Milano, 11 gennaio 2017 - 08:51

Mail rubate a politici e manager
Sostituito il capo della polizia postale

Presi fratello e sorella, lui è massone. Secondo l’accusa da quattro anni setacciavano siti personali e istituzionali. Tra i 18 mila controllati anche Draghi, Monti e Ravasi. La polizia sequestra i server con l’aiuto dell’Fbi. Il giudice: «È un attacco allo Stato»

(Roberto Di Legami, direttore Polizia Postale e delle Comunicazioni, rimosso dal capo della polizia Gabrielli) (Roberto Di Legami, direttore Polizia Postale e delle Comunicazioni, rimosso dal capo della polizia Gabrielli)
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Non i soliti hacker, non un’azione di pirateria fine a se stessa. Con la collaborazione della Cyber Division della Fbi, la polizia postale ha arrestato a Roma i fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero, ingegnere nucleare di 45 anni con residenza a Londra e iscritto alla massoneria lui, 49 anni nata negli Usa, appassionata di maratone lei. Da cinque anni spiavano mail, account, siti personali e istituzionali di decine di personalità politiche e non solo: Matteo Renzi e il cardinale Ravasi, Mario Draghi e Mario Monti, l’ex comandante generale della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo, e l’ex capo vicedirettore dell’Aisi, l’agenzia informazioni e sicurezza interna che attraverso il suo legale Gianluca Tognozzi precisa: «Non uso quella mail dal 2009». E poi i ministeri di Istruzione, Giustizia, Interni, Esteri e Tesoro, gli account di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto, Ignazio La Russa, Piero Fassino, Daniele Capezzone, Maurizio Scelli, Regione Lombardia e Regione Campania, Comune di Roma, università Bocconi, Enav, Eni e centinaia di altri in un database con oltre 18 mila username catalogati in 122 categorie (politica, affari, etc...).

In serata il capo della polizia Franco Gabrielli ha sostituito il direttore della postale, Roberto Di Legami, che non lo aveva informato della portata dell’inchiesta. «Lo Stato ci difenda dagli hacker», dice Marco Carrai, l’esperto di cybersicurezza legato a Renzi.

Gli Occhionero, nomi noti nell’alta finanza romana, sono accusati di reati informatici (accesso abusivo, interruzione e intercettazione), ma come scrive il gip Maria Paola Tomaselli, sposando su tutta la linea le indagini del pm Eugenio Albamonte, «appare altamente probabile ricondurre le loro azioni nell’ambito dei delitti contro la personalità dello Stato». Il fascicolo è già in capo al procuratore aggiunto Francesco Caporale, che si occupa di questi reati.

Detto che anche un poliziotto risulta indagato, restano da definire fini e risultati del cyberspionaggio. Tutti i dati «esfiltrati» con il malware Eye Pyramid, da cui il nome dell’inchiesta che nasce dalla segnalazione di un addetto alla sicurezza dell’Enav, sono nascosti su server Usa e la Procura ha già inoltrato una rogatoria per venirne in possesso, dato che nel corso di una perquisizione a ottobre i due arrestati sono stati abili a rendere inaccessibili i propri pc. Giulio Occhionero appartiene alla loggia del Grande Oriente d’Italia (collegio del Lazio) e le email infettate dei più alti gradi della massoneria compaiono tra quelle usate da tramite. Quattro caselle di posta utilizzate per inviare i virus-spia coincidono inoltre con quelle utilizzate dalla cosiddetta P4 di Luigi Bisignani, con finalità che appaiono sovrapponibili («acquisire informazioni anche coperte da segreto per ottenere favori e altre utilità», ricorda il gip).

L’arresto è motivato dalla possibilità di gestire il sistema anche da uno smartphone con la funzione di keylogger che trasmette al centro di Comando e Controllo tutte le chiavi di accesso informatico: l’ingegnere ha cancellato alcuni file e provato ad accedere con altre credenziali ai server. E poi c’è il pericolo di fuga: lui cercava lavoro all’estero, lei è cittadina statunitense.
«Giulio Occhionero sapeva di essere indagato, se avesse voluto fuggire lo avrebbe fatto. Risponderemo alle accuse punto per punto» dice l’avvocato Stefano Parretta.

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