Lucca Comics & Games 2016, RW Edizioni ha proposto un panel con protagonista Brian Azzarello, celebre sceneggiatore di fumetti e autore, tra le altre cose, di 100 Bullets, Wonder Woman e – insieme a Frank Miller – Cavaliere Oscuro III – Razza Suprema.

Il primo argomento trattato è stato la miniserie Batman: Europa, scritta insieme a Matteo Casali e illustrata da diversi artisti, tra i quali Jim Lee e Giuseppe Camuncoli:

 

Batman Europa #4 - JockQuesta collaborazione è andata molto bene, almeno così mi sembra di ricordare… sapete, è cominciato tutto undici anni fa! All’epoca Jim Lee viveva a Reggio Emilia e mi chiamò per propormi questo progetto. Quando me lo accennò pensai: “Non succederà mai”. E in effetti stava per “non succedere”, dato che ci abbiamo messo un’eternità a concluderlo.

Nello specifico – e faccio davvero fatica a ricordarlo – di Batman: Europa ho scritto la storia, divisa per episodi, spiegando cosa sarebbe successo in ciascuno e mandando tutto a Matteo, che si è occupato della sceneggiatura. Lui mi ha poi mandato i suoi testi, così che potessi revisionarli a mia volta.

In origine Camuncoli non doveva essere così impegnato in questo progetto, ma fondamentalmente è grazie a lui che tutto è andato a buon fine.

 

Da un Batman all’altro: è stato inevitabile parlare del terzo capitolo della saga del Cavaliere Oscuro di Frank Miller, attualmente in corso di svolgimento sia negli Stati Uniti che in Italia.

 

Dark Knight III: The Master Race #7, copertina di Andy KubertSono stato coinvolto in questo progetto su richiesta di Frank Miller. È iniziato tutto quattro anni fa, quando Jim Lee – sempre lui – mi accennò che Frank stava pensando di espandere l’universo narrativo del Cavaliere Oscuro. Anche in questo caso pensai che non sarebbe mai successo.

Due anni fa, al New York Comic-Con, Dan DiDio mi disse che Frank voleva incontrarmi per lavorare a questa miniserie: sono rimasto nei paraggi e alla fine ci siamo incontrati, iniziando a buttare giù la storia. Era come un puzzle: lui voleva raccontare tante cose, inizialmente sconnesse tra loro. Lavora così, “per pezzi” di storia, mentre io tendo a pensare a intere sequenze continuative. In sostanza, dovevo mettere ordine tra le sue tante idee. Mi recavo nello studio di Frank da Chicago circa una volta al mese. È stata una collaborazione molto serrata.

Avevamo un finale per questa storia sin dall’inizio della lavorazione: è sempre così con me, si deve avere un inizio e una fine, da subito; poi si lavora a tutto quello che c’è nel mezzo. Ho imparato davvero tanto da Frank, ed entrambi abbiamo contribuito a questa storia. Io, ad esempio, esempio so scrivere delle storie mystery e lui cercava questo da me per la storia, dato che si dichiara incapace di farlo.

 

Ne abbiamo approfittato per fare qualche domanda a Brian Azzarello, la prima delle quali incentrata sulla sua lunga gestione di Wonder Woman, in particolare sulla libertà creativa ottenuta per raccontare la sua storia; ci riferiamo ovviamente alle origini moderne del personaggio, che però sembrano essere state accantonate da Greg Rucka, autore della serie nell’era Rebirth:

 

Wonder Woman #1, copertina di Cliff ChiangPer Wonder Woman non ho mai avuto pressioni, pur trattandosi di un progetto della durata di tre anni. Sono stato fortunato a poter lavorare in questo modo, senza interferenze. La mia Diana non ha mai avuto Superman come fidanzato, ad esempio. Se me lo chiedete, per me lei ha dei gusti migliori in fatto di uomini!

Pensavo davvero che questo personaggio avesse bisogno di un nuovo cast di supporto, meno umano. Prima di allora c’erano solo esseri umani, invece, ma io volevo portare in scena la sua famiglia originale. Niente più Steve Trevor o Etta Candy, ma gli dèi greci. Penso che l’aspetto mitologico sia quello che rende questo personaggio davvero unico nell’Universo DC. Tutti possono indossare una toga, ma sentivo il bisogno di creare un contesto migliore e moderno per il suo mondo.

Non ho letto il nuovo corso di Wonder Woman di Greg Rucka, che è un grande scrittore, motivo per il quale non so dare un giudizio a riguardo. Non sono d’accordo sul fatto che questo personaggio non abbia avuto quello che merita: da me lo ha avuto. Ma la continuity dei supereroi è questa: ognuno ha il suo ciclo di storie e poi tutto viene “distrutto”, così che qualcun altro possa costruire qualcosa di nuovo e personale per ogni personaggio. Io ho raccontato la storia che volevo raccontare e l’ho portata a compimento. La DC Comics voleva che rimanessi oltre, ma io non avevo davvero più niente da dire: ero arrivato alla mia fine. Non la sua, non la loro. La mia.

 

Lo scrittore ha poi accennato al suo capolavoro, 100 Bullets:

 

C’è molto della società americana in questa storia, società che è peggiorata molto da allora. In 100 Bullets c’è parecchio del mio mondo: il quartiere nel quale la storia si svolge è il mio!

Questa storia è nata mentre guidavo con un amico per le strade di Chicago. Nel traffico una persona mi tagliò la strada e io esclamai che volevo ucciderlo. Il mio amico mi chiese allora se lo avrei fatto davvero se mi fosse stato consentito di passarla liscia. Con questa domanda, 100 Bullets era nato nella mia mente.

 

È stato poi chiesto ad Azzarello un commento sulla sua gestione della testata Vertigo Hellblazer, con protagonista John Constantine.

 

Ricordo questa esperienza come molto buona. Ho riletto di recente il mio ciclo su Hellblazer e credo davvero che sia una bella storia. Il personaggio di John Constantine è una persona orribile, uno stronzo. Penso che sia meglio definito da quello che non dice, ma è una persona che non vorrei conoscere, o essergli amico. Anche perché tutti i suoi amici finiscono per morire.

 

Inevitabilmente, allo sceneggiatore è stata chiesta un’opinione sui supereroi in generale, e Azzarello ha detto la sua senza peli sulla lingua:

 

Diciamo che non mi piace averli intorno. I superpoteri non sono qualcosa che mi affascina, mi interessano di più i problemi della gente normale: sono questi a rendere le storie interessanti.

 

Infine, in vista delle elezioni presidenziali americane del prossimo novembre, abbiamo chiesto allo scrittore la sua posizione al riguardo:

 

Spero davvero che questa volta noi americani non avremo quello che ci meritiamo, perché se dovesse accadere dovrò trasferirmi in Messico. Almeno saprò che ci sarà un grande muro a nord a separarci dagli Stati Uniti.