Milano, 1 dicembre 2016 - 21:06

Voto all’Unesco, il Vaticano:
«Non si può negare la storia biblica»

Dal Vaticano finora non c’erano stati commenti alla risoluzione dell’Unesco che cancellava la storia e il Monte del Tempio di Gerusalemme nominandolo solo con il nome arabo. Ora prende posizione con un testo dei maggiori rappresentanti di Israele e della Santa Sede

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CITTÀ DEL VATICANO- Il testo firmato dai rappresentanti del Gran Rabbinato d’Israele e della Santa Sede non la manda a dire: «Nella discussione di argomenti di attualità, è stato affermato il principio del rispetto universale per i luoghi santi di ciascuna religione, ponendo attenzione ai tentativi di negare l’attaccamento storico del popolo ebraico al proprio luogo più santo».

Il riferimento all’Unesco

Per «sobrietà» diplomatica, si spiega Oltretevere, è stato scelto di affermare il principio generale e di non citare esplicitamente l’Unesco e l’approvazione in ottobre della risoluzione «Palestina occupata», che cancellava la storia e il Monte del Tempio di Gerusalemme nominandolo con il solo nome arabo al-haram al-Sharif, «il nobile santuario», assieme alla moschea di Al-Aqsa. Ma il riferimento all’Unesco è evidente e voluto, e compare nel comunicato finale dell’ultima «commissione bilaterale» composta dal Gran Rabbinato e dai delegati vaticani per i «rapporti religiosi con l’ebraismo». Parole nette: «La commissione bilaterale ha preso posizione con forza contro la negazione politica e polemica della storia biblica, esortando tutte le nazioni e le fedi a rispettare tale legame storico e religioso».

L’appello a tutte le nazioni e le fedi

Dal Vaticano finora non erano arrivati commenti di sorta. All’indomani del voto, il presidente della Knesset Yuli Edelstein aveva parlato di un «affronto per cristiani ed ebrei»; era trapelata la notizia di una lettera alla Segreteria di Stato nella quale lo speaker del Parlamento israeliano chiedeva al Vaticano di «usare i suoi migliori uffici per impedire il ripetersi di questi sviluppi di questo tipo».
Le delegazioni si occupano di questioni religiose, la quattordicesima riunione aveva come tema «promuovere la pace nel contesto della violenza in nome della religione». Tanto più significativa, quindi, l’affermazione che non si può cancellare la storia biblica per questioni politiche. E l’appello a «tutte le nazioni e le fedi».

I big del cattolicesimo

Come quelle del Gran Rabbinato, le firme della parte cattolica sono al massimo livello. Il testo è firmato dal cardinale Peter Turkson, al quale il Papa ha affidato il nuovo dicastero per il «Servizio dello sviluppo umano integrale»; dagli arcivescovi Pierbattista Pizzaballa (amministratore apostolico di Gerusalemme, già Custode di Terra Santa) e Bruno Forte (il teologo che Bergoglio ha nominato segretario speciale dei due ultimi Sinodi), e dal vescovo ausiliare di Gerusalemme Giacinto-Boulos Marcuzzo, dal viceprefetto dell’Ambrosiana Pier Francesco Fumagalli e dal salesiano Norbert Hofmann.

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