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Crisi, niente vacanze di Natale per 48 milioni di italiani

Secondo Federalberghi un italiano su due, 30 milioni, resta a casa per motivi economici. Partiranno in 11,8 milioni, ma spenderanno di più. "Cresce la fiducia" dice Confturismo, mentre Bocca chiede "misure urgenti da parte del governo"

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MILANO - Natale e Capodanno a casa per 48 milioni di italiani. La crisi morde forte e se 18 milioni dichiarano di non partire per scelta, altri 30 milioni, un italiano su due, non lo fa per motivi economici. Insomma al di là delle rilevazione statistiche la ripresa è ancora lontano. Quest'anno saranno solo 11,8 milioni gli italiani che si ritaglieranno qualche giorno di ferie, cinque al massimo, fuori casa, l'1,6% in meno rispetto a 12 mesi fa, quando pareva che la crisi avesse toccato il fondo.

Insomma l'indagine previsionale di Federalberghi mostra un Paese in difficoltà, ma - soprattutto - diviso in due: il giro d'affari, infatti, è destinato ad aumentare del 12% rispetto allo scorso anno con una spesa per le vacanze natalizie che potrebbe arrivare a 7,8 miliardi di euro. Un dato alimentato dall'aumento di italiani che si recheranno all'estero, in particolare nelle capitali europee e nelle località del Mar Rosso: se 4,7 miliardi saranno spesi nei confini nazionali, 3 miliardi verranno spesi all'estero, con un'impennata del 27,5%

L'indagine Federalberghi rileva che a Natale l'88% resterà in Italia (rispetto al 91% del 2013) ed il 12% andrà all'estero (rispetto al 9% del 2013). A Capodanno il 69% resterà in Italia (rispetto al 76% del 2013) ed il 31% andrà all'estero (rispetto al 24% del 2013). "La flessione di italiani in vacanza che verrà registrata durante le imminenti feste di Natale e Capodanno è paragonabile ad un fuoco che cova sotto la cenere", commenta il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, secondo cui occorrono misure urgenti da parte del governo per ridare liquidità alle famiglie e per sostenere l'industria turistica.

"Mentre la domanda interna langue - sostiene Bocca- ci vediamo negare anche gli strumenti necessari per intercettare la clientela internazionale. I costi di gestione, il peso della burocrazia e la pressione fiscale salgono. A pochi mesi dall'Expo, le delegazioni estere dell'Enit sono state decapitate, la riforma dell'istituto langue, i provvedimenti attuativi del decreto turismo non sono stati ancora emanati e la legge di stabilità ha di fatto ignorato il settore. E' ora di capire se questo paese vuole investire seriamente sul turismo o se invece è un tema buono solo per le chiacchiere da salotto".

Qualche segnale di ripresa, però, arriva dalla fiducia degli italiani: secondo un'indagine di Confturismo-Confcommercio la voglia di viaggiare cresce. Addirittura uno su due avrebbe in programma una vacanza nell'arco della stagione invernale, a patto, però, che il Paese mostri segnali di ripresa.