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Da lunedì riparte la caccia ai cinghiali dopo lo stop di otto mesi

Il presidente del Parco: «Abbiamo raschiato il nostro bilancio per contrastare una delle principali calamità dei Colli». Impegnata una trentina di uomini

Nicola Cesaro
1 minuto di lettura

ESTE. La guerra ai cinghiali riprende. A otto mesi dallo stop agli abbattimenti, il Parco Colli ha riavviato l’opera di contenimento dei cinghiali nei Colli Euganei, trovando in questo caso un partner convinto nella Provincia di Padova e nella sua polizia provinciale.

Ad annunciare la ripresa del progetto anti-cinghiali ci hanno pensato ieri il presidente del Parco Luca Callegaro, l’assessore delegato Riccardo Masin, il consigliere provinciale e referente politico per la polizia provinciale Vincenzo Gottardo e il comandante del corpo di polizia padovano Luciano Fior. «L’assenza di fondi ci ha costretti, ormai otto mesi fa, a interrompere l’attività di contenimento dei cinghiali», ha spiegato Callegaro. «La presenza di questi animali è tuttavia una delle principali calamità dei Colli. Abbiamo quindi raschiato il bilancio (i fondi recuperati sono 40 mila euro, ndr) e cercato valide collaborazioni, dando vita a una nuova progettualità che comincerà lunedì».

Ha aggiunto Masin: «Da inizio settimana riprenderanno gli abbattimenti notturni grazie all’impiego di una ventina di selecontrollori, ma soprattutto di quattro operai del Parco interamente dedicati a questa attività e di due agenti della polizia provinciale, che verranno letteralmente distaccati nei Colli Euganei». Gli agenti, in particolare, arrivano dal corso di alta specializzazione che si tiene annualmente nella Scuola forestale Latemar in Trentino Alto Adige, dedicato proprio alla gestione dei cinghiali. Oltre ad affiancare gli operatori del Parco, la coppia sarà impegnata anche con servizi anti-bracconaggio. «Non possiamo debellare questa piaga, ma vogliamo dare un segnale forte soprattutto agli agricoltori che, già in queste settimane che anticipano la vendemmia, hanno denunciato danni ai vigneti anche del 30%», chiude Callegaro. Il Parco ha inoltre stretto un accordo con un macello di Agna per garantire in tempi rapidi la scuoiatura dei capi abbattuti, che verranno in parte ceduti (a solo scopo di autoconsumo) a selecontrolli o proprietari dei fondi in cui gli animali sono colpiti. Il secondo step riguarderà l’attivazione degli oltre 30 chiusini nel territorio del Parco, mentre in un terzo momento saranno organizzate delle girate (una sorta di caccia che fa affidamento a cani addestrati), in aree poco antropizzate.

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