generale perché sono tutte diverse e uniche. Ma ci sono due donne che io trovo veramente magnifiche e sono Anna Magnani e Silvana Mangano: completamente diverse nell'approccio al cinema, nel loro modo di esprimersi. Ma c'è qualcosa nella loro anima che le accomuna, qualcosa di unico che veniva rivelato nella loro recitazione senza filtro. Per me giovane attrice è stata una grande lezione. E ancora lo è quando riguardo i loro film”.
  Da bruttina a premio Oscar. E di cose ne sono accadute da quando, giovane attrice, veniva rifiutata da Dino De Laurentiis per il ruolo di donna di King Kong perché giudicata "bruttina" o da quando Zimmerman le assegnava il suo debutto sul grande schermo in Julia o ancora dal momento in cui il grande pubblico la scopriva grazie a Il cacciatore di Michael Cimino facendole conquistare la prima di una lunga serie di nomination all'Oscar, 19 un vero record. E poi la prima statuetta con il ruolo di donna e madre, moderna e tormentata, in Kramer contro Kramer, i film con Woody Allen, Alan J. Pakula (il secondo Oscar è per La scelta di Sophie), Innamorarsi con De Niro, La mia Africa con Redford… La lista è lunghissima.  E oggi, che sembra aver provato tutto al cinema: il musical (Mamma mia), la commedia (Il diavolo veste Prada), il dramma sulla pedofilia (Il dubbio), ma anche la fantascienza (Intelligenza artificiale), l’animazione (Fantastic Mr. Fox), il biopic (il suo ritratto della Lady di ferro le ha fatto conquistare la terza statuetta), come sceglie i film da girare? "Questo film l’ho scelto per il regista, Stephen Frears. Avrei sempre voluto lavorare con lui, negli anni ci siamo andati molto vicino ma varie circostanze poi non l’hanno permesso. Tutti e due volevamo lavorare insieme per cui quando mi ha chiamato e mi ha detto ‘Ho un film per te’ e io ho detto ‘Sì’ lui mi ha chiesto ‘non vuoi sapere cosa è’ e io ‘no faccio qualunque cosa a questo punto’". Florence e Frears. Il film di Frears è Florence, nelle sale il 22 dicembre distribuito da Lucky Red e presentata questa sera in anteprima con decine di ragazze che fin dal mattino si sono appostate per vederla passare sul tappeto rosso. Rracconta la vera storia di un’ereditiera americana appassionata da musica che nella società newyorkese del 1944 organizzava con l’aiuto del marito, l’inglese St. Clair Bayfield (Hugh Grant), recital e concerti in un club da lei fondato intitolato a Giuseppe Verdi e frequentato da anziani nobili decaduti. Attorniata da persone che le volevano bene (e anche qualcuno che si approfittava della sua generosità) Florence Foster Jenkins non aveva mai veramente compreso che la sua passione per il canto non corrispondeva al suo talento. “Era una storia che già conoscevo, perché molti studenti di cinema e di musica la conoscono. Quando Frears mi ha parlato del film mi sono messa ad ascoltare le registrazioni che aveva fatto. Il suo è un personaggio irresistibile per quanto sbagliata fosse la sua voce perché in quelle registrazioni potevi ascoltare le sue aspirazioni, la sua volontà di cantare… tutto messo nel posto sbagliato. Però bellissimo ed emozionante”.
 
Il film ricostruisce in modo dettagliato la sua biografia che aveva già ispirato il francese Xavier Giannoli in Marguerite, il Cesar alla sua protagonista Catherine Frot. “Il film francese non l’ho visto, noi avevamo iniziato a lavorarci prima ma siamo stati più lenti e lo abbiamo finito dopo” ha detto Meryl Streep. La Florence di Frears rispetto alla Marguerite di Giannoli è più fedele alla storia dalla scelta di prendere lezioni, in incognito, con uno dei migliori maestri di canto di New York, all’amicizia con Arturo Toscanini, alla scelta suicida di organizzare un grande concerto in pubblico alla Carnagie Hall con molti biglietti regalati ai veterani della seconda guerra mondiale.
 
Gli spettacoli dei bambini. “Florence Foster Jenkins era una donna di grande passione. Lo metteva in tutto quello che faceva ma non aveva granché talento, almeno secondo il mondo esteriore. Per le persone che la amavano lei cantava benissimo. Pensando alla mia vita la sua storia mi ha ricordato quando guardavo gli spettacoli dei miei 4 figli che crescendo volevano organizzavano show per i loro genitori. E c’erano due cose assolutamente proibite: non potevamo andarcene fino alla fine di questi spettacoli infiniti e poi non potevamo ridere. Era molto difficile quando di fronte a scene molto drammatiche con le sorelle che uccidevano il fratello, noi ci dovevamo trattenere da scoppiare a ridere loro in faccia. Questa immersione totale nella storia, nei personaggi e nell’arte è quello che rendeva Florence come una bambina. E dal momento che la sua interpretazione era per amore dell’arte faceva sì che le persone andavano a vederla, semplicemente se lei avesse detto in modo sgarbato nessuno l’avrebbe ascoltata, invece lei lo faceva con gioia e piacere e io capisco perché l’amavano.
  Trump. Nell’incontro con la stampa c’è anche un piccolo spazio per la campagna presidenziale che l’attrice ha seguito da vicino dando il suo appoggio alla candidata democratica. A chi le chiede di commentare le posizioni sessiste di Trump l’attrice risponde: “Non mi sento di dover fare ulteriori commenti. Sulla campagna elettorale Hillary Clinton sta facendo un ottimo lavoro o forse andrebbe detto che Trump sta facendo un ottimo lavoro per Hillary  - ha scherzato – Quel che conta è che tra una ventina giorni avremo Hillary Rodham Clinton come Presidente degli Stati Uniti e questa è una buona notizia”.
 
La giuria della Berlinale con presidente Meryl Streep, c'è anche Alba Rohrwacher 

'Fuocoammare' sbarca in Usa e punta all'Oscar

Fuocoammare. Una buona notizia, secondo l’attrice, è anche la scelta dell’Italia di indicare Fuocoammare di Rosi come titolo italiano nella corsa per gli Oscar. “Sono molto orgogliosa del premio all’unanimità che gli abbiamo attribuito a Berlino. Il film di Rosi è sicuramente qualcosa di unico perché nonostante siano storie che riguardano le  masse di persone, il tema dell’immigrazione ci tocca solo se vediamo l’immagine di un bambino strappato al mare o quella di un ragazzino in ambulanza coperto di polvere. Solo quel tipo di immagini ci dà la sveglia. Rosi è riuscito attraverso i suoi protagonisti, un ragazzo, un dottore, un dejay su questa piccola isola, a lasciare aperta una porta all’orrore e con il suo film ha indicato una strada al pubblico per poterci entrare e anche uscirne. Credo che se i membri dell’Academy lo vedranno Fuocoammare avrà delle ottime probabilità”.