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L’Antitrust accetta gli impegni Booking.com: «Prezzi…

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L’Antitrust accetta gli impegni Booking.com: «Prezzi più competitivi per gli hotel da luglio»

Si profila da luglio una maggiore competizione sui prezzi degli hotel soprattutto se prenotati anche direttamente dai clienti e non soltanto online.

L'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust) ha infatti deciso - si legge in una nota - di accettare, rendendoli vincolanti, gli impegni presentati dalle società del gruppo Priceline, Booking.com B.V. e Booking.com (Italia). Si chiude così, nei confronti di tali società, l'istruttoria avviata il 7 maggio scorso anche nei confronti di Expedia (su cui il procedimento è ancora in corso) per verificare le possibili limitazioni della concorrenza connesse all'utilizzo di clausole, nei rapporti con gli hotel partner, di parità tariffaria e di altre condizioni.

Nel corso dell'istruttoria, condotta in collaborazione con le Autorità antitrust di Francia e Svezia e in coordinamento con la Commissione Ue, le società del gruppo Priceline - leader del mercato in Italia - hanno presentato impegni consistenti in una riduzione significativa dell'ambito di applicazione delle clausole denominate Mfn (Most favoured nation), le quali si applicheranno esclusivamente ai prezzi e alle altre condizioni pubblicamente offerte dagli hotel attraverso i propri canali di vendita diretta online, lasciando piena libertà agli hotel nella determinazione delle condizioni di offerta praticate sulle altre piattaforme di prenotazione di strutture alberghiere on line (Ota) e sui propri canali diretti offline, nonché nell'ambito dei propri programmi di fidelizzazione.

Ridimensionati i limiti alla concorrenza
Le clausole Mfn, come spiega l'Antitrust, vincolano le strutture ricettive a non offrire i propri servizi alberghieri a prezzi e condizioni migliori tramite altre agenzie di prenotazione online, e in generale, tramite qualsiasi altro canale di prenotazione (siti web degli alberghi compresi). Esse si inseriscono in un contesto di mercato in cui il principale modello di business delle piattaforme di prenotazione di strutture alberghiere on line (Ota) - che offrono i propri servizi sia in favore delle strutture ricettive che dei consumatori finali - è quello basato sulle commissioni praticate agli hotel: gli hotel pagano il servizio reso dalle piattaforme solo in caso di avvenuta prenotazione attraverso la corresponsione di una commissione sul prezzo di vendita della stanza, mentre i consumatori utilizzano gratuitamente i servizi di ricerca, confronto e prenotazione offerti dalle Ota.

L'Antitrust aveva rilevato come la presenza di clausole di Mfn nei contratti con gli hotel partner «fosse suscettibile di limitare significativamente la concorrenza sulle commissioni richieste alle strutture ricettive, con un impatto sui prezzi dei servizi alberghieri, in danno, in ultima analisi, dei consumatori finali». L'Antitrust ha quindi ritenuto che «gli impegni presentati siano idonei a risolvere le preoccupazioni concorrenziali connesse alle condotte di Booking.com (affiancato per le problematiche legali italiane dallo studio Bonelli, Erede e Pappalardo, Ndr), in quanto ridimensionano significativamente la portata delle clausole di Mfn». Gli impegni si applicheranno, a partire dal 1 luglio 2015, a tutte le prenotazioni effettuate dai consumatori con riferimento agli hotel siti in Italia ed avranno una durata di 5 anni.

Decisioni analoghe in Francia e Svezia
Gli stessi impegni sono stati presentati alle Autorità nazionali di concorrenza di Francia e Svezia. Gli impegni assunti da Booking «limitano l'uso da parte» della società «delle clausole di parità tariffaria quale parte integrante del proprio modello di business basato sul pagamento di commissioni e aumentano in modo sostanziale il margine di manovra degli hotel. Gli impegni offerti da Booking.com conseguono il giusto equilibrio per i consumatori in Francia, Italia e Svezia, ripristinando la concorrenza e, al contempo, preservando la fruizione semplice e gratuita dei servizi di ricerca e di comparazione, incoraggiando lo sviluppo dell'economia digitale, secondo la dichiarazione congiunta dei presidenti dell'Autorità Antitrust italiana Giovanni Pitruzzella e francese Bruno Lasserre e del direttore generale del Konkurrensverket svedese Dan Sjoblom.

«L'obiettivo dei nostri team e del nostro business principalmente è uno: offrire ai nostri clienti in tutto il mondo un'esperienza senza uguali quando decidono di cercare e prenotare un alloggio, e fare in modo che questa esperienza sia semplice, conveniente e sicura, sia in Europa che nel resto del mondo» ha affermato Darren Huston, Ceo di Booking.com. «Sosteniamo e incoraggiamo la concorrenza equa sul mercato, perché è il motore dell'innovazione, dell'efficienza e, soprattutto, un valore aggiunto per i consumatori. Crediamo fermamente che la decisione di oggi rappresenti uno sforzo coordinato e continuo nel promuovere la concorrenza affinché sia a supporto dell'innovazione e incoraggi le aziende come la nostra a continuare a investire nelle capacità e nelle soluzioni tecniche. In definitiva, questi ultimi fattori portano a un incremento dei clienti per i nostri partner, e a uno sviluppo del turismo in Europa e all'estero».

Critici albergatori e consumatori
«Netta insoddisfazione per una decisione che lascia in mezzo al guado gli interessi dei consumatori e delle piccole e medie imprese, a tutto vantaggio dei grandi portali» dice il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara. «Il provvedimento dell'Antitrust fa piazza pulita della cosiddetta parity availability: gli alberghi potranno stabilire liberamente il numero e la tipologia di camere da porre in vendita sui diversi portali e sul proprio sito internet, senza alcun obbligo di riconoscere condizioni preferenziali ai grandi portali. Deludente invece la soluzione concernente la parity rate: gli alberghi italiani potranno pubblicare prezzi diversi su portali diversi, ma dovranno offrire su Booking.com il medesimo prezzo pubblicato sul sito della struttura ricettiva. Gli alberghi potranno offrire sconti solo a chi li contatta sui canali offline, ad esempio quando un cliente invia una mail, telefona alla reception o si reca di persona in un'agenzia viaggi. Questa soluzione, aggiunge Nucara, lascia a dir poco perplessi, in quanto si muove in direzione opposta alla storia ed al mercato, imponendo inutili complicazioni, promuovendo l'utilizzo di canali di comunicazione obsoleti e finendo col penalizzare i consumatori e le piccole e medie imprese, a tutto vantaggio delle grandi multinazionali dell'intermediazione. Inoltre non si capisce in base a quale criterio venga autorizzato in Italia un comportamento che solo pochi giorni fa è stato duramente censurato dall'Autorità tedesca».

Federalberghi promette ancora battagli e dice che «le decisioni assunte dalle tre autorità sono impugnabili davanti ai Tribunali amministrativi dei diversi paesi. La materia è al primo punto dell'ordine del giorno dell'assemblea di Hotrec, la confederazione degli albergatori europei, che si riunirà in Lussemburgo il 23 e 24 aprile e costituirà oggetto di ulteriore approfondimento in seno agli organi di Federalberghi. «Soddisfatto a metà» si dice l Codacons. «Le limitazioni finora in vigore a carico delle strutture ricettive hanno rappresentato un danno per la concorrenza, poiché impedivano di praticare sconti e riduzioni delle tariffe in favore dei consumatori. Gli impegni assunti «sono sicuramente positivi, poiché eliminano tale ostacolo, ma il problema permane per le prenotazioni relative ad alberghi situati all'estero: l'accordo tra Antitrust e Booking, infatti, al momento vale solo per le strutture ricettive ubicate in Italia. Riteniamo che per incrementare realmente la concorrenza e garantire le migliori tariffe ai consumatori, le regole debbano essere uguali in tutti i paesi, creando condizioni di prenotazioni omogenee indipendentemente dalle destinazioni».

Resta aperto il capitolo Expedia
Infine resta aperto il capitolo Expedia, ma potrebbero esserci sviluppi a breve. «Abbiamo preso atto delle dichiarazioni rese in data odierna da parte delle autorità garanti della concorrenza francese, italiana e svedese - si legge in una nota Expedia - . Tali dichiarazioni si riferiscono specificamente a Booking.com nell'ambito dei paesi di cui sopra e non si applicano pertanto ad Expedia. Dal canto suo Expedia può confermare comunque che è in corso un dialogo costruttivo con le Autorità garanti della concorrenza, francese, italiana e svedese, al fine di risolvere tali questioni. Gli accordi di Expedia con i suoi hotel partner, oggetto di indagini in corso, rientrano nella soglie di sicurezza previste dalla regolamentazione europea. Tuttavia, Expedia spera di giungere nel prossimo futuro ad una soluzione i cui termini soddisfino gli obiettivi di tutte le parti».

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