Peter Adams

Queen Of The Attic

2017 (Self Released)
orchestral psych-folk-pop

Pubblicato con una tiratura di soli cento esemplari, il quarto album di Peter Adams, “Fifteen Fires In The Filament Eve” (2013), ha tirato le somme di una carriera artistica ai limiti della visibilità mediatica, confermando altresì il musicista di Cincinnati come uno dei tesori nascosti della musica odierna. A quattro anni di distanza, giunge finalmente il nuovo capitolo “Queen In The Attic”, un progetto di inediti che rimette in gioco il raffinato e colto mix di psichedelia, cantautorato e pop orchestrale del musicista americano.

La proposta di Adams non è una delle più facili da contestualizzare, il tono è leggermente epico, quasi neo-classico e ai limiti del chamber-pop. Ci sono piacevoli assonanze alle primissime fughe psichedeliche dei Pink Floyd, comunque prive di tutta la grandeur tecnologica del periodo post-Barrett. La musica di Adams è altresì incline a quel pop beatlesiano che con “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band” ha modificato la concezione del 33 giri da raccolta di canzoni a concept-album. Un briciolo di contaminazione post-rock e un’attitudine pop-psych alla Flaming Lips completano in parte le direttive creative di “Queen Of The Attic”, album che segna un deciso passo verso la maturità del musicista americano. Le undici tracce sono tanti tasselli di una vera e propria sinfonia pop, scritta e concepita dall’autore nella stessa identica sequenza del compact disc (è stato pubblicato anche in cassetta, ma non in vinile per non spezzarne la fruizione).

L’atmosfera epica e solenne del nuovo album di Adams in parte rimanda alle ottime geometrie compositive dell’ultimo Patrick Watson, altresì forte di un carattere narrativo che seduce e ipnotizza, grazie a raffinate partiture orchestrali, che già in passato hanno fatto da sottofondo a performance di danza moderna e corti cinematografici. I sette minuti e ventuno secondi di “World On Wire” sintetizzano alla perfezione l’articolata struttura semantica del progetto, tra schizzi di elettronica vintage, costruzioni geometriche che mescolano Wire e Talk Talk e istantanee di folk-pop trattate alla maniera di Julia Holter, le quali creano una sequenza lirica ricca di imprevisti e colpi di scena, con crescendo di fiati, fluidi orchestrali e intuizioni armoniche, ancora una volta perfette per l’ennesima interazione con il mondo della danza.

Gli oltre quattro anni di lavoro necessari per la realizzazione di “Queen Of The Attic” sono percepibili in ogni frangente, sia nelle intricate trame di elettronica e minimalismo orchestrale di “Dissolve”, dove l’autore dissemina accenni lirici a volte cristallini a volte opachi, raggiungendo un drammatico climax, sia nel leggero uptempo dal mood più easy e quasi giocoso di “This World Is Alluring”.
"Queen Of The Attic" è un album in parte spiazzante, il patchwork di stili potrebbe sulla carta sembrare ambizioso, ma il tocco finto-sinfonico di “Bannister In Bloom”, l’etereo chamber-pop a fil di voce, scosso da fiati ed electronics, di “Radiator”, il surreale pop elettronico di “The Boy Whose Body Became The Floor” e il fiabesco tratteggio ai limiti del progressive di “Lycia” sono parte di un’unica rappresentazione, dove il filo comune è rappresentato dall’attenzione al dettaglio emotivo, elemento di coesione dell’intenso flusso onirico dell’insieme.

Poco importa che le complesse architetture di un brano come “Windowsills” sembrino sbucare dalle pagine di “Spirit Of Eden”, o che le delicate atmosfere barocche di “Glow” coniughino Divine Comedy e Rene Aubry, con “Queen Of The Attic” il musicista americano non solo sfoggia una rilevante varietà stilistica ma si conferma autore dotato e originale.

03/08/2017

Tracklist

  1. Bannister In Bloom
  2. Glow 
  3. Radiator
  4. World On Wire
  5. Dissolve 
  6. This World Is Alluring
  7. Lycia
  8. The Boy Whose Body Became The Floor
  9. Dancing Attendance
  10. Windowsills
  11. Kitchen Fan Is Twirling




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