Milano, 29 novembre 2016 - 10:06

Trieste, prima città con vaccinazione obbligatoria per i bambini dell’asilo

Riguarda dal prossimo gennaio circa 4 mila bimbi degli asili nido e d’infanzia per difterite, tetano, poliomielite ed epatite B. Astenuto il M5S. Annunciati ricorsi

(Ansa) (Ansa)
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Trieste è la prima città italiana dove sarà obbligatoria la vaccinazione per iscrivere i bambini agli asili nido e d’infanzia sia comunali che convenzionati. Lo ha deciso nella notte il Consiglio comunale a maggioranza, con l’astensione del Movimento 5 Stella. Il capoluogo giuliano, a pochi giorni dall’analoga risoluzione presa dalla Regione Emilia Romagna (che però riguarda solo gli asili nido), diventa quindi la prima città a imporre per le iscrizioni al prossimo anno (che iniziano a gennaio) l’obbligo di vaccinazione contro difterite, tetano, poliomielite ed epatite B per i bimbi (circa 4 mila) che frequentano gli asili triestini.

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Copertura sono il limite del 95%

A Trieste le coperture vaccinali sono scese sotto il livello di sicurezza del 95%. In particolare, ha riferito l’assessore all’Infanzia Angela Brandi, la copertura antidifterica è arrivata all’89%, quella antitetanica al 91%, l’antipolio al 92% e quella antiepatite B all’89%. I genitori dovranno garantire con un’autocertificazione l’avvenuta vaccinazione che, comunque, sarà verificata dalle strutture comunali. La decisione di adottare l’obbligo di vaccinazione dei bimbi che frequentano gli asili è stata proposta dalla Giunta comunale con la collaborazione con l’Ordine dei medici, il Collegio dei pediatri, l’ospedale infantile Burlo Garofolo e l’Azienda sanitaria AsuiTs del capoluogo giuliano.

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Ricorsi

Altre regioni si stanno attivando per una legge simile a quella dell’Emilia Romagna, in particolare Veneto, Lazio, Toscana, Umbria e Marche. A Trieste, però, è già stato annunciato un ricorso a Tar con il sostegno del comitato Comilva (Coordinamento del Movimento italiano per la libertà delle vaccinazioni) e una raccolta di firme per chiedere un incontro con i promotori della delibera comunale. Anche il Codacons è «pronto a promuovere una raffica di ricorsi da parte delle famiglie» contro la decisione del Consiglio comunale di Trieste. Per l’associazione dei consumatori, si tratta di «una disposizione inapplicabile, incostituzionale e contraria alle norme nazionali».

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