Milano, 27 dicembre 2016 - 12:57

L’ultima notte di Anis Amri:
la foto inedita dell’attentatore
di Berlino in Stazione Centrale

Il 24enne ripreso dalle telecamere due ore prima della sparatoria in cui è rimasto ucciso dalla polizia. Il tunisino, arrivato da Torino in treno dopo essere passato da Lione, Chambery e Bardonecchia, è poi salito sul bus sostitutivo della linea 1 per Sesto

La foto inedita dell’arrivo di Anis Amri in Stazione Centrale a Milano, ore 00.58 del 23 dicembre La foto inedita dell’arrivo di Anis Amri in Stazione Centrale a Milano, ore 00.58 del 23 dicembre
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La Questura di Milano ha diffuso martedì mattina una foto inedita che mostra l‘arrivo di Anis Amri, il terrorista responsabile dell’attentato di Berlino, in Stazione Centrale a Milano, due ore prima della sparatoria in cui verrà ucciso dalla polizia. L’immagine, un frame dei filmati delle telecamere di sorveglianza, è stata scattata alle 00.58 di venerdì 23 dicembre. A quell’ora la metropolitana rossa, la linea 1, è ancora attiva. Solo dopo l’una e trenta entreranno in servizio i bus sostitutivi dell’Atm che ricalcano l’identico percorso della metropolitana. Il tunisino, dopo essere passato da Lione e Chambery, si era fermato alla stazione di Bardonecchia, nel Torinese, poi si era spostato a Torino, da dove ha preso il treno che lo ha portato a Milano. In Stazione Centrale viene ripreso da molte telecamere. È solo, gironzola, forse cerca aiuto da qualche vecchia conoscenza. Si rivolge ad altri tunisini nella speranza di trovare la «solidarietà» e l’aiuto di chi vive in strada, alla giornata. Amri aveva soldi (circa 150 euro) ma niente cibo né vestiti. Indossava due paia di pantaloni, come chi è abituato a vivere per strada.

Il vagabondaggio in zona Centrale

Sicuramente tra l’una di notte e le 2.25 (orario nel quale probabilmente è salito sul bus sostitutivo), il tunisino cammina per strada tra la Centrale e piazzale Loreto. E lo fa senza una meta precisa. Una delle ipotesi è che ad indirizzarlo a Sesto sia stata la dritta di qualcuno conosciuto in strada, al momento: se l’obiettivo era quello di fuggire verso i Balcani, la Spagna, o il Sud Italia, Amri avrà certamente chiesto di una stazione dei bus, visto che aveva deciso di scendere dai treni utilizzati fino a quel momento. E anche se gli hub più noti e utilizzati sono quelli di Cascina Gobba e Lampugnano, magari qualcuno ha segnalato il piazzale di Sesto perché meno «trafficato» e quini meno sorvegliato rispetto alle altre due stazioni di partenza milanesi. In ogni caso i bus non sarebbero partiti prima della mattina, tra le 9 e le 12.

La volante e la sparatoria

Amri è stato fermato dagli agenti mentre si trovava fuori dalla stazione di Sesto, in piazza Primo Maggio. All’inizio s’è pensato che il tunisino fosse lì in attesa di qualcuno. Magari di un contatto che avrebbe dovuto «recuperarlo» in macchina. Amri è stato controllato dagli agenti meno di 12 minuti dopo essere sceso dal bus sostitutivo. Non ha fatto telefonate e non aveva la possibilità di farle. Per questo gli investigatori si stanno concentrando sulla pista dei bus: più probabile che il terrorista volesse semplicemente fuggire dando nell’occhio il meno possibile. Gli agenti hanno notato una figura solitaria. Lui, quando ha visto la volante, ha allungato il passo, come un piccolo scatto. «Andiamo a controllare quel tizio», dice il capo pattuglia. Sono le 3.10. La storia dell’attentato di Berlino si chiude con un conflitto a fuoco fulmineo, appena fuori dal confine a nord di Milano. Quattro spari. Quattro giorni dopo la strage in Germania.

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