Milano, 5 novembre 2017 - 08:13

Pavia, commissione parlamentare
per i rifiuti bruciati di Mortara

Sopralluogo a dicembre dopo il rogo alla Eredi Bertè. La denuncia dei residenti: «Ancora polveri e miasmi, i residui non sono stati rimossi»

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Sono passati quasi due mesi dall’incendio alla ditta Eredi Bertè di Mortara. Un rogo che ha richiesto una ventina di giorni di lavoro da parte dei vigili del fuoco per essere completamente domato vista la grande quantità di rifiuti stipati nel cortile dell’azienda. Un episodio che ha acceso un faro, l’ennesimo, sulla situazione dei rifiuti in provincia di Pavia e più in generale in Lombardia. Tanto che proprio allo stabilimento della Eredi Bertè è previsto per l’inizio di dicembre un sopralluogo della commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti presieduta da Alessandro Bratti. A confermarlo è stato nella mattinata di ieri uno dei componenti della commissione, il senatore Luis Alberto Orellana, che ha presenziato a un sit-in organizzato dall’associazione Futuro Sostenibile in Lomellina fuori dai cancelli della ditta di via Fermi. «Nella prima settimana di dicembre — ha detto Orellana — saremo in missione in Lombardia e Veneto per alcuni sopralluoghi nelle aziende che in questi mesi sono state al centro dei roghi. La legislatura è alla fine — conclude Orellana — e vorremmo chiudere in tempo le relazioni sul tavolo».

Dai passi dell’inchiesta parlamentare a quelli della Procura di Pavia. Le indagini proseguono: nei giorni scorsi i vigili del fuoco hanno depositato la relazione tecnica concludendo come non sia stato possibile accertare le cause del rogo, dando per acquisito però che all’origine dell’incendio non vi fosse una autocombustione dei rifiuti. Scenari ancora aperti dunque per accertare le responsabilità ed eventuali colpe della proprietà che nel frattempo ha chiesto il dissequestro delle aree. Sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti ci sono almeno quattro punti: il quantitativo di rifiuti stoccato, la divisione tra i cumuli prevista dai regolamenti, la loro tipologia e il funzionamento dell’impianto antincendio. Riguardo ai primi due punti i vigili del fuoco hanno sottolineato come il quantitativo a una prima stima fosse superiore alle autorizzazioni e di come la divisione fosse pressoché inesistente. Ulteriori accertamenti invece riguardano il funzionamento dell’antincendio e la presenza di scorie non autorizzate.

Fuori dai palazzi invece a destare ancora preoccupazione tra la popolazione residente e i lavoratori della zona industriale sono i resti dei rifiuti bruciati che stazionano ancora sul piazzale del deposito attualmente sotto sequestro dell’autorità giudiziaria. «Dai cumuli si sollevano polveri e odori — denunciano alcuni lavoratori delle imprese vicine — che irritano e sono insopportabili».

L’arrivo delle piogge complica ulteriormente le cose a livello sanitario e ambientale perché l’acqua che filtrerà dalle montagne di detriti e rifiuti ancora presenti finirà a terra e dunque in fognatura, diretta poi verso il depuratore cittadino. Grande attenzione è rivolta nei prossimi giorni anche ai due fiumi che attraversano la zona, cioè il Terdoppio e l’Agogna, che da quel depuratore accolgono una parte delle acque. E proprio nel corso del sit-in organizzato ieri l’associazione Futuro Sostenibile ha chiesto al Comune di Mortara, quindi al sindaco Marco Facchinotti, «di trovare insieme alla magistratura una soluzione per mettere l’area in sicurezza. C’è la necessità con l’arrivo delle piogge — ha detto la portavoce Alda La Rosa — di coprire i cumuli dei rifiuti rimasti con teli impermeabili per impedire l’afflusso delle acque di scolo alle fognature e al depuratore. Quello che non vogliamo — ha concluso La Rosa — è che ci si dimentichi troppo in fretta di questo episodio».

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