Milano, 13 gennaio 2017 - 22:20

«Via i voucher? Meglio cambiarli
No al sindacato agitatore politico»

«Per i nostri pensionati continueremo a usarli, rispettiamo la legge e la linea Cgil. Referendum superfluo se i voucher potranno essere usati solo per studenti, pensionati e disoccupati»

Ivan Pedretti Ivan Pedretti
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«Certo, continueremo a usarli. Abbiamo rispettato la legge e anche la linea della Cgil. Non vedo perché dovremmo essere noi a cambiare idea». Ivan Pedretti è il segretario dello Spi, la sigla che rappresenta i pensionati della Cgil. Tre milioni di iscritti su un totale di sei: di fatto l’azionista di maggioranza del sindacato di Susanna Camusso.

Allora non è pentito che la sua organizzazione abbia utilizzato i voucher, i buoni a ore che la Cgil vuole cancellare con il referendum?
«Neanche per sogno. Li abbiamo usati per consentire ai volontari di tenere aperte le sedi Cgil, in modo che il sindacato potesse fare il suo mestiere, ascoltare i lavoratori. Cosa dovevamo fare, pagarli in nero? La legge la rispettiamo, noi».

Certo, ma la volete anche cambiare. Siete stati criticati sia da Susanna Camusso sia da Maurizio Landini.
«Mi aspettavo parole diverse. Finché c’è una legge possiamo usarla, anche se l’obiettivo è cambiarla. Ed è sbagliato non difendere una scelta del tutto in linea con la Cgil».

Del tutto in linea con la Cgil? Ma la Cgil è per la cancellazione totale dei voucher.
«Con il referendum. Ma nella Carta dei diritti del lavoro, presentata dalla Cgil un anno fa, vengono regolate anche le prestazioni occasionali, i lavoretti».

Sta sottilizzando.
«No, la Carta è la risposta della Cgil al Jobs act. Dice che le prestazioni occasionali possono essere svolte da pensionati, studenti, e disoccupati senza aiuti a patto che il compenso non superi i 2.500 euro l’anno. È proprio quello che abbiamo fatto noi: anziani con una pensione da 700 euro tenevano aperte le sedi due ore al giorno, incassando un centinaio di euro al mese in più».

Scusi, Pedretti: sta dicendo che i voucher non vanno aboliti ma solo corretti?
«Il referendum diventa superfluo se c’è una correzione radicale, se i voucher potranno essere usati solo per studenti, pensionati e disoccupati. Come abbiamo fatto noi. E come, ripeto, dice la Cgil».

Per Camusso i correttivi non bastano e bisogna arrivare alla cancellazione.
«Sono convinto che una modifica del genere convincerebbe tutto il sindacato. Concentriamoci su questo: prima di arrivare alle urne c’è lo spazio per migliorare le cose. Noi non siamo quelli di “al voto, al voto”».

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Lo è il resto della Cgil?
«Spero di no. La politica non è il nostro mestiere, il nostro mestiere è garantire migliori diritti e condizioni per i lavoratori. È stato sempre così, quando c’era la Dc, quando c’era Berlusconi. E deve continuare a essere così».

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Sta dicendo che il referendum è usato più come arma politica che come strumento in difesa dei lavoratori?
«(Ride) Non credo, non voglio crederci. Se qualcuno lo pensa ha una visione sbagliata del nostro ruolo. Io credo che il sindacato non debba diventare un agitatore politico ma debba restare legato alla sua funzione storica: negoziare, contrattare, difendere i diritti dei lavoratori. Con grandi lotte ma anche con grandi intese».

Ma se alla fine si arriverà al referendum, voi farete campagna per cancellare i voucher oppure no?
«Certo. Anzi, chiediamo che venga subito organizzata una manifestazione nazionale. Ce la metteremo tutta, raggiungere il quorum non è mica facile. Ma prima lavoriamo alle modifiche possibili».

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