Milano, 30 dicembre 2016 - 04:24

Cina, arriva la tassa sulle emissioni inquinanti (ma non sulla CO2)

Il governo di Pechino introdurrà dal 2018 una tassa sulle industrie più pericolose per l’ambiente, ma la disposizione fiscale non verrà applicata al biossido di carbonio e alle scorie nucleari.

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Dopo la chiusura delle scuole e la cancellazione di numerosi voli a causa della densa nebbia che ha avvolto gran parte del Paese nelle ultime settimane, la Cina corre ai ripari. Solo a Pechino, il livello di inquinamento è 15 volte superiore a quello considerato normale dalla Organizzazione mondiale per la Sanità e in altre città è anche più alto, con punte che hanno superato anche cento volte quelli prescritti. Secondo l'agenzia di stato Xinhu i livelli di PM 2.5 (polveri sottili) hanno toccato quota mille microgrammi per metro cubo nella città di Shijiazhuang, capitale della provincia settentrionale di Hebei, e l’Oms, nelle sue linee guida, ha fissato a dieci microgrammi per metro cubo di media annuale i limiti di PM 2.5 nell’atmosfera. – Lo scorso 17 dicembre 22 città cinesi hanno emesso avvisi di «allerta rossa», il più alto livello di inquinamento atmosferico. Il Paese ha deciso di tassare, a partire dal 2018, le emissioni inquinanti industriali e quanti inquinano aria, acqua e suolo. Includendo anche l'inquinamento acustico, come ricorda il South China Morning Post.

Greenpeace: «Legge troppo debole»

Un provvedimento coraggioso — il primo nella storia del gigante asiatico — che, però, lascia fuori dalle sanzioni il diossido di carbonio (CO2), principale responsabile del riscaldamento globale, e le scorie nucleari. La nuova tassazione riguarderà tutto il comparto industriale e prevede costi differenziati a seconda della tipologia di inquinamento. Certo, non si tratta di importi cospicui, e come denunciato da Greenpeace si tratta di «una legge troppo debole per avere un impatto significativo». Il pacchetto di misure, pubblicate sul sito del parlamento cinese, è stato approvato il giorno di Natale.

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