Esteri

Oliver Stone: "Tutta propaganda dell'America, contro Vladimir non c'è nulla di vero"

L'intervista. Il regista parla del documentario sul leader russo: "Sentire la sua verità è importante. Le accuse che gli sono mosse l'hanno distorta"

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TRONDHEIM (NORVEGIA). Stanco e nervoso. Oliver Stone arriva al festival di Starmus, fra stelle della scienza e dell'intrattenimento, accompagnato dalle polemiche. Il suo documentario "The Putin Interviews" negli Stati Uniti ha già sollevato un coro di proteste e ora si prepara a sbarcare da noi. La prossima settimana sarà trasmesso in Francia, subito dopo in Italia dalla Rai (assicura lui). Stando alle critiche, Stone avrebbe lasciato parlare il presidente russo senza alcun contradditorio. "Qualche blogger che non capisce nulla" taglia corto il regista. "Sono quattro ore dense di informazioni nelle quali per la prima volta Putin dà la sua versione dei fatti, dalle elezioni americane alla guerra in Siria. Non la mia, la sua. È importante ascoltarla, perché qui non l'abbiamo mai davvero fatto. Viene distorta dalle accuse che gli sono mosse".

Accuse pesanti in molti casi, come le ultime emerse dal rapporto speciale della Cia.
"Non ci sono prove che le elezioni Usa siano state manipolate dalla Russia. Credo sia parte di un gioco di propaganda dell'America. La verità, per chi vuole guardarla, emerge dal documentario: lo sguardo e la mimica del corpo dicono molto di Putin".

Perché non lo ha fatto su Trump il documentario?
"Non faccio documentari per vivere e non seguo le mode. Ma anche volendo, fra avviare la produzione e concludere le riprese passerebbero anni prima di poter arrivare nelle sale. E magari Donald Trump non siederebbe più alla Casa Binaca. No, io in questo caso ero interessato al profilo di un leader russo che è al suo posto da 17 anni".

E ha molto potere fra le mani.
"Meno di quel che si pensa e la Russia non ha un'economia galoppante. Certo, ha l'atomica. Ma spende un decimo degli Stati Uniti in armamenti".

Fare la cyber-war costa meno di una portaerei.
"Putin due anni fa chiese agli Stati Uniti di arrivare ad un trattato sulla cybersicurezza. Una convenzione che coinvolgesse l'America e altri stati. Gli Usa rifiutarono di sedersi al tavolo. Nel frattempo però hanno continuato a spendere e a vendere armi, a militarizzare intere regioni del mondo. A incrementare il caos".

Quando e quante volte lo ha incontrato Putin?
"Durante le riprese di "Snowden". Mi raccontò la sua versione della vicenda. Fu aperto, disponibile. Tornai in Russia nove volte e ogni volta Putin mi concedeva un po' di tempo. Alla fine ho girato venti ore e ne ho montate quattro".

Lei gli crede insomma.
"Non ho paura della Russia, non penso voglia far nulla di male all'Occidente. Credo che Putin voglia un accordo come lo vogliono in tanti sia in America sia in Europa, malgrado giornali e tv facciano finta di non vederli. Credo che quell'accordo lo abbia cercato Renzi in Italia. Era contro le sanzioni alla Russia. Oggi gli apparati militari non permettono a Trump nemmeno di incontrare Putin. La Nato però è una reliquia, non ha nessun senso. Prima o poi si arriverà a ricomporre la situazione: Europa e Russia sono parte della stessa storia".