Milano, 13 gennaio 2017 - 10:43

Caro ortaggi dopo il gelo al Sud
Il prezzo delle rape sale del 400%

Il Codacons ha presentato un esposto a 104 procure della Repubblica di tutta Italia denunciando le intollerabili speculazioni sui prezzi di frutta e verdura. Perché alcuni prodotti, spiega la Coldiretti, sono già raccolti da tempo e i rincari sono ingiustificabili

Un piatto di orecchiette con le cime di rapa Un piatto di orecchiette con le cime di rapa
shadow

Se sugli scaffali del supermercato di fiducia scarseggiano gli ortaggi invernali, la motivazione è da ricercare nel maltempo che per tutta la settimana ha flagellato le regioni del Centro-Sud dalle quali provengono, in questa stagione, la maggioranza delle produzioni presenti sui mercati ortofrutticoli. Tra le regioni più colpite sicuramente la Puglia: ed è proprio un prodotto tipico pugliese, le rape, il simbolo del caro-prezzi dovuto alla scarsità di verdure: a Bari le rape, prodotto immancabile sulla tavola dei consumatori, sono passate in pochi giorni da 1 euro a 4 euro al chilogrammo, con un aumento percentuale del 400%. Con picchi, come segnalato dalla Coldiretti, fino a 6 euro.

Gli introvabili broccoletti di Anguillara

Proprio la Coldiretti, infatti, ha effettuato un monitoraggio a livello nazionale sugli effetti di freddo e gelo sui consumatori e sugli agricoltori, con la prima conta dei danni regione per regione resa possibile dalla pausa concessa dalle perturbazioni. Dalle bietole agli spinaci, dalla lattuga ai cavoli, dai finocchi ai carciofi, dalle zucchine fino alle già citate rape, sono tanti gli ortaggi disponibili in quantità ridotte sugli scaffali di negozi e supermercati mentre alcune referenze specializzate, come i broccoletti di Anguillara (Roma) sono addirittura introvabili. Inevitabili i rifessi sui prezzi di vendita in una situazione in cui i prezzi degli ortaggi mediamente triplicano dal campo alla tavola secondo l’analisi della Coldiretti. E gli effetti — spiega la Coldiretti nella sua analisi — rischiano di protrarsi nel tempo per i danni strutturali causati alle piante da frutto a causa del peso della neve.

Il rischio speculazione

Alcuni prodotti però — avverte la Coldiretti — sono già raccolti da tempo come mele, pere e kiwi e non sono dunque giustificabili eventuali rincari. Così come rialzi alla produzione dovuti all’aumento dei costi di riscaldamento delle serre o alla ridotta disponibilità di alcuni prodotti orticoli danneggiati dalle gelate non possono essere un alibi per speculazioni che danneggiano i produttori agricoli e i consumatori. Occorre vigilare che non vengano spacciati prodotti stranieri come nazionali per giustificare aumenti non dovuti e per fare acquisti di qualità al giusto prezzo. A tale proposito, la Coldiretti ha elaborato un vademecum per la frutta e verdura che consiglia di verificare l’origine nazionale per essere sicuri della stagionalità, di preferire le produzioni locali che non sono soggette a lunghi e difficili trasporti e di privilegiare gli acquisti diretti dagli agricoltori. Un modo per aiutare in un momento di difficoltà l’agricoltura di vaste aree del Paese dove è positivo l’avvio delle procedure per la dichiarazione dello stato di calamità annunciato dalle regioni e dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina anche se — precisa la Coldiretti — per la straordinaria ondata di maltempo, servono strumenti di intervento che non possono essere il solo Fondo di solidarietà nazionale attivato con lo stato di calamità.

Diecimila aziende in difficoltà

Dalla Puglia alla Basilicata, dalle Marche al Lazio, dall’Abruzzo al Molise, dalla Sicilia alla Calabria sono almeno diecimila le aziende agricole in situazioni difficili a causa del maltempo sia nell’attività di allevamento che nella produzione di ortaggi invernali prossimi alla raccolta, dai carciofi alle rape, dai cavolfiori alle cicorie, dai finocchi alle scarole. La regione più colpita — precisa la Coldiretti — è la Puglia dove una prima timida stima del danno accertato nelle campagne è superiore al momento ai 110 milioni di euro anche perché clementine e arance sono irrimediabilmente rovinate dal gelo, i tendoni di uva da tavola sono crollati sotto il peso della neve e il freddo ha fatto crollare del 30% la produzione di latte come è avvenuto peraltro in altre Regioni dove è presente l’allevamento.

La situazione regione per regione

In Sicilia alla drammatica situazione che gli agricoltori siciliani stanno vivendo a causa del maltempo per le produzioni orticole si aggiunge la speculazione sul costo del foraggio soprattutto nelle aree interne: una balla di fieno costava 2 euro ed ora arriva anche a 6 euro, un prezzo che aumenta ancora per il trasporto. Da una prima ricognizione effettuata dalla Coldiretti Calabria, la neve e il gelo hanno causato notevoli danni e distrutto centinaia di ettari di frutta pronta per la raccolta, in particolare agrumi, e si teme per la filiera del bergamotto oltre che per gli ortaggi quali zucchine, cipolle, finocchi, piselli e fave. Le bassissime temperature hanno distrutto anche le coltivazioni in serra che hanno subito altresì un forte aumento dei costi di riscaldamento, ma anche l’allevamento al pascolo registra disagi per la mancanza di foraggio. L’ondata di gelo ha colpito con una violenza particolare le zone del Lazio a spiccata vocazione agricola distruggendo non solo produzioni specializzate come i già citati broccoletti da Anguillara ma riducendo anche i volumi di finocchi, carciofi e cavoli. Gravi difficoltà per le produzioni orticole sono segnalate anche in Abruzzo anche per i problemi di viabilità che ostacolano la consegna delle produzioni che si sono salvate. In Molise interi campi di ortaggi sono gelati facendo registrare una perdita, ad oggi, di oltre il 50% del raccolto. Serre e capannoni sono crollati sotto il peso della neve e decine di quintali di latte andati perduti a causa del mancato ritiro dovuto alla difficile percorribilità delle strade. In Basilicata sono centinaia le aziende agricole che hanno perso le produzioni di ortaggi invernali prossimi alla raccolta, dai carciofi alle rape, dai cavolfiori alle cicorie, dai finocchi alle scarole, per effetto del gelo che ha bruciato le piantine, ma anche gravi danni si sono verificati sugli agrumeti che hanno ceduto sotto il peso della neve. Nelle Marche i problemi maggiori si segnalano sulle coltivazioni di finocchi, che il gelo ha letteralmente “lessato”, con cali di produzioni che in molti casi sono pari al 100 per cento, ma la situazione è simile anche per cicorie, rape e insalata scarola con problemi che si segnalano anche alle lattughe e alle piante di carciofo, mentre si sono sinora salvati radicchi e broccoli. Ad aggravare i danni del gelo è stato, sulla fascia costiera adriatica e sulle colline vicino al mare, il vento carico di salsedine, che ha contribuito a bruciare gli ortaggi e le gemme degli alberi da frutto. Le violente raffiche di qualche giorno fa hanno causato anche la rottura dei rami delle piante di pesco, susine e mele.

L’esposto del Codacons in 104 procure della Repubblica

Come detto, la regione più colpita è stata la Puglia. E Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Puglia, non ci sta: «È inammissibile che i prezzi delle verdure vendute in queste ore sui banchi di negozi e mercati siano schizzati — la sua denuncia — e la colpa possa essere imputata ai nostri agricoltori, già duramente danneggiati dalla straordinaria ondata di maltempo che ha azzerato produzioni e leso strutture e impianti. Gli ortaggi in pieno campo sono andati quasi completamente distrutti e le strade bloccate hanno reso quasi impossibile le consegne. A Bari le rape, prodotto simbolo e immancabile dei consumatori, sono passate in piche da 1 euro a 4 euro con un aumento percentuale del 400%. Occorre evitare che vengano spacciati prodotti stranieri come nazionali per giustificare aumenti non dovuti. Bene ha fatto il Codacons, presentando un esposto a 104 procure della Repubblica di tutta Italia denunciando le intollerabili speculazioni sui prezzi di frutta e verdura registrate in questi giorni».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT