Zara McFarlane

Arise

2017 (Brownswood Recordings)
afro-jazz, soul

C’è una nuova generazione di artisti jazz, musicisti che non hanno paura di giocare con elementi spuri e meno nobili, artisti la cui musica fa da crossover sia stilistico che generazionale.
Non è comunque una sfida facile, quella di Zara McFarlane, ovvero coniugare il jazz con la musica giamaicana, una scelta che la cantante londinese affronta concentrando l’attenzione sulle radici storiche e sulle evoluzioni della musica afro-caraibica.

Prodotto da Moses Boyd (il cui compagno d’avventura Binker Golding fa bella presenza con il suo sax), “Arise” non solo conferma le notevoli doti vocali dell’artista, ma mette in mostra una versatilità e una padronanza straordinarie.
Le dodici tracce sono infatti il frutto di una laboriosa e complessa ricerca storica, che ha portato Zara McFarlane a contatto con le radici della cultura afro e in particolare con la musica kumina, espressione culturale dei lavoratori africani che erano soliti accompagnare con ritmi e voci momenti rilevanti della vita sociale, come matrimoni e funerali.

Difficile trovare un punto debole nelle dodici tracce dell’album, a partire dall’evocativa e militante “Pride”, che rimette in gioco tutte le migliori pulsioni afro-jazz con un trascinante Shabaka Hutchings al clarinetto basso, passando per la perfetta sintesi della musica giamaicana di “Fussin’ And Fightning”, per finire con la risolutiva festa di ritmi e canti di “Ode To Cyril”.
Che l’artista non ami i confini stilistici lo si evince dall’ausilio di autori non strettamente jazz come Paul Simm (Neneh Cherry, Amy Winehouse) la cui “Stroke The Fire” gronda di soul, o di Shane Beales che offre alla McFarlane la possibilità di mettere in mostra tutta la propria agilità vocale ed espressiva con la delicata ballata doo-wop in chiave acustica di “Allies And Enemies”.

Sono solo due i brani non originali di “Arise”, ovvero il reggae di Nora Dean “Peace Begins Within”, che l’artista reinventa in maniera eccelsa con le regole dell’afro-jazz, e il pezzo del gruppo vocale dei Congos “Fisherman”, stravolto ed elevato a puro momento di spiritualità pagana, grazie ad ardite dissonanze liriche a base di piano, voce e basso.
Come Cassandra Wilson, la cantante inglese concentra un flusso armonico e creativo imponente nel suo modern-jazz con autentici pezzi di bravura e classe interpretativa (“In Between Worlds”) e slanci d’energia vocali che, sorretti dalle funamboliche esternazioni chitarristiche di Shirley Tetteh e da un incalzante ritmo dub, danno l’esatta dimensione di uno degli album più stimolanti e vitali che sia uscito dai confini della musica jazz.

Autentica ciliegina sulla torta è però la malinconica e struggente “Silhouette”, che su vellutati tempi binari (6/8) accompagna uno dei testi più intensi dell’album, incentrato sull’evanescente contorno storico della figura femminile: ancora una volta il bravo Shabaka Hutchings regge l’atmosfera, offrendo a Zara McFarlane un tappeto sonoro sul quale la voce dell’artista si distende con una classe e un trasporto emotivo che non lascia dubbi sulla reale portata di “Arise”.
Imperdibile.

17/12/2017

Tracklist

  1. Ode To Kumina
  2. Pride
  3. Fussin' And Fightin'
  4. Peace Begins Within
  5. Stoke The Fire
  6. Freedom Chain
  7. Riddim Interlude
  8. Allies Or Enemies
  9. In Between Worlds
  10. Silhouette
  11. Fisherman
  12. Ode to Cyril   




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