Milano, 10 gennaio 2017 - 23:08

Stati Uniti: condannato a morte
Dylann Roof, il killer di Charleston

Roof aveva ucciso 9 afroamericani in una chiesa della città del South Carolina. Nelle ultime dichiarazioni prima del verdetto ha spiegato: «Penso di aver fatto quello che dovevo fare». È la prima condanna a morte per un crimine d'odio

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Pena di morte. È la condanna decisa dalla giuria di Charleston per Dylann Roof, 22 anni, l'autore della strage del giugno 2015 nella chiesa della città del South Carolina. Nove le vittime, tutti afroamericani. La sua è la prima condanna a morte nella storia americana per un crimine d'odio.

La strage

Tutto era avvenuto nel giugno del 2015, Roof era entrato nella Emanuel African Methodist Episcopal Church di Charleston e aveva aperto il fuoco mentre era in corso una lettura della Bibbia. Nove le vittime, tra cui il reverendo Clementa Pinckney, 42 anni. Arrestato poco dopo aveva detto alla polizia «Dovevo farlo. Voi violentate le nostre donne e volete prendere il nostro paese». Al processo per quella strage, Roof aveva deciso di difendersi da solo, senza ricorrere a un avvocato. E proprio pochi giorni prima della sentenza in aula davanti ai giurati aveva detto: «Non sono affatto pentito di ciò che ho fatto. Ne è valsa la pena».

La sentenza

«Penso ancora di aver fatto quello che dovevo fare - ha detto il 22enne nelle ultime dichiarazioni rese prima della sentenza - Chiunque provi odio per qualcosa ha una buona ragione per fare quello che ho fatto io». «So di avere il diritto di chiedervi la condanna all'ergastolo invece che la pena di morte - ha poi aggiunto rivolgendosi ai giurati - Ma non sono sicuro di cosa sia meglio fare». Roof poteva infatti essere condannato all'ergastolo o alla pena di morte, verdetto che la giuria poteva emettere solo all'unanimità. E così è stato: è stato riconosciuto colpevole di tutti e 33 i capi d'imputazione a lui contestati, tra cui 9 omicidi motivati dall'odio razziale. Al momento della lettura della sentenza è rimasto impassibile, così come era accaduto durante tutto il processo, anche davanti al familiari delle sue vittime.

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