Malore in ospedale, muore lo chef bresciano Vittorio Fusari

Nume tutelare della tradizione gastronomica della Franciacorta, aveva 66 anni. Era ricoverato a seguito di problemi cardiaci

Vittorio Fusari impegnato in un taglio di carne nella cucina del celebre “Il Volto"

Vittorio Fusari impegnato in un taglio di carne nella cucina del celebre “Il Volto"

Brescia, 2 gennaio 2020 -  Il 2020 si apre con un lutto per tutto il territorio bresciano. Addio a Vittorio Fusari, nome eccellente della ristorazione, grande divulgatore che ha contribuito al successo della Franciacorta a livello nazionale ed internazionale. Fusari era stato ricoverato al Mellino Mellini di Chiari una decina di giorni fa, per un principio di infarto. Tramite social prima di Natale aveva tranquillizzato gli amici del web postando una foto sorridente accompagnata da parole ottimistiche. "Mi sto rinnovando per l’anno nuovo! Ogni intoppo è una nuova opportunità. Vi terrò aggiornati, intanto vi saluto con il sorriso". Il 31 dicembre, alle soglie della dimissione, le sue condizioni si sono improvvisamente aggravate a seguito di un malore, causato da un’embolia. Immediato il ricovero nel reparto di rianimazione dell’ospedale clarense, dove la situazione è peggiorata ora dopo ora fino al tragico epilogo.

Accanto a lui la moglie Anna Patrizia Ucci (nota per il suo impegno come fiduciaria Slow Food per l’olio dell’area sebino- franciacortina) ed il figlio quindicenne, che hanno ricevuto l’affetto di Marco Ghitti, il sindaco di Iseo, città natale di Fusari, che si è subito precipitato in ospedale, e dell’intera comunità che, in queste ore ha inondato i social di attestati di stima. Classe 1953, iseano figlio di ferroviere, studi in filosofia, prima che valente cuoco è stato capostazione nella sua città. Come raccontava lui stesso, "il territorio nel quale sono cresciuto è sempre stato per me una fonte d’ispirazione fin da quando ero bambino. La curiosità e l’amore per le materie prime sono stati elementi fondamentali per l’evoluzione della mia personalità, così come la scelta di diventare cuoco è maturata grazie alla mia personale esperienza di consumatore appassionato".

La passione per la Franciacorta lo aveva portato nel 1981 a dar vita a Il Volto, piccola osteria con cucina nel centro di Iseo, un posto che, con pochi piatti e grandissimi vini, ha accompagnato la storia nascente del territorio di Franciacorta, che in quegli anni muoveva i suoi primi passi verso l’eccellenza. Nel 1986, arriva l’apertura di Le Maschere, ristorante d’autore, dove sono nati i primi piatti pensati per sottolineare la straordinaria versatilità dei prodotti della Franciacorta, notati dalla critica anche grazie alla stella Michelin. Nel 2007, con Vittorio Moretti ha dato vita ad una nuova realtà in Franciacorta, La Dispensa Pani&Vini, luogo unico, moderno e tradizionale al tempo stesso.

Chiamato come chef al Pont de Ferr sui Navigli di Milano, in piena Expo 2015, dall’aprile 2018 era approdato al Balzer, storico locale di Bergamo. Un grande chef ma anche un grande divulgatore: anima dell’alleanza dei cuochi di Slow Food per valorizzare i produttori locali, si è anche distinto per l’impegno a trasmettere i valori della buona cucina alle nuove generazioni all’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo, tanto da meritare la nomina di ‘benemerito della gastronomia’ da Carlo Petrini, fondatore di Slow Food.

Profondo il cordoglio dei colleghi, dei collaboratori e di tutto il territorio. "Vittorio era un maestro e, soprattutto, era e sarà un esempio – è il ricordo commesso di Silvano Brescianini, presidente Consorzio Franciacorta – perdo un amico, un uomo coraggioso. Parlare con lui faceva capire come fosse un vulcano di idee ambiziose e difficili. Un grande lavoratore, profondo conoscitore del territorio e delle sue peculiarità enogastronomiche, rispettoso della tradizione che ha sempre voluto portare avanti. Lascia un grande vuoto".