Milano, 1 dicembre 2016 - 23:24

Tra Sì e No le dieci ragioni dei giuristi

I principali nodi della riforma costituzionale sottosposta a referendum il 4 dicembre, secondo due esperti della Carta: Stefano Ceccanti per il Sì, Anna Falcone per il No

di Dino Martirano

Scheda 1 di 10

1.
Elezione del Senato e immunità


«Il nuovo Senato non sarà una Camera eletta a suffragio universale. Non deve esserlo. Perché non serve creare un doppione della Camera dei deputati che da sola ha un rapporto di fiducia con il governo. Piuttosto, il nuovo Senato deve dare voce al legislatore regionale, alle istanze dei territori e alle comunità locali: è questo il punto di svolta, la novità assoluta e per questo bisogna votare Sì al referendum. L’immunità parlamentare? Così come è stata cambiata nel 1993 con la modifica dell’articolo 68 (limitandola all’insindacabilità delle opinioni espresse nell’esercizio del mandato e alle misure restrittive) serve anche per i senatori. Altrimenti facciamo la fine della Turchia dove Erdogan può far arrestare i parlamentari di opposizione».

NO
«L’unica certezza che abbiamo, non essendoci ancora la legge sull’elezione dei senatori, è che il nuovo Senato non sarà una Camera eletta a suffragio universale. Trovo molto grave che Renzi mostri la scheda per l’elezione dei senatori che si riferisce a una legge ancora non approvata dal Parlamento. Il doppio lavoro dei senatori è un elemento di disfunzionalità: il sindaco e il consigliere regionale sono chiamati a svolgere una funzione amministrativa, basata sulla velocità delle decisioni. Invece il senatore, che svolge una funzione politica, dovrebbe badare di più alla ponderatezza delle sue scelte legislative. E poi, non essendoci vincolo di mandato come nel Bundesrat tedesco, non è detto che il senatore eletto in una regione poi finisca per tutelare gli interessi di quel territorio».NO «L’unica certezza che abbiamo, non essendoci ancora la legge sull’elezione dei senatori, è che il nuovo Senato non sarà una Camera eletta a suffragio universale. Trovo molto grave che Renzi mostri la scheda per l’elezione dei senatori che si riferisce a una legge ancora non approvata dal Parlamento. Il doppio lavoro dei senatori è un elemento di disfunzionalità: il sindaco e il consigliere regionale sono chiamati a svolgere una funzione amministrativa, basata sulla velocità delle decisioni. Invece il senatore, che svolge una funzione politica, dovrebbe badare di più alla ponderatezza delle sue scelte legislative. E poi, non essendoci vincolo di mandato come nel Bundesrat tedesco, non è detto che il senatore eletto in una regione poi finisca per tutelare gli interessi di quel territorio».

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