Milano, 27 dicembre 2016 - 21:40

Salvini e il «patto» con Renzi:
Mattarellum prima della Consulta

Il segretario del Carroccio detta le sue condizioni al segretario del Pd: «Facciamo subito la legge elettorale, neanche lui vuole un’ammucchiata»

Il segretario della Lega Nord Matteo Salvini (Ansa) Il segretario della Lega Nord Matteo Salvini (Ansa)
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«Io dico a Renzi: andiamo in Parlamento e cambiamo insieme la legge elettorale. Subito. Senza aspettare la Consulta. Noi ci siamo, Giorgia Meloni anche. Se c’è anche Renzi si fa la legge e si va a votare. Per non far tornare l’Italia indietro di trent’anni». Matteo Salvini sta per partire per Albino, in val Seriana: stasera farà l’ultimo comizio prima delle vacanze con i figli. Il fatto è che i «due Matteo» per la prima volta condividono un proposito comune: tornare alle urne il prima possibile. Meglio se con il Mattarellum, la legge elettorale che fu in vigore fino al 2005. Un obiettivo assai diverso da quello dell’alleato possibile, Silvio Berlusconi: il tentativo di scalata a Mediaset di Vivendi, sconsiglia a Silvio Berlusconi l’ostilità frontale verso il governo Gentiloni e gli suggerisce, al contrario, di dare tempo alla legislatura. La meta condivisa di Renzi e Salvini non avrebbe portato, per ora, a rapporti diretti: «Io con Renzi ho parlato in due occasioni soltanto. Quando è morto Gianluca Buonanno, nel luglio scorso, e alla nascita del suo governo, nel febbraio 2014». E conferma: «Non ci siamo trovati simpatici». Salvini smentisce anche rapporti indiretti tra lui e l’ex premier, attraverso emissari: «A Natale, anche gli sherpa sono in famiglia».

Però, l’obiettivo comune delle urne è nei fatti. E allora perché non parlarne? «Renzi ha i suoi problemi, i suoi lo vogliono tirare scemo. Ci ha messo del suo, ha fatto il dio in terra per tre anni. Però, non credo possa apprezzare l’ammucchiata spaventosa che si va preparando». La soluzione, per Salvini, è «accelerare». Prima che la possibilità di elezioni slitti, magari alla scadenza naturale della legislatura nel 2018: «Tutti, dal Pd a Forza Italia, hanno detto “aspettiamo”. Ma io non capisco perché la politica debba attendere la Consulta per fare una nuova legge elettorale: ci mettiamo subito, la approviamo e andiamo a elezioni in primavera». Il capo leghista si scalda: «Non lo dico perché questo sarebbe un buon momento per la Lega. Ma se il Parlamento avesse un minimo di midollo si darebbe da fare senza aspettare la Consulta». A quel punto, prosegue il segretario leghista, «avrei la curiosità di vedere con chi gioca Berlusconi. Se con Renzi o con Salvini. Stando alle dichiarazioni riportate dal suo giornale, Berlusconi avrebbe detto “mai con i lepenisti”. Io capisco le sue difficoltà aziendali, ma un conto è l’azienda e un altro l’Italia». Per il segretario leghista, «una cosa è certa. In primavera andranno a elezioni tante città importanti: sicuramente le scelte nazionali un qualche riflesso sulle scelte locali lo avranno».

Il punto, secondo Salvini, è che «un governo così palesemente improvvisato e imbarazzante e un Parlamento così delegittimato non possono affrontare le emergenze, dall’iper tassazione ai casi Ilva, Almaviva e Alitalia. Il governo arlecchino non potrà far nulla». In compenso, «anche Renzi non credo possa apprezzare il ritorno all’Italia di trent’anni fa. L’ammucchiata che fa sognare Casini e tutto il peggio della politica di sempre». Ma il capo leghista è convinto che «gli elettori saprebbero cosa rispondere a quel sogno». E si spinge a sognare a sua volta: «Avevo scommesso un euro sulla Brexit e sulla vittoria di Trump, e li ho vinti. Pensi che bel G7 sarebbe quello di maggio a Taormina. Con Trump, Putin, Le Pen e anche Salvini».

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