Un pensiero è solo un pensiero, non può far male. Un ricordo sì, se glielo permetti.

 

Sono tornata. Sono tornata? Mh…

Ci salutiamo e ognuno di noi si gira e va a infilarsi nella folla di sconosciuti che avvolge tutti gli addii.

Erri De Luca “Tre cavalli”

Ci sono creature assegnate che non riescono a incontrarsi mai e s'aggiustano ad amare un'altra persona per rammendare l'assenza. Sono sagge.

Erri De Luca “Tre cavalli”

Quella compassione poggiava su un equivoco: si accettava di compiangermi, purché mi consolassi abbastanza presto. E io stesso, mi credevo quasi placato; ne arrossivo, quasi. Non sapevo che il dolore ripiega in labirinti strani, dove non avevo ancora finito di addentrarmi.

Memorie di Adriano (M. Yourcenar)

Mamm'Emilia

In te sono stato albume, uovo, pesce,
le ere sconfinate della terra
ho attraversato nella tua placenta,
fuori di te sono contato a giorni.

In te sono passato da cellula a scheletro
un milione di volte mi sono ingrandito,
fuori di te l'accrescimento è stato immensamente meno.

Sono sgusciato dalla tua pienezza
senza lasciarti vuota perché il vuoto
l'ho portato con me.

Sono venuto nudo, mi hai coperto
così ho imparato nudità e pudore
il latte e la sua assenza.

Mi hai messo in bocca tutte le parole
a cucchiaini, tranne una: mamma.
Quella l'inventa il figlio sbattendo le due labbra
quella l'insegna il figlio.

Da te ho preso le voci del mio luogo,
le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri,
da te ho ascoltato il primo libro
dietro la febbre della scarlattina.

Ti ho dato aiuto a vomitare, a friggere le pizze,
a scrivere una lettera, ad accendere un fuoco,
a finire le parole crociate, ti ho versato il vino
e ho macchiato la tavola,
non ti ho messo un nipote sulle gambe
non ti ho fatto bussare a una prigione
non ancora,
da te ho imparato il lutto e l'ora di finirlo,
a tuo padre somiglio, a tuo fratello,
non sono stato figlio.
Da te ho preso gli occhi chiari
non il loro peso
a te ho nascosto tutto.

Ho promesso di bruciare il tuo corpo
di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco
fratello del vulcano che ci orientava il sonno.

Ti spargerò nell'aria dopo l'acquazzone
all'ora dell'arcobaleno
che ti faceva spalancare gli occhi.

(Erri De Luca)

Il tempo che passa

È come quando piove ed esci senza ombrello. Cammini sotto la pioggia e hai cose da fare, posti in cui andare, pensieri da pensare. E poi, quando ti fermi, ti senti addosso ogni goccia che hai preso. Ed è come se ti avessero attraversato, quelle gocce. Ce le hai dentro, nelle ossa. Pesanti come vestiti e scarpe bagnati. Ti asciughi, ma quella sensazione continua a rimanerti attaccata addosso. Non va via. Ne esci solo se smetti di darle retta. Pensaci. Chiudi gli occhi. E sentirai ogni goccia di pioggia che hai preso nella tua vita.

Sembra quasi che se metti la musica (e i libri, probabilmente, e i film, e il teatro, e qualsiasi cosa procuri emozioni) al primo posto, non riuscirai mai a chiarire la tua vita amorosa, e non arriverai mai a considerarla come un prodotto finito. Ci troverai sempre qualcosa da ridire, starai sempre in subbuglio, e continuerai a criticare e a cercare di dipanare la matassa finché non va tutto a rotoli e devi ricominciare daccapo. Forse noi viviamo troppo protesi verso un apice, dico noi che assorbiamo emozioni da mattina a sera, e di conseguenza non riusciamo mai a sentirci semplicemente contenti: noi dobbiamo essere o disperati, o al settimo cielo, e questi sono stati d'animo difficili da raggiungere in una relazione stabile e solida.

“Alta fedeltà” Nick Hornby

Odio i libri, le canzoni, le citazioni, i racconti che contengono la frase “non piangere”. I consigli da “asciugati gli occhi” o “non vale la pena di versare lacrime”. Il dolore è sacrosanto. Soprattutto il proprio. Le lacrime hanno un tempo. Se le conservate dentro finiscono per marcire. Piangete. Piangete tutte le vostre lacrime, finché ne avete. Fatevi questo favore.

Le tue braccia, cassa di risonanza del mio sentire.

E questo autunno, un po’ caldo e malinconico.