Cronache

Gli scatti rubati a vip e attori Il pm: un anno alla Lucarelli

L'accusa: 14 mesi al blogger "Macchianera" e 10 per la giornalista Soncini. Ma incombe la prescrizione

Gli scatti rubati  a vip e attori Il pm: un anno alla Lucarelli

Non siamo dentro una storia di cyber spionaggio internazionale alla Assange, come quella citata in aula da un avvocato di parte civile. Ma dietro le accuse a Selvaggia Lucarelli, Gianluca Neri e Guia Soncini ci sono comunque, secondo la Procura di Milano, il furto e la tentata vendita di foto molto appetitose per gli appassionati di gossip. Quelle del compleanno di Elisabetta Canalis nella villa comasca dell'ex fidanzato George Clooney. Ieri il pm Grazia Colacicco ha chiesto le condanne a un anno di carcere per la celebre blogger e giornalista del Fatto Quotidiano, a un anno e due mesi per l'autore del blog Macchianera e a dieci mesi per la giornalista di D di Repubblica.

I tre imputati sono accusati a vario titolo di intercettazione abusiva, detenzione e diffusione di codici di accesso, accesso abusivo a sistema informatico, violazione della privacy. La vicenda nasce nel 2010 da una denuncia di Felice Rusconi, marito della showgirl Federica Fontana. La coppia era tra gli invitati, insieme ad esempio a Scarlett Johansson e Sandra Bullock, alla festa per il 32esimo compleanno di Canalis a Villa Oleandra il 12 settembre 2010. Rusconi e Fontana avevano inviato via mail ad alcuni amici il link per scaricare i 191 scatti della serata, ma avevano saputo poco dopo che qualcuno stava tentando di piazzarli a Chi. Il direttore del settimanale Alfonso Signorini ha testimoniato di aver effettivamente ricevuto l'offerta delle foto, «per 120mila euro. Non le avrei pagate tanto, ma di certo valevano una fortuna», ha spiegato. Signorini contattò Canalis per verificare che le immagini fossero autorizzate, lei negò e l'affare saltò. Nel frattempo però il pool reati informatici della Procura aveva avviato l'inchiesta e sequestrato pc, chiavette usb e cellulari degli imputati. Il pm ha inoltre ricostruito che alla trattativa parteciparono Lucarelli, il fotografo Giuseppe Carriere (prima indagato e poi archiviato) e per Chi il giornalista Gabriele Parpiglia. Era stata anche mostrata un'anteprima delle foto.

Scatti e chiavi di accesso segrete sono circolate sull'account mail giorgioclone61. «Gmail non ha rivelato chi lo abbia creato - ha spiegato Colacicco -, ma Neri vi ha acceduto diverse volte». E quando Lucarelli viene sentita dagli inquirenti, lui le suggerirà di dire di aver ricevuto le immagini da quella mail «anonima». Nella requisitoria il pm ha ammesso: «Non c'è la pistola fumante, la prova forense che Neri si sia introdotto nella posta elettronica di Fontana. Anche perché sa bene come coprire le proprie tracce informatiche». Tuttavia, sostiene Colacicco, per condannare gli imputati sono sufficienti i messaggi che si sono scambiati a proposito delle famose foto e le testimonianze. Ancora: «Mi dispiace che Lucarelli non si sia sottoposta al contraddittorio. Nega la trattativa, ma questo vorrebbe dire che Signorini e Carriere sono responsabili di calunnia». Per il pm, anche Neri mente quando sostiene di aver trovato scatti, password, persino dati delle carte di credito di molti vip (tutti rinvenuti nei suoi computer) sul sito americano di gossip 4chan. «Non abbiamo prova dei suoi accessi al portale», ha aggiunto Colacicco. La conclusione: «Tutti i reati sono pienamente provati, tranne quello di accesso e detenzione di codici abusivi per Soncini, a proposito del quale chiedo l'assoluzione». Ecco alcuni sms Lucarelli-Neri. Lui: «Non spreco la parola Canalis nei tentativi per trovare la password di Clooney». Lei vorrebbe hackerare la mail di Mara Venier: «Voglio tutti i suoi scheletri. Ha chiesto la mia testa a Signorini», lui dopo qualche giorno: «Habemus Mara...». Quando l'amica si preoccupa per le indagini, Neri assicura: «Tranquilla, nel caso mi immolo io». Gli avvocati Marco Tullio Giordano e Giuseppe Vaciago, che assistono le parti civili Fontana e Canalis, hanno chiesto una provvisionale ciascuno di 10mila euro. «Tanto più che la prescrizione incombe», ha sottolineato Giordano. Che ha aggiunto: «Gli accessi informatici abusivi sono gravi violazioni della vita privata. Le conseguenze morali per le vittime sono pesanti».

Alla prossima udienza, il 27 marzo, parleranno le difese.

Commenti