Milano, 9 gennaio 2017 - 21:15

Rio, un sindaco sceso dai cieli

Marcelo Crivella, ex «vescovo» evangelico, è il nuovo primo cittadino
«per disegno divino». E i pentecostali ora puntano anche più in alto

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Tutto si può dire di Marcelo Crivella, tranne che sia un uomo qualunque. Ingegnere, compositore, pastore evangelico, ex tassista e missionario in Africa, cantante gospel (stile brasiliano), senatore e dal primo gennaio sindaco di Rio de Janeiro, oltre sei milioni di abitanti. Lui stesso «confessa» nella sua ultima hit, Seu Israel (sono Israele) dall’album «Dio vede»: «Sono stato creato per lottare e vincere, senza paura, per prevalere come la luce sulle tenebre. Io vincerò».

La vittoria elettorale

Ha vinto, in effetti. L’ex vescovo della Chiesa Universale del Regno di Dio (fondata da suo zio, Edir Macedo), al ballottaggio dello scorso ottobre, ha umiliato la sinistra con il 59 per cento dei voti. Merito degli elettori evangelici, i più poveri e meno istruiti, quelli che finora non si prendevano neppure la briga di andare alle urne. «Ringrazio i miei fratelli, oltre il 90 per cento degli evangelici di Rio mi ha votato», ha dichiarato il neosindaco nel suo discorso di investitura, attribuendo il suo successo ad un «disegno di Dio».

Ex ministro di Rousseff

Non è l’inizio di una teocrazia, e Crivella non è un miracolato dalla fede. Politico conservatore di lungo corso, ha navigato a vista per oltre vent'anni nei Palazzi di governo, fra Rio e Brasilia, servendo anche come ministro della Pesca sotto l’ex presidente (di sinistra) Dilma Rousseff. Quando il vento è cambiato, Crivella e il suo Partido Republicano Brasileño — ferocemente anti abortista e autore di un disegno di legge che obbligherebbe gli psicologi a curare l’omosessualità come «devianza» — hanno virato assieme agli altri e votato l’impeachment di Rousseff.

Un «muro» per Rio

Ora, però, gli evangelici non si accontentano più di fare proselitismo o da spalla ad altri partiti. Marcelo è la loro avanguardia, alla guida di una delle megalopoli più grandi, pericolose e iconiche del mondo. Una città, Rio, che il neosindaco, scimmiottando Trump, vorrebbe difendere con un muro «come quello di Gerusalemme, perché non entrino più armi e droga». Parole forti, che sembrano una eco delle sue posizioni oltranziste in materia di aborto (ancora vietato in Brasile), famiglia e omosessualità.

Gay e «spiriti immondi»

Durante la campagna elettorale il quotidiano O Globo scovò un saggio — Evangelizzando l’Africa, del 2002 — in cui l’allora missionario quarantenne affermava che «gli omosessuali sono vittime di spiriti immondi» e che la Chiesa cattolica «predica dottrine diaboliche» e incita «i suoi innocenti fedeli ad adorare idoli e venerare Maria come una dea protettrice». Nel frattempo, il sindaco si è scusato per le sue frasi «giovanili e estremiste» e ha moderato i toni. La sua ultima mossa a sorpresa è stata la nomina di varie donne e un ex guerrigliero nel suo gabinetto.

Parola d’ordine: austerità

Prese le redini della città carioca, con un discorso carico di riferimenti a Dio e ai «valori della famiglia», adesso Crivella è costretto ad affrontare realtà più prosaiche delle sue teorie creazioniste: «La parola d’ordine è austerità: proibito sprecare», ha detto nella sede del Consiglio municipale. Finita la festa olimpica, anche Rio fa i conti con una recessione nazionale che per due anni di fila ha superato il 3,5 per cento (ed era dagli anni Trenta che il Brasile non soffriva un biennio di crescita negativa).

La «bancada» evangelica

Crivella promette tagli e risparmi. Se riuscirà a salvare economicamente la città del samba, assicurano gli analisti politici, la sua stella punterà ancora più in alto, fino alla presidenza del Brasile (succedendo all’opaco, poco amato e mai eletto Michel Temer). Dalla sua parte ha la sempre più potente lobby degli evangelici — la cosiddetta «bancada» — che, in un Paese a stragrande maggioranza cattolica, fra il 2000 e il 2010 sono cresciuti del 61 per cento: oggi contano su 88 deputati e tre senatori (+14% nell’ultima legislatura), e vogliono un peso maggiore nel potere esecutivo del Paese.

La moglie «sottomessa»

Come da tradizione (o stereotipo), dietro ad un uomo di successo c’è sempre una donna, o meglio una moglie perfino più ortodossa di lui, Sylvia Jane, scrittrice e madre di tre figli, che in un libro ha paragonato gay, divorziati e drogati a «onde terribili» che minacciano la famiglia. La signora Crivella si è spinta fino a difendere la «sottomissione» delle mogli: «In fondo, significa stare sotto la stessa missione», ha assicurato alla radio. Sui social network è già una star, sarà per quel suo parlare senza peli sulla lingua anche quando racconta il primo incontro con il diciassette Marcelo, surfista su una spiaggia di Rio, «con il petto tutto scolpito». Che oggi, invece, assicura la mogliettina, «ogni tanto si fa il botox».

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