Dopo la chiusura delle scuole e la cancellazione di numerosi voli a causa della densa nebbia che ha avvolto gran parte del Paese nelle ultime settimane, la Cina corre ai ripari. Solo a Pechino, il livello di inquinamento è 15 volte superiore a quello considerato normale dalla Organizzazione mondiale per la Sanità e in altre città è anche più alto, con punte che hanno superato anche cento volte quelli prescritti. Secondo l'agenzia di stato Xinhu i livelli di PM 2.5 (polveri sottili) hanno toccato quota mille microgrammi per metro cubo nella città di Shijiazhuang, capitale della provincia settentrionale di Hebei, e l’Oms, nelle sue linee guida, ha fissato a dieci microgrammi per metro cubo di media annuale i limiti di PM 2.5 nell’atmosfera. – Lo scorso 17 dicembre 22 città cinesi hanno emesso avvisi di «allerta rossa», il più alto livello di inquinamento atmosferico. Il Paese ha deciso di tassare, a partire dal 2018, le emissioni inquinanti industriali e quanti inquinano aria, acqua e suolo. Includendo anche l'inquinamento acustico, come ricorda il South China Morning Post.
Pechino, allerta rossa per lo smog, voli cancellati
Greenpeace: «Legge troppo debole»
Un provvedimento coraggioso — il primo nella storia del gigante asiatico — che, però, lascia fuori dalle sanzioni il diossido di carbonio (CO2), principale responsabile del riscaldamento globale, e le scorie nucleari. La nuova tassazione riguarderà tutto il comparto industriale e prevede costi differenziati a seconda della tipologia di inquinamento. Certo, non si tratta di importi cospicui, e come denunciato da Greenpeace si tratta di «una legge troppo debole per avere un impatto significativo». Il pacchetto di misure, pubblicate sul sito del parlamento cinese, è stato approvato il giorno di Natale.