A tratti introspettivo, timido, quasi a tastare il terreno. A tratti deflagra lasciando andare le corde che lo stringevano, senza preoccuparsi più: splendido esempio è da subito Nighshift, che alterna pause e ripartenza come poi tutto il disco farà.
Pezzi molto orecchiabili si alternano a ballate più suggestive, il post-rock che si sottende al disco è capace di farsi da parte per liberare la batteria, per alzare i ritmi e riempirli di melodie, di una voce sempre profonda che da sola giustificherebbe il titolo dell’album (in italiano, nonostante la trascklist e i testi anglofoni).
Parallels rimanda più al punk che ad altro, con un suono sporco ma controllatissimo, in Spiders si colgono i passaggi tanto cari alla musica indie contemporanea, nascosti e rimodulati sul resto, mentre ci si avvia alla fine e a Medusa, rara e preziosa esplosione di suoni che dà vita da una bolla musicale capace di avvolgere e cullare per sette minuti abbondanti facendoci dimenticare del resto.
Un album da ascoltare in continuazione, musicalmente superlativo, in grado di regalare minuti spesi ad ascoltare qualcosa di davvero splendido e la consapevolezza che anche in Italia si riesce a comporre qualcosa di così ineccepibile.