Milano, 12 gennaio 2017 - 07:19

Gilardoni, schiaffi e insulti: così la nonna padrona trattava i dipendenti
A rischio la sicurezza negli aeroporti

L’83enne Maria Cristina Gilardoni e il suo braccio destro Roberto Redaelli, ex direttore del personale, sono accusati di violenze verbali e fisiche inflitte ai lavoratori fin dal 2012. Sei gli indagati, 54 le parti lese

Maria Cristina Gilardoni, 83 anni (Fotogramma) Maria Cristina Gilardoni, 83 anni (Fotogramma)
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Il poliziotto mostra un pacchetto di fazzoletti di carta: «Per mesi e mesi questo è stato un fondamentale strumento di lavoro, abbiamo visto padri e madri di famiglia crollare e piangere a dirotto». Poi scuote la testa: «Mai vista un’indagine così». Negli uffici della Squadra mobile di Lecco l’inchiesta sui maltrattamenti e le vessazioni ai lavoratori della Gilardoni Raggi X di Mandello del Lario la ricorderanno a lungo. E il dirigente della Mobile Marco Cadeddu confida: «È stato un lavoro diverso da tutti gli altri, è stato necessario mettere in campo tanta sensibilità in più perché ci siamo trovati di fronte persone devastate proprio nel loro vivere quotidiano».

Da martedì, però, quel lavoro è approdato a un punto fermo: ci sono sei persone indagate e 54 parti lese. Gli addebiti più pesanti riguardano Maria Cristina Gilardoni, 83 anni, Cavaliere del lavoro, erede del fondatore e presidente «congelata» dell’azienda specializzata in apparecchiature a raggi X per la diagnostica medica e i controlli di sicurezza, e Roberto Redaelli, 38 anni, ex direttore del personale uomo di fiducia della titolare. Per loro il capo di imputazione è «maltrattamenti», per via della incredibile sequenza di vessazioni, violenze verbali e fisiche (schiaffi, percosse, morsi, piedi schiacciati e anche matite nelle orecchie) e umiliazioni inflitte ai lavoratori a partire dal 2012.

Una denuncia dopo l’altra, per gli investigatori ha iniziato a prendere forma un quadro sconcertante. Un clima aziendale fatto di urla, terrore, insulti sistematici, continue intimidazioni. L’avviso di conclusione indagini, notificato martedì sera a indagati e parti lese, contiene un campionario di orrori. Frasi micidiali, pronunciate da Maria Cristina Gilardoni, intercettate dagli investigatori della Squadra mobile e anche registrate dagli stessi lavoratori, sostenuti dai sindacalisti di Fim Cisl e Fiom Cgil.

Qualche esempio? «Non me ne frega un... che tua madre ha un tumore, organizzati»; «La pianti perché prendo il coltello e glielo tiro nella pancia»; «Non mi supplichi che l’ammazzo brutto porco»; «Le vomito in bocca»; «Se parli ancora ti ammazzo»; «Vada al Cottolengo». E avanti così per una pagina intera. Ma oltre a essere investiti con ogni possibile insulto conosciuto sul globo terracqueo, i dipendenti hanno anche denunciato sanzioni a valanga, richieste di permessi, ferie e malattie immancabilmente respinte, trasferimenti immotivati e incompatibili con i profili professionali. Di questo si occupava il responsabile delle «risorse umane» Roberto Redaelli.

Il duplice effetto di questo clima pesante è stata una autentica epidemia di patologie psichiche (diagnosticate dalle autorità sanitarie che hanno collaborato all’indagine e considerate giuridicamente «lesioni gravi») e una diaspora dei dipendenti che hanno preferito rischiare la disoccupazione e dimettersi. Soprattutto da parte di quelli che lavoravano nella palazzina uffici, cioè a più diretto contatto on i due dirigenti dai modi «ruvidi». Con l’effetto di una decapitazione dell’intero segmento dei quadri aziendali e, quindi, dell’operatività gestionale dell’azienda.

E di qui è scaturita la causa civile per «distruzione di valore aziendale», avviata dal nipote della presidente e socio di minoranza, Andrea Ascani Orsini, e sfociata nella decisione del tribunale di Milano di congelare l’intero consiglio di amministrazione e affidare lo stabilimento a un commissario giudiziario: Marco Taccani Gilardoni, figlio della «nonna padrona» ed ex dipendente dell’azienda, che ha subito avviato un nuovo corso orientato alla normalizzazione dei rapporti interni ed esterni della Gilardoni Raggi X. Oltre a Redaelli e alla signora Gilardoni, risultano indagati, per contestazioni diverse, anche Stefano Marton e Maria Papagianni (medici responsabili della salute e sicurezza sul lavoro), Alberto Comi (ex direttore dell’Unione Industriali di Lecco, accusato di esercizio abusivo della professione di consulente) e anche il nipote Andrea Ascani Orsini, per mancata prevenzione in qualità di componente del Cda.

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