Addio click-baiting: Facebook modifica il suo algoritmo

Facebook ha annunciato che d'ora in poi i post contenenti link "acchiappa-click" saranno penalizzati dalla piattaforma, a favore di una miglior esperienza per gli utenti

“Clicca qui per vedere cos’ha rischiato questa ragazza mentre stava…”, oppure “Incredibile, non crederai mai a cos’è successo a questo signore!”. Questa pratica, nota come click-baiting consiste nel pubblicare un titolo che attiri l’attenzione delle persone e le invogli a cliccare sul link stesso per leggere la notizia intera, ma senza aver fornito informazioni precise sul contenuto.

Ad esempio:

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Post by Beppe Grillo.

Oppure:

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Post by Il Rompipallone di Gene Gnocchi !!!

Inutile dire che questi post attirano veramente l’attenzione di moltissime persone, e questo - per Facebook - è un problema perché ogni interazione contribuisce a dare valore a quel contenuto agli occhi dell’algoritmo che stabilisce quali post debbano essere* premiati* e quali invece penalizzati, e contenuti come questi - di scarso valore per gli utenti - vengono invece identificati da Facebook come molto interessanti.

Per questo motivo Facebook ha annunciato due grosse novità che impatteranno in maniera determinante sui nostri News Feed e - soprattutto - sul modo di condividere contenuti da parte dei publisher.

1.Titoli acchiappa-clic

La prima riguarda, appunto, il click-baiting: Facebook penalizzerà in modo pesante tutti i post che faranno ricorso a questa pratica (non fornire cioè al lettore informazioni riguardo al contenuto del link nel post stesso).

Il controllo avverrà attraverso 2 modalità:

1:  il tempo di permanenza delle persone sui post che puntano fuori da Facebook: se gli utenti seguono un link e trascorrono del tempo su quella pagina, probabilmente avranno trovato qualcosa di interessante; se, al contrario, molte persone avranno cliccato il link, ma il tempo di permanenza sulla pagina sarà stato molto breve, sarà indicatore di scarsa affinità con ciò che si aspettavano di trovare;

**2: le interazioni con il contenuto, dopo aver cliccato il link: **questo significa che maggiore sarà il numero di interazioni sul post su Facebook - dopo aver cliccato il link - maggiore sarà la probabilità che il post stesso puntasse a un contenuto ritenuto di valore per gli utenti.

La decisione di penalizzare contenuti che nascondono - o non chiariscono a fondo - cosa si troverà cliccando il link è legata alla volontà di rendere il News Feed popolato da contenuti che le persone abbiano veramente voglia di leggere, e che non spingano gli utenti a dover cliccare per capire se una notizia è veramente interessante o meno.

L’altra faccia della medaglia è rappresentata dal fatto sempre più spesso le persone - soprattutto da mobile - tendono a condividere e interagire con contenuti di cui hanno letto soltanto il titolo, senza averli effettivamente letti: costringere i publisher alla chiarezza eviterà che molte persone cerchino di approfondire una notizia uscendo da Facebook, proprio perché si accontenteranno di averne letto il titolo, ma è un prezzo che Zuckerberg è disposto a pagare - si fa per dire - per garantire una miglior esperienza agli utenti.

2.Link espliciti nei post

La seconda novità riguarda il modo in cui vengono condivisi i link nei post: oggi possiamo scegliere se pubblicare un post lasciando il link nel post stesso, o se eliminarlo e lasciare che gli utenti debbano cliccare l’immagine di anteprima per accedere al contenuto.

Link caption:

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Post by Designtaxi.

Formato Link:

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Post by I fucking love science.

Come riportato da molti studi, le immagini sono il formato in grado di garantire il maggior tasso di interazioni (l’87% sul totale, secondo una ricerca di SocialBakers, contro il 4% dei link e il 2% degli status update), e sono - per questo motivo - il principale tipo di post condiviso dalle Pagine (75%, contro 10% dei link e 6% degli status update, sempre secondo SocialBakers).

Da oggi Facebook penalizzerà i link riportati come caption di un’immagine, premiando invece quelli condivisi con il formato tipico dei link: i contenuti pubblicati con questa modalità permettono alle persone di capire se si sta seguendo un link interessante o meno già a un primo colpo d’occhio perché contengono un titolo e un breve abstract del contenuto a cui si sta accedendo, e garantiscono 2x clic rispetto ai link contenuti in update testuali; inoltre sono più adatti per una fruizione da dispositivi mobili.

Un primo passo in questo senso era stato compiuto lo scorso ottobre, quando venne annunciata l'introduzione di un nuovo formato di link, con immagine di anteprima più grande e descrizione del link stesso in maggior evidenza: quel tipo di formato garantiva, rispetto alla vecchia modalità di condivisione, un incremento del 69% dei clic.

Facebook continua quindi con le modifiche all’algoritmo che determina quali contenuti proporre sui News Feed dei suoi utenti, cerando di bilanciare il tempo di permanenza sulla piattaforma con un’esperienza che non preveda solo “link-spazzatura” o “attira-clic”: è nell’interesse di Facebook stesso far sì che le persone passino quanto più tempo possibile sul News Feed, scorrendolo ed entrando così in contatto con contenuti prodotti dagli advertiser che investono sulla piattaforma.

Ma è corretto valutare la qualità di un contenuto dal tempo che le persone spendono per leggerlo (fuori da Facebook)? In teoria sì, più tempo trascorso per leggere la notizia dovrebbe essere indicatore di un maggior interesse per la notizia stessa. In realtà questo tipo di misurazione potrebbe penalizzare quei publisher che producono contenuti brevi, che richiedono tempi di lettura molto bassi, come, ad esempio, post dedicati a chi ne fruisce da mobile - dove il tempo su Facebook, per visita, è di 5 minuti, contro i 13.2 di chi accede via desktop.

Matt Galligan, CEO di Circa, esprime le sue perplessità in merito:

@arctictony I feel like that's just such a short sighted way of thinking about it. @Circa's whole goal is brevity but we're not click bait.

— Matt Galligan (@mg) August 25, 2014

Sarà interessante capire come verrà valutata la qualità complessiva dei contenuti effettiva , che - per essere attendibile - dovrebbe tener conto di una serie di parametri come, ad esempio, il rapporto tra la lunghezza del contenuto stesso e il tempo di lettura, e - forse - non soltanto del tempo di permanenza in sé.