27 dicembre 2017 - 20:39

Libri, 6 italiani su dieci non leggono Siamo tornati ai livelli del 2001

I dati pubblicati dall’Istat fotografano l’inesorabile diminuzione dei lettori,
con punte drammatiche al Sud. Impietoso il confronto con l’estero

Anouk Kruithof, installazione (particolare) per la mostra Bookhouse al Museo Marca di Catanzaro (2013) Anouk Kruithof, installazione (particolare) per la mostra Bookhouse al Museo Marca di Catanzaro (2013)
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Il pianeta dei lettori si sta inesorabilmente spopolando. E anche a ritmo piuttosto serrato. Ormai ogni pubblicazione di dati è un nuovo allarme. E fanno un po’ paura i numeri sulla produzione e la lettura di libri in Italia rilasciati il 27 dicembre dall’Istat, risultati da due diverse indagini.

Partiamo dalle voci con il segno più. Nel 2016 si rileva un lieve segnale di ripresa della produzione editoriale: i titoli pubblicati aumentano del 3,7% rispetto all’anno precedente (anche se continuano a diminuire le tirature). Ma chi legge questi libri?, viene da chiedersi andando avanti. I lettori (e per essere definiti tali basta aver letto almeno un libro l’anno per motivi non strettamente professionali o scolastici) erano il 42% della popolazione di età superiore ai 6 anni nel 2015 ma sono scesi al 40,5% nel 2016 (per capirci: in Norvegia i lettori sono oltre il 90%, in Spagna oltre il 60%).Tirano la volata le donne (il 47,1 % contro il 33,5 % degli uomini), mentre, dal punto di vista dell’età, sono i ragazzi tra gli 11 e i 14 anni (51,1%), anche se in generale anche lì si sono persi parecchi punti di lettura.

Più nel dettaglio: poco meno della metà dei lettori italiani dichiara di aver letto più di tre libri nei 12 mesi precedenti l’intervista (e sono i così detti «lettori deboli») , mentre 14 su cento, una sparuta minoranza, sono «lettori forti», cioè hanno letto almeno 12 titoli nell’ultimo anno.

Ma è sulla lunga distanza che vanno valutati i dati. Lo sguardo d’insieme mostra che se a partire dall’anno 2000 — quando la quota di lettori era stimata al 38,6% — l’andamento è stato crescente nel periodo successivo fino a toccare il massimo nel 2010 (con il 46,8%), da allora la diminuzione è stata continua e nel 2016 siamo tornati indietro di 15 anni, cioé alle stesse percentuali del 2001.

Dal report arrivano altre conferme, come il fatto che la lettura è legata al titolo di studio e le differenze territoriali, che configurano una vera e propria «questione meridionale» che prima o poi andrà affrontata anche a livello istituzionale. Legge meno di una persona su tre nelle regioni del Sud (27,5%) mentre in quelle del Nord-Est si raggiunge la percentuale più elevata (48,7%).

Ma dove si impara la passione per i libri? Se, secondo gli editori intervistati per l’indagine, tra i fattori che determinano la scarsa propensione alla lettura in Italia c’è anche la mancanza di adeguate politiche scolastiche, è vero anche che la famiglia continua a essere il luogo principale in cui si sviluppa l’amore per la lettura. Al di là del fatto che nel 2016 circa una famiglia su dieci ha dichiarato di non avere alcun libro in casa, dato ormai costante da quasi un ventennio, i dati dimostrano che la propensione alla lettura dei bambini e dei ragazzi è favorita dalla presenza di genitori che hanno l’abitudine di leggere libri. Basta un esempio: tra i ragazzi di 11-14 anni, legge il 72,3% di chi ha madre e padre lettori e solo il 33,1% di coloro che hanno entrambi i genitori non lettori.

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