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Nuvolari, 250 mila lire l'anno: ecco il suo contratto con l'Alfa nel 1935

Ma con i premi il compenso poteva raddoppiare. Erano anni in cui un manovale guadagnava 7 lire al giorno... Video - Video la canzone di Dalla - Foto - Il documento - Lo stile di guida

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Correva l'anno 1935, anni in cui un manovale guadagnava 7 lire al giorno e gli operai (che avevano la fortuna di avere un lavoro) arrivavano a 200 lire al mese. Un chilo di pane costava 1,6 lire e la povertà era diffusa. Ecco, in questo contesto Tazio Nuvolari aveva un contratto con l'Alfa Romeo - attraverso la Scuderia Ferrari - di  250 mila lire l'anno. Più la metà dei premi che si beccava la Scuderia e i premi riservati al pilota. Altre cifre folli. Per la sola vittoria al Circuito delle Mura, ad esempio, Tazio si portò a casa un gettone di 14.550 lire. E parliamo di una delle tante corsi "minori", anche se amatissima da Nuvolari, che arrivò a definirla «sublime, superiore a quella tanto rinomata e blasonata di Montecarlo». Nuvolari la vinse nel '35 con l'Alfa Romeo della Scuderia Ferrari nell'unica edizione organizzata su un tracciato di km 2,920 da percorrersi 70 volte sulle strade di città alta a Bergamo. Si stima quindi che Nuvolari potesse arrivare fra ingaggi, premi e gettoni della Scuderia quasi a mezzo milione di lire l'anno. Una cifra pazzesca, molto di più di quanto la matematica lasci intendere (se si rapportano ad esempio i 40 milioni l'anno di Alonso, il più pagato in F1, con i 13 mila euro l'anno di un operaio) perché in quegli anni erano pochissimi gli italiani ricchi. Le famose "mille lire al mese" era un sogno impossibile per tutti.

LO STILE DI GUIDA DI NUVOLARI

Il raro documento che riproduciamo in queste pagine, relativamente a quella che è considerata la stagione più bella di Nuvolari, ci conferma poi come Varzi e Nuvolari abbiano accuratamente evitato di venirsi a trovare, fianco a fianco, al volante della stessa auto. Eccezion fatta per la loro prima stagione. Varzi lascia l'Alfa Romeo a Nuvolari nel 1931 per la Bugatti, Varzi arriva alla Scuderia Ferrari nel '34 poco dopo la partenza di Nuvolari che ha scelto di correre per la Maserati dopo un aspro dissidio con Enzo Ferrari; Nuvolari torna alla Scuderia Ferrari nel 1935 quando Varzi passa all'Auto Union e Nuvolari arriva all'Auto Union appena Varzi ha dato l'addio alla squadra tedesca. Non può essere un caso...

Tazio Nuvolari

Altra cosa straordinaria che emerge da questo documento storico è la certezza che Tazio aveva la certezza di morire. Delle 250 mila lire 230 vengono pagate subito, le rimanenti 20 sono per l'assicurazione sulla vita. Ed è facile capire perché Enzo Ferrari l'abbia messa nero su bianco: solo Nuvolari la pensava come il Drake. Ed era perfettamente conscio che la morte faceva parte del "gioco". Una volta, alla partenza per un Gp, quando già il mantovano volante correva per la scuderia Ferrari, il Commendatore gli disse che aveva fatto preparare il biglietto di andata e ritorno. Nuvolari lo guardò e con calma rispose: «Dicono che sei un buon amministratore, ma mi accorgo che non è vero. Dovevi farmi prendere solo il biglietto di andata, perché quando si parte per una corsa bisogna prevedere la possibilità di tornare in un baule di legno». Ferrari rimase in silenzio, ma chissà, forse avrebbe voluto rispondere che i biglietti si possono rimborsare...

E' vero, altri piloti avevano lo stesso atteggiamento di Nuvolari  con la morte (celebre quello di Ascari che era severissimo con i figli, e quando Ferrari gli chiese perché, lui gli rispose: «Cerco di dare loro quello di cui hanno bisogno, ma non voglio che mi amino troppo. Un giorno o l'altro potrei andarmene e loro soffriranno di meno»), ma per Tazio era una presenza fissa. Una compagna di viaggio infinita.

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Ma cosa aveva di tanto straordinario Nuvolari? E perché uno come Enzo Ferrari pur di farlo correre con l'Alfa Romeo era disposto a pagarlo così? Più che un driver è ormai una leggenda, celebrata in mille modi e in ogni angolo del pianeta. Ma tutto nacque per la sua bravura al volante: alle radici del mito di Tazio c'e, infatti, la sua incredibile tecnica di guida che, come la definiva Enzo Ferrari, «era un prodigio insuperato dell' istinto ai limiti delle possibilità umane e delle leggi fisiche». Un istinto che lo portò in trent'anni, a disputare 353 gare, di cui 124 in motocicletta, e a vincerne 105.

«Sul famoso stile di guida di Tazio Nuvolari - scrisse infatti Ferrari - se ne sono dette di tutti i colori. Succede del resto sempre così, quando un uomo arriva ai limiti dell'impossibile: si impadronisce di lui il mito e, allora, se faceva il pugile, si racconta che sapeva uccidere un toro con un pugno, e se faceva il pilota, che percorreva le curve su due ruote». E infatti le leggende che circolavano già a quel tempo su "Nivola", come lo chiamano i suoi tifosi, erano impressionanti. Si diceva che poteva guidare senza volante o a fari spenti nella notte, persino senza una ruota, anche con le ossa rotte. Ferrari aveva ragione: il mito si era impadronito di Nuvolari, del "mantovano volante", come lo definì Gabriele D'Annunzio. Eppure c'era un fondo di vero in ogni leggenda che circondava Tazio: non poteva guidare con tutte le ossa rotte, ma una volta, dopo un incidente, si fece fasciare il corpo nella stessa posizione che avrebbe poi dovuto assumere in gara. Durante una corsa si spezzò un dito della mano sinistra, ma riuscì a concludere vittoriosamente la prova; una volta, invece, prese parte a un Gran Premio con una gamba parzialmente ingessata. Altri spunti per le leggende furono quella Mille Miglia dove, avendo davanti Varzi, Nuvolari spense i fari nella notte (ma solo nei rettilinei e poi c'era una gran luna...) per non avvertire l'avversario della sua rimonta e avvicinarlo più facilmente. O quella volta che, a seguito di un piccolo incidente, si spezzò il volante della sua Cisitalia e riuscì a terminare la corsa montando una chiave inglese sul piantone dello sterzo.

Certo è che Nuvolari aveva una voglia di correre senza pari, testimoniata anche dal fatto che in un solo anno, il 1923, Tazio partecipò addirittura a venticinque corse. Fu campione d'Italia di motociclismo nel 1924 e 1926, campione assoluto d'Italia di automobilismo nel 1932, 1935 e 1936. Il 15 giugno '36, sulla Firenze-mare, riuscì inoltre a battere con l'Alfa Romeo bimotore due record internazionali, raggiungendo i 323,175 Km/h sul miglio lanciato e i 321,428 sul chilometro.

Tazio poi aveva uno stile di guida unico, che raccontiamo qui. E per capirlo basta ricordare la storia di Paride Mabelli, uno dei più famosi navigatori di Tazio per la Targa Florio (per regolamento si correva in coppia). Paride, un ragazzino di circa 14 anni all’epoca venne preferito ad altri solo per il suo peso piuma. Un passeggero più leggero, infatti, significava maggiore accelerazione e una frenata migliore. Tazio avvertì il ragazzo: «Occhio, se a un certo punto mi sono reso conto che ho preso una curva troppo velocemente, lancerò un urlo. Appena senti l'urlo tu rannicchiati sotto il cruscotto, così ti salverai dalla probabile uscita di strada con relativo capovolgimento della macchina. Capito?». Paride era emozionato di correre con Nuvolari, ma al suo arrivo la delusione fu grande: non aveva visto un bel nulla. Nuvolari aveva cominciato a urlare alla prima curva e aveva smesso all'ultima. E per tutta la targa Florio Paride era rimasto sotto il cruscotto...