Milano, 15 agosto 2015 - 09:25

La supermodella russa e la sorella autistica cacciata dal ristorante «Basta discriminazioni»

La denuncia su Facebook: «Il mio non è un caso isolato. Questo deve essere un campanello d’allarme»

di Maura Bertanzon

Natalia Vodianova (a destra) con la sorella Oksana Natalia Vodianova (a destra) con la sorella Oksana
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Il cafè Flamingo è decisamente deserto. Tre clienti in tutto. Una ragazza disabile e il suo accompagnatore. Poco più in là, un’altra persona. Eppure il gestore sbatte fuori i primi due. Non danno solo fastidio. Stanno «terrorizzando gli “altri” clienti», a suo parere. Peccato che Oksana, 27 anni, autistica e con una paralisi cerebrale, sia la sorella della top model Natalia Vodianova. Che accende il computer e racconta tutto, sul suo profilo Facebook.

Siamo a Nizhni Novgorod, 420 chilometri a est di Mosca, città natale della top model che ha sfilato per Gucci e Calvin Klein. E che, memore della sua storia personale, ha creato nel 2004 la Naked Hearth Foundation, proprio per dare aiuto ai bambini in difficoltà, anche disabili.
«Vai a farti curare, tu e tua figlia, e solo allora tornate a farvi vedere in pubblico», avrebbe detto il gestore del bar all’accompagnatore di Oksana, secondo quanto riportato dalla modella. Le minacce si ingrossano. Arriva a protestare Larisa Kusakina, madre della top e di Oksana, arrestata poi per «atti di teppismo». Gli agenti però, quando la riconoscono, la spediscono al comando centrale. Lì, la donna denuncia il proprietario del caffè. L’accusa, presa in carico dal Comitato investigativo della Federazione russa: «Insulti alla dignità umana».

Al corso della giustizia russa si aggiunge però anche e soprattutto il giudizio dell’opinione pubblica, dentro e fuori dal web. Ed è proprio quella che Natalia Vodianova voleva risvegliare. Sul suo profilo, 34 mila like in qualche ora.
È come scoperchiare il vaso di Pandora di un Paese che, ancora oggi, ostracizza l’handicap. Retaggi dell’imprinting sovietico, quando «le persone con disabilità vivevano segregate e ignorate», racconta il Moscow Times.
Un’eredità visibile ancora oggi: nel 2014, secondo Human Right Watch, il 30 per cento dei bambini orfani con disabilità vive in orfanotrofi, in condizioni di violenza e isolamento. Il destino di molti disabili, in Russia, è di essere abbandonati alla nascita. Tanto che lo stesso patrigno di Natalia Vodianova lascia la famiglia quando la madre si rifiuta di abbandonare Oksana appena nata, perché disabile. «Il mio non è un caso isolato», denuncia la modella. «È la realtà di tutte le famiglie che crescono figli con bisogni speciali. Questo deve essere un campanello d’allarme».
Qualcosa ora si è mosso: «La disponibilità della società ad accettare le persone con bisogni speciali è l’indicatore principale di quanto sia sana e sviluppata», scrive Valentina Matviyenko, presidente del Consiglio federale (il Senato russo, ndr). Saranno anche solo parole. Messe, però, nero su bianco in una dichiarazione ufficiale. A indicare che in Russia la questione è culturale, di consapevolezza e di coscienza. Come quelle che la bionda Natalia ha smosso attraverso Facebook.

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