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IL MONDO OGGI

Riassunto geopolitico della giornata, con analisi e link per approfondire e ricostruire il contesto.

Trump stringe la mano a Riyad e il pugno verso la Cina

Le notizie geopolitiche del 21 marzo.
a cura di Lorenzo Di Muro
Pubblicato il Aggiornato alle
[Il principe saudita bin Salman e il presidente Usa Donald Trump alla Casa Bianca, 20/3/2018. Foto di MANDEL NGAN/AFP/Getty Images]
[Il principe saudita bin Salman e il presidente Usa Donald Trump alla Casa Bianca, 20/3/2018. Foto di MANDEL NGAN/AFP/Getty Images] 

CONVERGENZA USA-ARABIA SAUDITA [di Cinzia Bianco]

Il principe della Corona saudita Mohammad bin Salman [MbS] è giunto negli Stati Uniti per una visita di ben tre settimane. Dopo quello dello scorso anno, il tour diplomatico conferma l'importanza che ha per MbS la creazione di una rete politica, economica e militare americana.

I dossier più rilevanti, da affrontare nella prima tappa del viaggio a Washington, sono quelli di politica estera. I sauditi intendono capitalizzare sull'esclusione di Rex Tillerson e sulla nomina dell'ex direttore della Cia Mike Pompeo a capo del dipartimento di Stato.

Tillerson si era esposto pubblicamente, contraddicendo Trump su come l'accordo nucleare con l'Iran stesse funzionando e quindi dovesse essere preservato. E sottolineando come la crisi col Qatar fosse controproducente per gli interessi statunitensi e la stabilità della regione, e quindi dovesse essere ricucita. Pompeo invece è su posizioni più aggressive nei confronti di Teheran e potrebbe sostenere un'escalation politico-economica contro la Repubblica Islamica. Non è chiaro invece il suo approccio alla crisi con il Qatar: mentre alcuni a Foggy Bottom spingono per la partecipazione dei sauditi a un vertice di riconciliazione a Camp David, altri nel cerchio magico del presidente non la ritengono prioritaria.

Il dossier più ostico resta quello dello Yemen: il principe perora il punto di vista saudita sulla guerra - proprio ieri il Senato Usa ha lasciato cadere una risoluzione che avrebbe impedito a Washington di vendere armamenti al Regno in conseguenza del disastro umanitario yemenita. Simili proposte legislative sono ricorrenti al Congresso ma raramente sono approvate, men che meno in un momento come quello attuale in cui gli Stati Uniti impostano la propria politica estera, senza remore, su logiche mercantilistiche.

Chiuso il capitolo politico, si aprirà quello economico-finanziario. Il principe tenterà di stringere accordi a sostegno della sua grande strategia per la diversificazione economica (Vision 2030). Bin Salman si recherà a New York e in California. Tra i punti in agenda: la possibile quotazione a Wall Street del 5% della compagnia petrolifera nazionale Aramco; incontri con Google, Amazon, Uber e Apple per investimenti sauditi nel settore e per il trasferimento di tecnologia verso alcuni dei programmi di innovazione nel Regno; la creazione di un'industria della difesa autoctona saudita con l'appoggio di Lockheed Martin, Boeing e Raytheon.

Infine - e questa è forse la vera novità del viaggio - il principe incontrerà la Universal e la Disney: segno che la creazione di opportunità di svago e intrattenimento in Arabia Saudita, un'idea del tutto sottovalutata che genera notevole capitale politico per bin Salman, è ancora tra le sue priorità.


Carta di Laura Canali
Carta di Laura Canali 


TRUMP CONTRO CINA

L'amministrazione Trump prepara nuove misure in direzione di una "guerra commerciale" con la Cina. La Casa Bianca si appresta a imporre restrizioni alle acquisizioni e agli investimenti di Pechino nei settori ad alta tecnologia Usa, dal valore di 30 miliardi di dollari, che dovrebbero essere annunciate giovedì ma che entreranno in vigore dopo il parere dell'industria statunitense (incerta sulla mossa).

La ratio è la stessa alla base dello stop alla cessione della Lattice Semiconductor (azienda produttrice di componenti informatiche) alla Canyon Bridge Capital Partners e della Qualcomm alla Broadcom (entrambe attive nella progettazione e produzione di componenti per telefonia e computeristica). Ossia, difendere la produzione interna e arginare la penetrazione di attori esterni in comparti strategici - in primis quello dell’alta tecnologia, uno dei settori che garantisce la primazia globale di Washington.

Le pratiche commerciali sleali di cui Washington accusa la Repubblica Popolare permetterebbero a quest'ultima, oltre che di trarre vantaggi economico-finanziari dalla relazione con gli Usa, di appropriarsi indebitamente di tecnologia da trasferire dall'industria civile a quella militare.

Frattanto, venerdì entreranno in vigore i dazi alle importazioni di acciaio e alluminio che sono stati proclamati l'8 marzo dalla Casa Bianca. E che sono stati al centro del vertice G20 a Buenos Aires di martedì che ha confermato la spaccatura tra Usa e paesi come Francia, Germania, Argentina e Corea del Sud. A conferma di come l'approccio mercantilistico di Trump al sistema economico mondiale venga percepito da molti alleati di Washington come una guerra al libero commercio.


DIPLOMAZIA NUCLEARE

Per la prima volta dall'annuncio del possibile e inedito vertice tra il leader nordcoreano Kim Jong-un e il presidente Usa Donald Trump, P'yongyang ha fatto riferimento a un "segnale di cambiamento" nelle relazioni con Washington.

L'agenzia stampa governativa del Nord non ha citato direttamente il bilaterale con il magnate che dovrebbe tenersi a maggio, in una località ancora da stabilire, ma ha richiamato tutti gli attori coinvolti alla prudenza per non vanificare il clima di riconciliazione tra le due Coree. Soprattutto, la testa nordcoreana ha sottolineato che l'abbrivio non è il risultato di sanzioni e pressioni Usa - come sostenuto da non meglio precisati funzioni statunitensi - e che anzi dimostra la "forza" di P'yongyang.

Un comunicato propagandistico che conferma l'uso strumentale della vicenda e i calcoli strategici della leadership paese eremita.


ASILO IN EUROPA [di Niccolò Locatelli]

Il numero di richiedenti per la prima volta asilo nell’Unione Europea nel 2017 è stato pari a 650 mila, circa la metà del record degli anni 2015-16. Crollate le domande dalla Siria (-69%) e dall’Iraq (-62%). Due le conseguenze geopolitiche.

La prima: siccome il patto con la Turchia recentemente rifinanziato sta funzionando e siccome non è stato possibile rovesciare Erdoğan, il riavvicinamento tra quest’ultimo e le cancellerie occidentali proseguirà. Il presidente turco negli ultimi mesi è andato in visita da Macron, dal papa e da Gentiloni; ha riparlato al telefono con Merkel e lunedì prossimo rivedrà due rappresentanti delle istituzioni europee (Tusk e Juncker in Bulgaria). Le europolemiche sui diritti umani e sulla repressione sono marginali.

La seconda: con questi dati, è più facile per Assad rivendersi come il “pacificatore” della Siria; la riconquista territoriale del regime, a spese non solo dello Stato Islamico, non sarà ostacolata dall’Europa.


LIMESNERD Gli anniversari geopolitici del 21 marzo.