Milano, 2 dicembre 2016 - 09:25

Corrado Fumagalli dopo la condanna: «Il sesso, i vip, il tentato suicidio»

Due anni per il patron di Sexy bar nel processo per prostituzione minorile. Lui si racconta nella villa dove portava i ragazzini: ho sbagliato, ora ho chiuso con le feste in casa. Gli esordi da cinque milioni al mese e il dolore per la perdita della moglie

Corrado Fumagalli, 49 anni (Fotogramma/Tiziano Manzoni) Corrado Fumagalli, 49 anni (Fotogramma/Tiziano Manzoni)
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La piscina delle feste trasgressive nella villa di Pognano è vuota già da quest’estate. Il vociare vip si può solamente immaginare. Nel salotto con divano bianco e poltrona rossa in pelle, cyclette e tapis roulant, si sente solo lo zampettare dei suoi due cani. Corrado Fumagalli è vestito da Corrado Fumagalli: pizzetto, camicia e pantaloni neri. Difeso dall’avvocato Benedetto Maria Bonomo, è stato condannato a 2 anni con pena sospesa per prostituzione minorile, a fronte dei 2 anni e 8 mesi chiesti dal pm. La bufera giudiziaria, il sesso, il lutto e il tentativo di suicidio: Fumagalli si racconta a ruota libera.

Come ha conosciuto il primo ragazzo?

«Lui ha cliccato “mi piace” sulla mia foto con la Lamborghini gialla, ecco questa (mostra il suo libro), abbiamo chattato e mi ha chiesto se poteva venire alle mie feste».

Poi vi siete visti.

«All’inizio ero troppo impegnato, con quattro lavori. Poi sono andato a prenderlo nel parcheggio del teatro di Seriate. Era con un amico».

Non ha visto che avevano 16-17 anni?

«Diceva di averne 20, di lavorare come cuoco, che frequentava i Magazzini Generali di Milano. Vedi un ragazzo con un cellulare da 900 euro, come puoi pensare che sia minorenne? Credevo fossero entrambi maggiorenni, lo dirò anche in appello».

L’onere di sapere la verità era suo.

«So di aver sbagliato e per questo pago. Ma non faccio troppi calcoli, ho sempre aperto la mia casa alle persone. La cosa che mi fa più male è passare per uno che chatta in cerca di ragazzini. Se lei sale al piano di sopra trova un armadio pieno di cd, c’è di tutto, ma nulla sui minorenni. No, pedofilo no, non sono questo».

Non era questa la contestazione.

«Sono passato così su alcuni giornali e tivù. Per me adescare bambini è peggio che essere un assassino. Su quello che fanno gli adulti non ho paletti, proprio io, figuriamoci. A fine programma dicevo: divertiteti tra adulti consenzienti».

Li ha comunque cercati per sesso.

«A parte che a me piace guardare, per voyeurismo. Ma proprio perché pensavo fossero maggiorenni, e non avevo nulla da nascondere, le 3 o 4 volte che li ho visti siamo andati a Oriocenter e alle Due Torri. Non mi interessava il sesso, volevo svagarmi in un periodo in cui, a un anno dalla perdita di mia moglie, facevo quattro lavori».

Corrado Fumagalli per avere un po’ di compagnia si porta in giro due ragazzi conosciuti in chat?

«Beh, sì.. Ho degli amici fissi, ma in quel periodo era così, cercavo leggerezza».

Ha saputo dell’arresto in Brasile.

«Ho la residenza lì. Mi stavo mettendo le scarpe per andare a un concerto a Salvador de Bahia, dove si svolge un carnevale che attira 700.000 persone. Mi chiama mia sorella e mi dice: “Dei ragazzi dicono di essere venuti con te, i telegiornali parlano di pedofilia”. Io un pedofilo? (Gli occhi sono lucidi, si passa le mani sul viso per asciugare le lacrime, ndr)».

Non ha pensato di rimanere in Brasile?

«Assolutamente no, ero là da mesi, ci vado ogni anno».

Perché sua moglie era brasiliana.

«(Altro nodo alla gola, ndr) Era il 1997, l’ho incontrata in spiaggia dove gestiva le sdraio. Ci dicevamo che dopo i 50 anni ci saremmo ritirati a lavorare lì. Invece se n’è andata, a 53 anni. Il nostro rapporto era splendido, aveva accettato il mio lavoro, anche perché in Brasile c’è un’altra mentalità».

Donne, uomini. Ma a lei chi piace?

«Sono attratto dalle donne con il seno grande. Però donne, uomini, trans. Sono trisex. Perché mettere delle etichette?»

Quello che per molti è trasgressione per lei che cosa è?

«Normale. Non siamo nati nudi? E sfatiamolo: nel mondo del sesso ci sono regole ferree come l’uso dei profilattici, controlli rigorosi e assidui. Rischia di più la moglie che non sa dove va il marito. Poi, scusi, che cosa c’è di scandaloso nei miei programmi, che si vedano dei seni? Lì il sesso è sempre presentato in modo goliardico».

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Corrado Fumagalli, il patron di «Sexy Bar» nell?inchiesta sulla prostituzione minorile

Che cosa è volgare?

«La maleducazione, la mancanza di rispetto come non mettere la freccia quando svolti. Io userò termini un po’ spinti, ma non mi sentirà mai dire una bestemmia».

Si commuove parlando di sua moglie e della pedofilia.

«Un conto sono il lavoro e il sesso, un conto è il resto. Vuole sapere chi sono? Questo, appassionato di cani, fiori, cucina. Ai domiciliari non ho fatto altro che preparare un sacco di roba, soprattutto torte (come la crostata sul tavolo della cucina fucsia, ndr). Qui c’erano sempre Flavio, che abita sopra, o mia sorella, perché temevano che succedesse come quella volta … vabbè che ho preso le pastiglie».

Quella volta ha tentato il suicidio.

«Nel 2011 c’è stata una forte crisi. Avevo comprato Inter tv, ma è andata male. Ho dovuto lasciare a casa persone che si erano licenziate per lavorare con me. Un peso insopportabile. Mi ha trovato mia sorella, mi sono svegliato in ospedale. Il dottore disse che se avessi preso una pastiglia in più...»

C’è chi l’ha scaricato per questa storia?

«(Stavolta è commosso per la goia, ndr) Quando ho riattivato il telefono ho trovato tanti sms. Giornalisti, registi, calciatori. Ne leggo alcuni: “Corrado per me non è cambiato nulla” con l’icona di un cuore. “Corrado, vedrai che piano piano tornerà tutto alla normalità”».

Ma lei da dove ha iniziato?

«A 14 anni lavoravo nella fabbrica di stampi meccanici di mio padre, a Cassano. Avevo la parlantina, così a 16 anni sono andato a lavorare a Via Radio Melzo, poi a Bergamo a Radio Ponte. A 18 anni guadagnavo 5 milioni di lire. Seguivo le trasferte dell’Inter, rientravo in aereo con i giocatori».

Tanti soldi, così giovane, non le hanno dato alla testa?

«No, mi mantenevo. Mio padre era molto rigoroso. Ricordo la mia prima macchina, una Lancia Beta».

Poi ha iniziato con i locali.

«Al Nite lite facevamo 20.000 tessere. C’erano persone famose, da Aldo Busi a Oliviero Toscani e Daria Bignardi. Era uno dei primi, insieme a un altro di Bologna».

Che cosa era?

«Discoteca, ritrovo. Si faceva la rassegna di Zelig che non è nato ora con la tivù».

Poi è iniziato Sexy bar.

«D’estate giravo anche 14 puntate in un giorno. Ad agosto avevo l’albero di Natale sullo sfondo. Dicevo: “State attenti alle strade ghiacciate”. L’ospite pagava la sedia, poi è arrivato Internet e non funzionava più. Per questo avevo dirottato sul calcio».

Questo è il lavoro. E a livello privato?

«Basta feste qui in casa. Venivano persone note, calciatori e presidenti di squadre di serie A. Ho paura di sbagliare di nuovo».

Chi erano i vip?

«No, no, i nomi non si fanno».

Il primo giorno da libero cosa ha fatto?

«Sono andato al centro commerciale a bere un caffè, da mia mamma che non avevo più visto e al lavoro, in sauna a Milano».

Ma perché si veste sempre di nero?

«Mi vesto da Corrado Fumagalli. Anni fa, quando andai da Maurizio Costanzo gli chiesi perché si vestisse sempre nello stesso modo. Rispose che se fai un programma quotidiano è più comodo, ti cambi senza dover decidere cosa indossare».

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Quando Daria Bignardi presentava «Mister gay» con Corrado Fumagalli

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