Milano, 28 dicembre 2016 - 18:33

Capodanno a Roma, il Tar sospende l’ordinanza Raggi che vieta i botti

I giudici amministrativi hanno congelato in via cautelare il provvedimento approvato dalla sindaca per vietare i fuochi d’artificio a ridosso di San Silvestro. Il divieto aveva sollevato polemiche non solo tra commercianti e albergatori

Fuochi d’artificio al Colosseo (Ansa) Fuochi d’artificio al Colosseo (Ansa)
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Per le sue prime festività da sindaca di Roma, a Virginia Raggi decisamente non ne va bene una. Prima la disavventura dell’albero di Natale più brutto di sempre. Poi la tristezza degli stand di Piazza Navona. Quindi il flop del concertone di San Silvestro a causa di un bando sfornato con un certo pressapochismo. Dulcis in fundo, la sospensione dell’ordinanza con la quale la sindaca aveva vietato i botti di Capodanno, decretata ieri dal Tar.

Il provvedimento

«Divieto assoluto», c’era scritto. Non soltanto per i tradizionali fuochi d’artificio, ma anche per i botti cosiddetti «declassati» per legge, quindi considerati più innocui. Tutti banditi, alla stregua di quelli più pericolosi e naturalmente di quelli illegali, per ben quattro giorni dal 29 dicembre alla mezzanotte del primo gennaio, con la premessa (non del tutto campata in aria, va riconosciuto) che «ogni anno l’uso dei botti provoca incidenti con danneggiamenti a cose e lesioni anche gravi a persone e animali». E dopo una sequenza interminabile di ben nove «Visto il Regio decreto… Vista la Legge…», perfino «Visto l’art. 544 ter del codice penale» sul «maltrattamento degli animali». Il che non è però servito a evitare intanto la sospensione dell’ordinanza. Per il giudizio di merito si dovrà attendere il 25 gennaio. Quando i botti saranno stati già abbondantemente esplosi.

Nessuna circostanza eccezionale

Anche la beffa, dunque. Ma secondo i promotori del ricorso, innescato subito dopo l’emanazione dell’ordinanza dall’Associazione pirotecnica italiana, non poteva che andare a finire così. E non perché nel testo dell’ordinanza comparisse qualche banale errore di scrittura, come quel «declassificati» riferito ai botti meno pericolosi, anziché «declassati» nella definizione corretta. Gli autori del ricorso confidavano in questo esito anche perché, come ha ricostruito ieri il nostro Rinaldo Frignani, esiste una circolare del prefetto di Rovigo conseguente a un parere del ministero dell’Interno che parla piuttosto chiaro.
Lì si sostiene infatti che il potere dei sindaci di adottare ordinanze con divieti del genere può essere esercitato soltanto in casi di urgenza e di conclamato pericolo. In ogni caso, aggiunge, «sotto il controllo prefettizio e in conformità delle direttive del ministero dell’Interno». Ma si dà il caso che «l’uso dei fuochi pirotecnici» sia «un accadimento che si verifica ogni anno durante le festività natalizie, pertanto non è una circostanza che si pone fuori dall’ordinato e prevedibile svolgersi degli eventi che è condizione necessaria per giustificare l’utilizzo del provvedimento extra ordinem». Amen.

Le reazioni

Inutile dire che la decisione di Virginia Raggi, arrivata improvvisamente il 22 dicembre, aveva suscitato prevedibili reazioni negative. Soprattutto da parte dei commercianti, che temevano il contraccolpo negativo della totale mancanza di attrattive in una città spenta e silenziosa. Con il sito del Comune, per giunta, che aveva invitato i cittadini a passare Natale e Capodanno all’estero. Gli oppositori politici di Virginia Raggi non hanno perso un minuto: subito dopo la notizia hanno cominciato a infilzarla. Il suo Calvario natalizio non è ancora finito.

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