Abuso della professione medica. È questo il reato ipotizzato dal pm Alberto Benso per due ottici torinesi e uno di Pinerolo, finiti nel mirino dei carabinieri del Nas ad opera del presidente della Società degli oftalmologi italiani (Soi), Matteo Piovella. Attraverso l’avvocato Riccardo Salomone, l’associazione medica ha individuato otto negozi di ottica in città e cintura che avevano macchinari «sospetti». Il dubbio era legato alla possibilità di utilizzare quelle apparecchiature anche per diagnosi mediche.

LE DENUNCE

Il lavoro della Soi è a livello nazionale. Gli oftalomologi hanno inviato esposti a 32 procure, con la segnalazione di 61 negozi. A Torino, il pm ha ritenuto di avere elementi per valutare un processo contro tre su otto segnalati da Soi e Nas. Gli oftalomologi si sono già opposti alla richiesta di archiviazione. Secondo il magistrato, «non è stato accertato che queste apparecchiature venissero utilizzate per eseguire esami invasivi sui clienti, né è emerso che gli indagati compissero valutazioni di carattere diagnostico e prescrivessero attività terapeutiche». E senza quella prova, non ci sono elementi per sostenere l’accusa.

L’INCHIESTA

Attraverso l’avvocato Salomone, gli oftalmologi vogliono far valere alcune argomentazioni. Prima di tutto, logiche. Con qualche esempio. «È sufficiente interpellare un qualsiasi oculista per apprendere che il “tonometro”, strumento peraltro costosissimo, serve esclusivamente a rilevare la pressione intraoculare». Un’operazione medica. E ancora: «Ci si domanda altresì se davvero gli ottici considerati “in regola”, dopo aver speso migliaia di euro per l’acquisto di un tonometro, non traggano comunque un profitto dalla visita, magari senza nemmeno emettere lo scontrino».

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Così, il legale degli specialisti è costretto a suggerire alla procura una «investigazione suppletiva, necessariamente incentrata sull’eventuale concreto utilizzo della suddetta attrezzatura». Nel fascicolo d’indagine non c’è traccia di accertamenti di questo tipo. Per questo, l’avvocato Salomone chiede «che i Nas “senza divisa” si rechino presso i negozi di ottica in parola chiedendo, nel corso del check-up visivo, ad esempio, che venga loro misurata la pressione oculare.

È pure opportuno assumere sommarie informazioni dai clienti di questi negozi, circa la misurazione della pressione intraoculare e la modalità di pagamento della visita». In poche parole, il Soi chiede un’indagine, «a tutela della sicurezza e della salute visiva del cittadino», come ricorda il presidente Piovella.

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