Milano, 27 agosto 2014 - 09:38

Uno studio mette in dubbio l’importanza della colazione

Non «fa la differenza» sul metabolismo, secondo scienziati inglesi. Ma la ricerca ha moltissimi limiti, e gli esperti ribadiscono il ruolo strategico del «primo pasto»

di Emanuela Di Pasqua

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«Hai fatto colazione?”»grida la mamma dal terrazzo al figlioletto con zaino in spalla che si appresta ad affrontare una dura giornata di studio/sport/impegni. Come se quel primo pasto della giornata fosse il segreto per avere il giusto apporto energetico e al tempo stesso per restare in forma, snelli e pesino più sani. Il tormentone della sana colazione ha scandito tante generazioni e tante raccomandazioni genitoriali, sempre nella certezza che fosse la chiave di un sano e corretto metabolismo. Ora arriva uno studio dell’Università di Bath e altri separati studi che sostengono come tutto sommato quel primo pasto giornaliero non influisca così tanto sul metabolismo né sul colesterolo e regali sì nuove energie e maggior attivismo, ma anche un apporto calorico maggiore e, fatti i dovuti conti, il bilancio globale per i fans del breakfast e per chi si astiene sarebbe uguale.

Le ricerche

Secondo gli scienziati in questione la colazione avrebbe un impatto marginale sul metabolismo e sui successivi pasti del giorno. Sono di questo parere gli esperti di Bath, ma anche i ricercatori dell’Università dell’Alabama in un recente studio. In particolare i ricercatori di Bath hanno diviso un piccolo gruppo di 33 volontari tra breakfast keepers e non, notando in un periodo di 6 settimane che il peso dei volontari rimaneva invariato e che chi non faceva colazione tendeva sia ad assumere che a consumare maggiori calorie (circa 500 calorie in più assunte e altrettante consumate). Dunque fare o non fare colazione non sarebbe così differente secondo questa ultima ricerca che si aggiunge ad altre analoghe. Eppure il discorso è più complesso e non si tratta certo esclusivamente solo di linea fisica.

Il parere degli esperti

Di diverso parere è infatti Andrea Ghiselli, ricercatore del CRA (Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura) di Roma, che sottolinea tutti i pregi della colazione, su vari livelli, definendo i dati della ricerca di Bath «puntiformi». «Innanzitutto la colazione è un pasto strategico - sottolinea l’esperto - per segnare il ritmo sazietà/digiuno ed è bene ricordare che normalmente chi salta la prima colazione tende ad arrivare al pranzo molto più affamato. Esattamente il contrario di quanto è accaduto nello studio». Inoltre, nota Ghiselli, il periodo di osservazione dei ricercatori di Bath è troppo breve per osservare dati importanti e la stampa divulgativa nel riprendere lo studio britannico trascura un dato molto importante riguardo la risposta glicemica: «La colazione non è importante solo per la valenza che ha sulla linea, ma anche perché limita le fluttuazioni glicemiche, che sono dannose, mantenendo la glicemia costante e influendo positivamente sul metabolismo. E anche nel caso del trial di Bath la risposta glicemica di chi faceva colazione si è dimostrata migliore, con una maggior termogenesi». Nel valore della prima colazione crede profondamente anche Gian Vittorio Zuccotti, professore ordinario di pediatria all’Università di Milano e non a caso co-presidente di Breakfast Club Italia, organizzazione impegnata nella valorizzazione del pasto mattutino: «Sapere fare colazione bene è un’arte e bisogna insegnare a fare correttamente la colazione a chi non è educato, ma sia per la salute cardiovascolare, che contro l’obesità e per incentivare le performance intellettive la prima colazione rimane, soprattutto nell’infanzia, un pasto cruciale e non basta uno studio a smontare una ricca letteratura che si è costruita negli anni sui benefici della colazione». «La prima colazione è e rimane uno degli elementi imprescindibili di un corretto stile di vita» conclude Zuccotti, insistendo anche sulle performance cognitive dei bambini, sicuramente potenziate da un corretto pasto mattutino (cui si deve aggiungere chiaramente una serie di altre azioni).

Infine c’è la psicologia

«In nutrizione non esiste mai un agente specifico in grado di influenzare isolatamene il metabolismo», osserva ancora Andrea Ghiselli, sottolineando che questo tipo di ricerche sono necessariamente lacunose nel cogliere le relazioni, complesse, tra tante variabili. L’atteggiamento per esempio è importantissimo e spesso tra coloro che fanno la prima colazione vige un approccio più salutista e più attento al regime dietetico e alle buone abitudini. Certo sono generalizzazioni, ma pare per esempio che i bambini che solitamente fanno la prima colazione abbiano mamme maggiormente scolarizzate e sensibili alla corretta alimentazione.

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