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26/06/2017
Elezioni amministrative, cresce l'astensionismo
Queste amministrative, nel complesso dei due turni, oltre all'astensionismo, hanno come cifra complessiva il ritorno in auge del bipolarismo

L'afa, si sa, smorza ogni attivismo. Più che il riscaldamento metereologico, però, a tenere una metà abbondante degli aventi diritto lontano dai seggi, al ballottaggio di domenica 24 giugno, è il raffreddamento della fiducia verso la politica. Si conferma e acuisce l'incremento, già registrato al primo turno, dell'astensione rassegnata o globalmente critica. Questo il più chiaro (e politicamente significativo) dato che emerge dall'analisi dei risultati nei 101 Comuni chiamati al voto per il secondo turno.

 

L'altra evidenza è che i pochi che votano lo fanno largamente, al netto delle sempre rilevanti congiunture locali, contro il Pd e Matteo Renzi. Una "botta" anche nelle regioni a storica egemonia delle sinistre. La sconfitta di Genova, che sarà per la prima volta nella storia governata dal centrodestra, è forse l'emblema dello smottamento.


Un voto reattivo che consente, con la vittoria in otto su dieci delle sfide a cui concorrevano, un sussulto per i pentastellati che erano stati i grandi sconfitti della prima tornata ("E i Cinque Stelle stanno a guardare", lo scrivente titolava il suo editoriale di commento su "Il Monviso").


Queste amministrative, nel complesso dei due turni, oltre all'astensionismo, hanno come cifra complessiva il ritorno in auge del bipolarismo (con tanti e per nulla irrilevanti innesti/occultamenti civici). Una faccenda che avrà sicuramente delle ricadute sul dibattito in merito alla riforma della legge elettorale (secondo chi scrive, non certo a favore di un ritorno a logiche maggioritarie).


Anche alcuni nostri amici hanno sostenuto che queste elezioni dimostrano che c'è voglia di (e spazio per) un centrodestra unito. Aggiungendo, subito di seguito, che questa unità si potrebbe ricostruire "dalla base". Specularmente, dal fronte dei critici della vocazione maggioritaria renziana, giunge la richiesta di una coalizione ampia sul modello ulivista e "arancione".


Ci sembra che i fan delle "coalizioni ampie", che inibiscano le tentazioni di "grande coalizione" che tanto aborrono, non colgano che un'unità positiva e valoriale oggi non pare proprio essere nelle cose. Chi si è alleato sui territori non ha sulle grandi questioni (Europa ed Euro, diritti e visione antropologica, protezionismo o liberismo) un'agenda politica comune. Spiace per l'irridentista Giovanni Toti, ma è così.


Renzi perde, l'astensione vince. Chi si trova all'incrocio di queste due coordinate vince aritmeticamente. Il voto politico, sempre più probabilmente a scadenza naturale della legislatura, sarà tutta un'altra partita.


Finirà l'afa, speriamo torni a soffiare il vento della partecipazione politica.

Marco Margrita




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