Indagato l’ex ministro fantozzi

Concorsi truccati, arrestati a Firenze sette professori universitari

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Sette docenti universitari sono stati arrestati per reati corruttivi dalla Guardia di finanza di Firenze, nell’ambito di un’inchiesta su concorsi truccati. Le misure sono scattate a seguito di un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, disposta dal gip su richiesta dei pm fiorentini Luca Turco e Paolo Barlucchi. Altri 22 sono stati colpiti dalla misura dell’interdizione dalle funzioni di professore universitario e da quelle connesse a ogni altro incarico accademico per la durata di 12 mesi.

Tra gli indagati anche l’ex ministro Fantozzi
E c’è anche l’ex ministro Augusto Fantozzi tra gli indagati nell'inchiesta della Guardia di finanza di Firenze. Fantozzi rischia l’interdizione dalla
professione di docente, in merito alla quale il gip di è riservato di decidere dopo l’interrogatorio. Ai domiciliari sono finiti Fabrizio Amatucci, docente alla Federico II di Napoli, Giuseppe Maria Cipolla (Università di Cassino), Adriano di Pietro (Università di Bologna), Alessandro Giovannini (Università di Siena), Valerio Ficari (Università di Roma 2), Giuseppe Zizzo (Università Carlo Cattaneo di Castellanza, Varese), Guglielmo Fransoni (Università di Foggia).

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Il ministro Fedeli: «A ottobre codice di condotta per l’università»
Dura la reazione del ministro di Pubblica istruzione, dell’Università e della ricerca Valeria Fedeli. «Voglio andare fino in fondo», ha detto, aggiungendo che entro ottobre arriverà una sorta di codice di comportamento sull’università sul quale il Miur da mesi sta lavorando insieme all’Anac nell'ambito delle iniziative anticorruzione. «La bozza è pronta da luglio, ora è in consultazione e vogliamo concludere assolutamente entro ottobre», ha spiegato precisando che i fatti che hanno dato spunto all’inchiesta Gdf si riferiscono a procedure di abilitazione relative al 2012/2013.

Indagate 59 persone
Nell’inchiesta, che riguarda tutto il territorio nazionale, risultano indagate complessivamente 59 persone. Secondo quanto spiegato, le indagini sono partite dal presunto tentativo da parte di alcuni professori universitari di indurre un ricercatore, candidato al concorso per l’abilitazione scientifica nazionale all’insegnamento nel settore del diritto tributario, a ritirare la propria domanda, con l’obiettivo di favorire un altro ricercatore, in possesso di un curriculum notevolmente inferiore, promettendogli in cambio l’abilitazione nella tornata successiva.

Scelti non per merito, ma per «chiamata alle armi» della commissione
Dalle intercettazioni emerge che i vincitori del concorso nazionale venivano scelti con una «chiamata alle armi» tra i componenti della commissione giudicante, e non in base a criteri di merito. Per esempio in una intercettazione uno dei docenti, componente della commissione giudicante, affermerebbe di voler favorire il suo candidato, contrapposto a quello di un collega, esercitando la sua influenza con una vera e propria “chiamata alle armi” rivolta agli altri commissari a lui più vicini. Sarebbero stati scelti in base alla regola del «do ut des», uno scambio di favori tra commissari, i vincitori del concorso per l’abilitazione scientifica nazionale all’insegnamento nel settore del diritto tributario.

Patto tra i commissari
Tra i commissari vigeva un «patto», un accordo per scambiarsi reciprocamente i voti e favorire i candidati «sponsorizzati» da ciascuno. «Non è che non sei idoneo... Non rientri nel patto», questa la frase, secondo quanto si legge nelle carte dell’inchiesta, che un ricercatore dell’Università di Firenze, la cui denuncia ha fatto scattare le indagini, si sarebbe sentito rivolgere da un docente dell’Ateneo fiorentino, che lo invitava a ritirarsi dal concorso, il cui superamento è necessario per l’accesso ai bandi da docente di prima e seconda fascia. In cambio sarebbe stato promosso alla tornata successiva.

Sistematici accordi corruttivi
Le indagini, spiega la Gdf in una nota, hanno consentito di accertare «sistematici accordi corruttivi tra numerosi professori di diritto tributario», alcuni dei quali pubblici ufficiali poiché componenti di diverse commissioni nazionali nominate dal Miur, finalizzati a rilasciare abilitazioni «secondo logiche di spartizione territoriale e di reciproci scambi di favori», per soddisfare «interessi personali, professionali o associativi».

Eseguite 150 perquisizioni domiciliari
Questa mattina i finanzieri hanno eseguito oltre 150 perquisizioni domiciliari in uffici pubblici, abitazioni private e studi professionali. Per 7 docenti che figurano tra gli indagati il gip Antonio Pezzuti si è riservato la valutazione circa la misura interdittiva dalla professione all’esito dell’interrogatorio.

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