BMW i3 elettrica: il test drive

Prova su strada della nuova BMW i3. Un'auto straordinaria, ma non adatta a tutti

Abbiamo guidato la nuovissima BMW i3 elettrica a Ecomondo 2013. Impressioni? È l’auto del futuro, ma non tutti sono pronti a guidarla

Che la i3 non sia un’automobile convenzionale lo si capisce ancor prima di vederla e di provarla: basti pensare ai 400 milioni di euro che BMW ha investito per realizzare lo stabilimento produttivo di Lipsia dal quale escono le due elettriche della casa di Monaco, la i3 e la supersportiva i8.

Ma quando ce l’hai davanti hai la conferma che sei di fronte a qualcosa di completamente diverso da ciò che hai visto e guidato fino a oggi. L‘auto è compatta: quattro metri di lunghezza, poco meno di 1,8 di larghezza e con un design che assomiglia vagamente alle ultime versioni della Mini.

Il passo, cioè la distanza tra i due assi delle ruote, di appena 2,5 metri abbinato alla trazione posteriore ti farebbe pensare a due cose: la prima è che ci dovrebbe essere poco spazio per i passeggeri sui sedili posteriori (due, l’auto è omologata per quattro passeggeri), la seconda è che se spingi troppo in curva l’auto sculetta. Entrambe le impressioni sono sbagliate.

L’abitabilità per quattro è molto buona grazie alla cella completamente disegnata da zero, con gli sportelli posteriori che si aprono controvento e grazie alla mancanza del piantone dello sportello. I due sportelli si chiudono uno sull’altro, l’anteriore sul posteriore. Tutta la cella poggia su un telaio nuovo di zecca realizzato in carbonio (che BMW ha lasciato vanitosamente a vista quando si apre lo sportello) e alluminio rinforzato. Su questo telaio rivoluzionario viene montato tutto il resto: batterie, motore, cella e non essendoci il tunnel centrale tipico delle normali trazioni posteriori lo spazio non manca.

La tenuta di strada è sconvolgente. Non solo perché è molto buona, ma perché è molto difficile capire come un’auto da 1.200 chili riesca a non uscire di strada alla prima curva con pneumatici posteriori da 175 mm e anteriori da 155 mm. Gomme da 175 al posteriore, per capirci, ce le ha la Smart. Eppure la BMW i3 viaggia sui binari e ha una agilità impressionante dandoti, allo stesso tempo, una sensazione di sicurezza molto elevata: anche prendendo le curve a velocità o sterzando bruscamente l’auto non si inclina (zero rollio, pochissimo beccheggio).

Il segreto sta proprio nel nuovo telaio della i3 che, essendo stato creato da zero, ha permesso di spostare tutti i carichi in basso e di dividere perfettamente a metà i pesi tra asse anteriore e posteriore. Se viaggiate su una i3 state guidando un quadrato con le ruote, e si vede e si sente.

Ma com’è guidare quotidianamente questa automobile? Strano, molto strano. Più strano ancora di quanto non sia già strano guidare una elettrica “normale”. A parte la sensazione di stare su un go-kart dovuta a quanto appena spiegato (sensazione che farà felici gli amanti della guida sportiva) si nota subito che l’auto va guidata in maniera diversa da quanto ci aspetteremmo.

Questo perché ha un sistema di recupero dell’energia settato in maniera molto aggressiva. Tradotto: se pigi il pedale destro cammini, appena lo molli l’auto frena da sola e non scivola lungo la strada. E mentre frena recupera l’energia e ricarica le batterie per aumentare l’autonomia. Lato negativo: fai pratica in un parcheggio prima di infilarti nel traffico o è tamponamento sicuro. Lato positivo: hai 170 cavalli e 250 newtonmetri di coppia a disposizione e puoi farci tra i 130 e i 170 chilometri di strada. Che non è poco per una elettrica con vocazione sportiva.

Ma la BMW i3 è un’auto per tutti? No, assolutamente no. Intanto per il prezzo che parte da 36.500 euro per la versione meno accessoriata. Poi per lo stile di guida che richiede, nient’affatto immediato e molto diverso da un’auto normale. La i3 la devi prima capire e poi guidare, non la metterei in mano a chi non ha capito bene come funziona e la guida come se fosse un’auto normale.

La i3 non è un’auto normale: è l’auto del futuro, la base di partenza per i mezzi che guideremo tra vent’anni. Capito perché BMW ha speso 400 milioni per rifare lo stabilimento di Lipsia? Per creare il mercato di massa delle auto elettriche, non per seguirlo.

Peppe Croce

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