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IL MONDO OGGI

Riassunto geopolitico della giornata, con analisi e link per approfondire e ricostruire il contesto.

La faglia tra Est e Ovest nell'Ue è più viva che mai

Le notizie geopolitiche del 15 dicembre.
di Federico Petroni
Pubblicato il Aggiornato alle
La faglia tra Est e Ovest nell'Ue è più viva che mai

VERTICE UE

Doveva essere un Consiglio Europeo in cui esibire una ritrovata unità d'intenti nell'Unione Europea. E per il primo giorno (ieri) è stato a lungo così.

Prima, i capi di Stato e di governo dell'unione hanno ufficializzato i 17 programmi di cooperazione nella difesa (Pesco) che, pur non equivalendo alla costruzione di Forze armate comuni, costituiscono un timido ma significativo passo di Bruxelles verso una maggiore responsabilità verso la propria sicurezza. Paese più partecipativo assieme alla Spagna (non prende parte a un solo progetto), l'Italia figura da guida per quattro programmi (al pari della Germania). Tuttavia, nessuno di questi è fra i cinque più importanti, ossia mobilità militare (a guida olandese), comando medico (tedesca), risposta alle crisi (ancora tedesca), sicurezza cibernetica (lituana), sicurezza software (francese).

In seguito, i leader dell'Ue si sono esibiti in un sincero (e per questo ancor più paradossale) applauso alla premier di un paese che intende lasciare l'organizzazione: la britannica Theresa May. Prodromo della giornata di oggi in cui il Consiglio ha avallato l'inizio della seconda fase negoziale sul post-Brexit.

I nodi sono venuti al pettine quando, a notte inoltrata, si è parlato di migrazioni. Il tentativo (peraltro fallito, vista l'opposizione di Angela Merkel) del presidente del Consiglio Europeo, il polacco Donald Tusk, di spostare il dibattito oltre le quote di rifugiati da distribuire fra i paesi membri dimostra alcune cose.

Primo, a due anni e passa dalla crisi migratoria dell'estate 2015, l'Ue è ancora invischiata a discutere come distribuirsi un centinaio di migliaia di persone, quando nel frattempo ne è arrivato ben più di un milione. E incapace di fornire idee sull'estrarre il meglio dalle risorse umane che bussano alle sue porte. L'unica decisione strategica presa da Bruxelles in questi due anni è stato spostare in Africa i propri confini (perno: il Niger), per tenere il più lontano possibile i migranti dalle proprie coste.

Secondo, l'Italia ha un ruolo centrale. Il fatto che la litigiosa riunione sia terminata decidendo di non decidere fino al risultato delle elezioni politiche nel nostro paese (inizio marzo 2018) la dice lunga sul trascurato capitale geopolitico di Roma.

Terzo, a est di Berlino anche la sola idea di accogliere poche migliaia di africani o asiatici scandalizza i governi locali. Il premier ceco Babiš parla di "migro-mafia", il suo collega slovacco Fico di inesistenza "del diritto umano di venire nell'Ue". Sintomo di un disagio dei membri centro-orientali dell'Ue nei confronti del cuore dell'Occidente. Non si tratta solo di razzismo, bensì di timore di restare esclusi da un'eventuale Europa a due velocità (leggi: nucleo germanico), di nazionalismi al governo indisponibili a farsi dettare leggi sullo Stato di diritto e di paura di restare sguarniti da un punto di vista difensivo, infrastrutturale, energetico di fronte alla Russia.


CINA E UK

Il ministro delle Finanze britannico Philip Hammond ha iniziato una visita a Pechino per siglare accordi da un miliardo di sterline fra Regno Unito e Cina. Il funzionario ha affermato che Londra intende aumentare la cooperazione con la Repubblica Popolare sulla Belt and Road Initiative (Bri), ossia le nuove vie della seta. Le difficoltà fra l'attuale governo britannico e i cinesi a proposito del finanziamento dell'impianto nucleare nel 2016 non sembrano aver intaccato le relazioni bilaterali. Londra figura tra i membri dell'Asian Infrastructure and Investment Bank, stampella finanziaria della Bri, adesione che ha suscitato dissapori con gli Usa, che avversano l'iniziativa.


CINA E ATOLLI

Nel 2017 in sei atolli del Mar Cinese Meridionale Pechino ha guadagnato altri 0,29 chilometri quadrati di strutture militari. Un granellino di sabbia, in uno specchio d'acqua che ne misura 3,5 milioni. Tuttavia, l'aggiunta di installazioni missilistiche, radar, apparecchi di comunicazione, hangar, depositi, oltre all'apparizione sull'isola di Woody di caccia e grandi aerei cargo, segnalano che la militarizzazione del mare conteso continua. Una minaccia per il transito di navi da guerra Usa, che non tarderà a diventare fonte di tensione fra i due paesi.


LA RUSSIA VOLA IN EGITTO

Il ministro dei Trasporti egiziano siglerà in Russia un accordo per la ripresa dei voli fra i due paesi sospesi dopo l'abbattimento di un aereo passeggeri russo sui cieli del Sinai nel novembre 2015. Non che la situazione nella penisola sia migliorata, ma un segno che Mosca e il Cairo si cercano e probabilmente il frutto della visita di Putin d'inizio settimana.