Tex, Dylan Dog, Mister No, Zagor. Oggi, abbandonati per un attimo i loro universi di finzione, si sono tutti dati appuntamento al Policlinico di Milano per tagliare il nastro del nuovo centro Sergio Bonelli, dedicato alla memoria del loro creatore. Nato per diventare il punto di riferimento di una rete nazionale per la cura e l’assistenza dei bambini con danno renale congenito e delle loro famiglie, sarà ospitato presso l’unità operativa complessa (uoc) di nefrologia, dialisi e trapianto pediatrica della Fondazione.

Per il professor Nicola Persico, responsabile della chirurgia fetale, «il Policlinico è l’ambiente ideale per avviare un progetto simile, grazie alla presenza di tanti specialisti in grado di seguire i bambini sia prima che dopo il parto». La donazione di 500mila euro della famiglia Bonelli è stata affidata alla gestione della Abn Onlus, l’associazione per il bambino nefropatico, che dalla sua fondazione nel 1978 ha avviato una felice collaborazione con la clinica De Marchi del Policlinico, rendendo possibili più di 3800 visite l’anno e una media di dodici trapianti renali per un totale di 304 nel corso degli ultimi 40 anni. Grazie alla generosità della famiglia dell’editore, scomparso nel 2011, sarà possibile finanziare borse di studio, fornire sostegno economico e psicologico alle famiglie dei piccoli pazienti e acquistare apparecchiature all’avanguardia nel trattamento di queste patologie. Nell’ambulatorio ha già trovato il suo posto un ecografo di ultima generazione in grado di fornire assistenza a oltre 3mila gestanti l’anno, con la possibilità di individuare l’insorgere della malformazione congenita nei feti di poche settimane.

All’assistenza ai malati, il centro Sergio Bonelli punta ad affiancare un’attività sempre più intensa di prevenzione. «Il danno renale congenito rappresenta in età pediatrica la causa più frequente di dialisi e trapianto di rene sviluppandosi già al momento della formazione degli organi durante i primi mesi della gravidanza. Noi puntiamo a progredire ulteriormente nella ricerca e nella diagnosi delle nefropatie per limitare sempre di più le implicazioni sociali che subiscono i bambini malati con le loro famiglie» ha confermato il professor Persico. Una missione chiara per tutto lo staff della clinica e il direttore Giovanni Montini che ha chiaro come «quando curiamo un bambino dobbiamo aver ben chiari i prossimi 90 o cento anni della sua vita». Un pensiero molto simile a quello che ha sempre accompagnato la penna del papà di Tex e con lei l’immaginario di generazioni di italiani.

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