Milano, 13 gennaio 2017 - 14:56

Definì la Lega «partito razzista»
Cadono le accuse alla Kyenge

Il gip di Milano archivia la querela presentata da Matteo Salvini. Per il magistrato l’espressione dell’ex ministra rientrava nel legittimo diritto di critica politica

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Aveva definito in un articolo la Lega Nord «partito razzista»: non si è trattato di diffamazione, ma di esercizio di «critica politica». È quanto scrive il gip del Tribunale di Milano, Maria Vicidomini, nell’ordinanza di archiviazione della querela per diffamazione presentata dal leader della Lega Nord, Matteo Salvini, contro l’ex ministro dell’Integrazione, Cecile Kashetu Kyenge. Per il gip, «l’attenta lettura degli articoli in relazione ai quali è stata presentata querela per diffamazione, pubblicati sui quotidiani on line Affari Italiani ed Editoriale Padano il 3 marzo 2015 vale a chiarire l’assenza di portata diffamatoria dei medesimi». E questo perché «i due articoli, isolatamente e complessivamente considerati, rientravano pienamente nell’esercizio del diritto di critica politica, in quanto le affermazioni della Kyenge inerivano ad un più complesso discorso dell’indagata, nella sua veste di europarlamentare, relativo alla necessità di monitorare le modalità di attuazione della legge Mancino».

«Parole legate a un episodio specifico»

«Nel primo articolo - si legge nell’ordinanza - la Kyenge si limitò a rimarcare la necessità di sanzioni per i partiti o gruppi politici che si facessero portavoce di discorsi a contenuto razzista, chiarendo espressamente che intendeva riferirsi non solo alla Lega Nord ma a tutti i partiti: si trattava di affermazioni che, nel loro complesso, inerivano alla problematica dello stato di attuazione della legge Mancino». Quanto invece al secondo articolo, «l’affermazione dell’indagata che la Lega Nord fosse un «partito razzista» era spiegata dalla stessa Kyenge per l’assenza di sanzioni del partito verso i suoi esponenti che facevano dichiarazioni razziste, difendendoli anzi nelle aule giudiziarie; il riferimento, implicito, è alla vicenda Calderoli (autore di affermazioni offensive della ex ministra, ndr) in relazione alla quale la Kyenge ha attivato plurime iniziative, facendosi portavoce di una battaglia, politica, per l’affermazione dei principi di non discriminazione razziale anche in ambito istituzionale. Da ciò discende il pieno rispetto dei limiti della critica politica in quanto le forti espressioni utilizzate, lungi dall’essere generiche e risolversi in frasi gratuitamente espressive di sentimenti ostili, erano collegabili allo specifico episodio».

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