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CINEMA

Fotoromanzi, passioni e geometrie amorose che incantarono l'Italia del dopoguerra

Settant'anni fa uscivano i primi settimanali di storie raccontate con immagini. Un'invenzione tutta italiana con nobili origini: i padri ufficiali sono Cesare Zavattini e Damiano Damiani

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Lui, Lei, l'Altro. Oppure Lui, Lei, l'Altra. Insomma, i triangoli disposti nelle maniere più fantasiose, purché siano in grado, con la loro variabile geometria amorosa, di creare suspense, emozioni, pathos. E nello stesso tempo di parlare con il  pubblico di cose serie come i sentimenti, il costume, le abitudini amorose, la forza delle passioni.

È la ricetta dei fotoromanzi. Un'invenzione tutta italiana che in questi giorni compie settant'anni, e che in questi settant'anni si è diffusa dall'Italia al Sud America, fino a produrre la moderna forma delle telechanchadas, i fotoromanzi in movimento della televisione brasiliana. Una forma narrativa popolare e diretta, che ancora oggi, nell'epoca dei film on demand, dello streaming, del cinema sempre a disposizione, continua a fare adepti e a raccontare le sue storie. Un'invenzione popolare ma di nobili natali, essendo i suoi padri ufficiali niente po' po' di meno che Cesare Zavattini e Damiano Damiani.
 

Archivio Luce - Settant'anni di fotoromanzi: Gassman interpreta Romeo (1958)

Zavattini, a un anno dal debutto di Grand Hotel il 29 giugno del 1946 - un giornale fatto di elegantissimi disegni che non sfigurano nel confronto con le copertine del New Yorker -, con la sua sensibilità per il gusto popolare vide che quella era la strada giusta, e riuscì a convincere Arnoldo Mondadori a sperimentare una nuova linea di pubblicazioni, i fotoromanzi, non più disegnati dunque, ma fotografati.

Il primo "giornale di fotoromanzi" uscì il 25 maggio del 1947. Si chiamava Bolero Film e fu un immediato successo. I testi dei primi numeri erano "sceneggiati" da Zavattini. Mentre le immagini del giornale concorrente, Il mio sogno, uscito l'8 maggio dello stesso anno con il sottotitolo Settimanale di romanzi d'amore e fotogrammi, furono curate da Damiano Damiani, destinato a diventare un nome importante nel cinema italiano come regista  di film (per tutti, Il giorno della civetta) .
  Il senso dell'operazione era lo stesso. Raccontare storie d'amore, quelle che tutti capiscono e che tutti in un modo o nell'altro hanno sperimentato, con un linguaggio semplice e diretto. E con la forza delle immagini. E quindi storie d'amore e di infelicità, di battaglie per un abbraccio o per un bacio, di "prove d'amore", delle conseguenti dolci attese che dolci non erano affatto nella conservatrice Italia pre'68 se fuori dal matrimonio. E, ancora più spesso, per andare sul sicuro, si pubblicavano storie riprese dai film di successo, dalla principessa Sissi con Romy Schneider a Eliana e gli uomini con Ingrid Bergman.
 

Archivio Luce - Fotoromanzo in costume per Albertazzi e Ilaria Occhini

L'influenza di questi giornali fotografici, i "fotoromanzi", sul costume anche sessuale di quegli anni è stata fondamentale - e tendenzialmente conservatrice. E non furono da meno, negli anni successivi, i consigli che arrivavano tramite le pubblicazioni della casa editrice Lancio, che inaugurava una serie di produzioni eleganti e di qualità, con attori noti. È il caso di Vittorio Gassman che, vestito da Romeo, sguaina la spada accanto a una graziosissima Anna Maria Ferrero nelle vesti dell'adorabile Giulietta. E se alla scrittura dei giornali fotografici contribuivano in quegli anni scrittori di grande popolarità, come Luciana Peverelli o Liala, oltre agli scrittori che si stavano via via specializzando nella scrittura da fotoromanzo,   molti attori noti hanno iniziato o vissuto buona parte della loro carriera nel  fotoromanzo, da Gina Lollobrigida a Sophia Loren, da Giorgio Albertazzi a Luciano Gemma, da Laura Antonelli a Ornella Muti.

Ma il tempo e i costumi passano. E con gli anni 70 e 80 e l'avvento di una televisione più audace, il mondo del fotoromanzo, pur conservando un suo pubblico e i suoi divi - da Isabella Ferrari a Franco Califano, da Francesca Dellera a Massimo Ciavarro - è andato lentamente spegnendosi. Come la morale prudente che per anni ha sostenuto e propagato, e che ora ha trovato il suo avversario nel gossip, i fotoromanzi  più reali del reale.