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Lega Nord, trent'anni di rotture da Tramarin a Bossi

Il fondatore medita di andarsene ma la storia del Carroccio, in principio Liga Veneta, è piena di fratture. Fra microscissioni, espulsioni e addii più o meno volontari, ecco i casi più eclatanti

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ROMA - Spirano nuovi venti di scissione nella Lega Nord di Matteo Salvini. Dopo la conferma della sua leadership alle primarie, Umberto Bossi, il  fondatore della Lega Lombarda nel 1984 e poi della Lega Nord, medita l'addio. Perché l'idea salviniana di una Lega Italia, ossia di un partito nazionale e lepenista, per il senatùr snatura il progetto originario del Carroccio, nato esclusivamente in difesa degli interessi delle regioni del Nord.
 
Non accadeva da almeno due anni di risentire la parola "scissione" in via Bellerio, sede della Lega Nord. Da quando cioè il sindaco uscente di Verona, Flavio Tosi, venne "espulso" da Salvini perché non voleva rinunciare alla corsa per la presidenza del Veneto contro Luca Zaia. Ma di fratture e cacciate ce ne sono state diverse nella storia del partito, che affonda le sue origini nel 1979, anno di fondazione della Liga Veneta, la "madre" di tutte le Leghe, che entrerà di lì a poco in contrapposizione con quella lombarda creata, come detto, da Bossi. Fondatore della "Liga" è dunque il professore di storia dell'arte Achille Tramarin, che alle politiche del 1983 viene eletto alla Camera. Di lì a poco, però, Franco Rocchetta, uno dei leader del movimento, gli chiede di farsi da parte perché era già segretario del partito. Tramarin rifiuta, celebra un congresso per conto suo e viene espulso tra carte bollate, schiaffi e spintoni giù dalle scale a Montecitorio. Marilena Marin, futura moglie di Rocchetta, diventa segretaria del partito prendendo il posto di Tramarin, che fonda la Liga Veneta Serenissima.
 
Il 22 novembre 1989, a Bergamo, nasce la Lega Nord: Bossi ne diventa il segretario, Marilena Marin in Rocchetta il presidente. I veneti rimarranno, di fatto, sempre in posizione subalterna rispetto ai lombardi e, se qualche veneto rischia di fare ombra al capo supremo, viene prontamente espulso. Nel 1994, infatti, è proprio Rocchetta a venire cacciato. Fonda l'ennesimo partito autonomista, la Liga Nathion Veneta, ma la quasi totalità dei veneti resta fedele ai lombardi.
 
Stessa sorte tocca nel 1998 a Fabrizio Comencini, che aveva invano invocato l'autonomia della Liga Veneta. Con un congresso straordinario fonda la Liga Veneta Repubblica, senza riscuotere particolare successo alle elezioni regionali del 2000.
 
Nel 2007 a lasciare è Giancarlo Pagliarini.  L'ex ministro del Bilancio nel primo governo Berlusconi (1994) lascia perché non ritiene più il partito attivamente coinvolto nello sviluppo del federalismo. Un motivo simile che aveva portato anche alla rottura nel 1994 fra Bossi e l'ideologo della Lega Nord, Gianfranco Miglio (scomparso nel 2001), sostenitore del progetto della "Macroregione padana".
 
Ripudiato, infine, dal suo partito dopo oltre vent'anni di militanza anche l'ex sindaco sceriffo di Treviso Giancarlo Gentilini per alcune per alcune recenti dichiarazioni alla stampa sgradite al Carroccio.
 

 
 
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