Milano, 30 dicembre 2016 - 22:36

La mossa di Putin, niente ritorsioni:
triste che Obama esca di scena così

Il leader del Cremlino lascia agli altri i «toni rancorosi» dopo l’espulsione delle 35 spie da Washington. I figli dei diplomatici Usa invitati al Cremlino per gli auguri

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Mosca I toni rancorosi e aggressivi da Guerra Fredda li ha lasciati agli altri, compresi il primo ministro e il responsabile Esteri. Lui, spiazzando tutti, ha rinunciato alle «risposte adeguate» e si è comportato come un leader magnanimo. Niente ritorsioni per l’espulsione di 35 «diplomatici» russi dagli Usa. Nessuno va a casa, e in più i figli di tutti i diplomatici Usa accreditati a Mosca vengono invitati al Cremlino per gli auguri sotto l’albero di Natale. Il senso dell’operazione simpatia lo ha chiarito lo stesso Vladimir Putin: non cadere in quello che è ritenuto il trappolone finale di Obama. I russi sono totalmente d’accordo con lo staff di Donald Trump sul fatto che l’operazione americana, anche se caldeggiata dagli organismi di intelligence, miri a mettere in difficoltà il presidente eletto. «Giudichiamo provocatori i nuovi passi dell’amministrazione uscente. Tendono a minare ulteriormente le relazioni russo-americane».

Putin si riserva di rispondere in un secondo tempo all’azione Usa, ma per ora decide di non abbassarsi «al livello della diplomazia irresponsabile e da cucina». Il futuro delle relazioni tra i due Paesi e l’atteggiamento russo saranno decisi «dalla politica che condurrà l’amministrazione del presidente Trump». Che in un tweet ha elogiato l’«amico» Putin: «Grande mossa ritardare (da parte di Putin, ndr). Ho sempre saputo che è molto intelligente!»

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Vladimir Putin

I diplomatici russi torneranno in patria con un aereo speciale. «E passeranno le vacanze di capodanno nella cerchia dei loro cari, a casa», ha aggiunto il presidente russo. «Noi non creeremo problemi ai diplomatici americani. Non espelleremo nessuno. Non vieteremo alle loro famiglie e ai loro figli di usufruire degli abituali luoghi di riposo durante le feste». Quindi l’invito a tutti i bambini al Cremlino, dove, come tradizione, dopo un concerto e uno spettacolo circense riceveranno un dono, in genere una scatola raffigurante una delle torri della fortezza zarista piena di cioccolatini della fabbrica Ottobre Rosso. Infine gli auguri, anche se alo zar «dispiace che l’amministrazione Obama termini la sua attività in tale modo». Tanto a Trump quanto al presidente uscente e alla sua famiglia Putin augura «benessere e prosperità».

La rete degli agenti russi negli Stati Uniti è in parte saltata, dopo le misure di Obama. Ma questo non è solo un problema per Mosca. Gli agenti del Gru e degli altri servizi accreditati come diplomatici (per non poter essere arrestati) erano noti al controspionaggio Usa che li seguiva e monitorava. Nei prossimi mesi, arriveranno nuovi addetti culturali, consoli e funzionari vari. L’Fbi dovrà ricominciare daccapo per arrivare a distinguere quelli veri da quelli fasulli. Un lavoro che viene risparmiato al controspionaggio russo che, naturalmente, già sa benissimo quali siano gli agenti della Cia. E non si può escludere che Putin, da buon ex agente del Kgb, abbia pensato anche ai danni collaterali di una eventuale espulsione in massa di finti diplomatici americani.

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