Parma

I soldi di Manenti? 50 milioni da Dubai con frodi informatiche

Le intercettazioni riportate nell'ordinanza di custodia cautelare ricostruiscono un quadro  spregiudicato di riciclaggio internazionale: il Parma Calcio comprato per far confluire denaro drenato da conti esteri con carte di credito intestate a stranieri ignari. Il viaggio in Slovenia un tentativo di portare a termine l'operazione fraudolenta

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"Ho terminato appuntamento con finanziatori, tieni un posto nel consiglio di amministrazione". "Avrei un cliente pronto a sponsorizzare con carta di credito tot 4.500.000". "Il tutto ovviamente quando il Parma sarà di tua proprietà".

Che cosa c'era dietro alla compravendita del Parma Calcio da parte di Giampietro Manenti, un affare da 200 milioni di debiti per un euro? Ecco la risposta alla domanda che si fa ogni parmigiano dal giorno dell'arrivo dell'improbabile presidente: un giro di riciclaggio internazionale basato su frodi informatiche. E, come testimoniano gli sms inviati a Manenti alcuni giorni prima del passaggio di proprietà dall'uomo considerato al centro del sistema, il milanese Angelo Dionigi Augelli, fin dall'inizio le mani sul Parma Calcio sono state messe con queste mire.

L'ordinanza di custodia cautelare del gip Cinzia Parasporo dedica un ampio capitolo all'operazione "Parma Calcio", un filone della maxinchiesta della Finanza di Roma che ha smantellato un sodalizio criminale con l'arresto di 22 persone. Dal 10 febbraio, giorno in cui il cellulare di Manenti viene messo sotto intercettazione, emergono i primi scambi con Augelli, il fantomatico finanziatore che avrebbe dovuto far arrivare milioni nelle casse del Parma Calcio. Il 12 febbraio, giorno in cui Giampiero Manenti diventa ufficialmente proprietario e presidente del Parma F. C., i due si sentono al telefono perché Augelli è già pronto a effettuare i primi versamenti per sponsorizzazioni.

Manenti gira al complice le bozze dei contratti di sponsorizzazione, l'altro gli chiede le coordinate bancarie per poter "scaricare" i primi 350mila euro. Un'operazione che deve essere fatta da "clienti pronti" tramite carte di credito con un Pos di un certo tipo: "Fammi una cortesia Pietro, fatti per favore dire il modello del Pos" dice Augelli. I "clienti pronti" altri non sono che hackers. Uno di questi, Gianluca Alessandro Cirnigliaro, viene immediatamente contattato: "Adesso mi ha chiamato il nuovo proprietario del Parma Calcio ... Mi ha detto che lui potrebbe ricevere... Ma che gli devo..? Visto che tu hai già tutto in mano, codici, tutto, ok... Cosa ti serve? Cosa gli devo dire al lui?" dice Augelli. E l'altro: "Eh... scaricare, diciamo, no?".

I passaggi di denaro dovevano essere effettuati con Pos abilitati al passaggio di codici numerici, quindi senza necessità di strisciare carte di credito. Manenti per email comunica ad Augelli le coordinate bancarie per eseguire i versamenti. Inoltre si accorda anche per un altro tipo di trasferimenti da banca a banca. Sono intercettazioni captate tra il 12 e il 13 febbraio, proprio all'arrivo di Manenti a Parma quando lui annunciava di poter risolvere tutto con la frase "i soldi arrivano".

I soldi dovevano arrivare, infatti. Ma il trasferimento su un conto corrente italiano di Banca Monte Paschi si rivela più difficoltoso del previsto. In una conversazione tra Augelli e un altro complice, Adelio Zangrandi, i due prospettano di utilizzare il flusso di denaro che girerebbe intorno alla squadra attaverso attività di trading, utilizzando la società come veicolo per ricevere fittizie "donazioni" (mascherate da sponsorizzazioni) provenienti dai fondi "scaricati" da server bancari grazie all'operato degli hacker.

Gli uomini della Guardia di finanza hanno ascoltato anche l'addetto alla biglietteria del Parma Calcio come persona informata sui fatti. Come emerge anche dalle intercettazioni, l'operatore sarebbe stato contattato da Manenti perché assistesse il complice Augelli nelle operazioni di prova dei trasferimenti di denaro, che non erano andati a buon fine. Augelli, risentito, chiede al presidente di non mandargli altre persone proprio perché si tratta di operazioni illecite. Pare che gli inquirenti vogliano chiarire se l'addetto abbia assistito a "strisciate" sospette di carte di credito per l'acquisto di biglietti e se, eventualmente, fossero presenti altri soggetti vicini al Parma F.C. oltre a Manenti. 

La sera del 13 Augelli richiede le coordinate bancarie a Manenti perché ha "la gente" pronta ad operare sul server. Mapi69 (questa la mail del presidente) invia le coordinate del conto Mps di Eventi Sportivi su cui gli hacker avrebbero scaricato 25 milioni da una banca di Dubai. Agli hacker il milanese riferisce "il presidente mi ha detto che si possono fare sia gli abbonamenti sia gli sponsor... attraverso carte di credito... io ho mandato il tipo di Pos che servirebbe... domani mattina mi dovrebbe dare le informazioni se va bene o non va bene... se andasse bene Lello... là si potrebbe lavorare il lunedì, il martedì e il venerdì...".

E' tutto pronto. Manenti si accorda, deve recarsi in banca per ricevere i trasferimenti. C'è un contatto nell'istituto di credito che dovrà autorizzare la ricezione dell'operazione. Augelli si raccomanda con Manenti: "Una cosa importante Pietro: fallo mangiare". Pagalo, perché l'operazione è illecita. E le somme che arriveranno saranno divise a metà tra il Parma e i complici.

E il 14 febbraio, i soldi devono ancora arrivare da Dubai. Manenti chiede: "How much?". "Non preoccuparti - risponde Augelli - l'importante è che possiamo farlo, capito? Comunque sempre a metà eh".

Ricevuti fondi da Dubai, il presidente avrebbe dovuto effettuare un bonifico di 300mila euro a una società di investigazione privata gestita da Augelli per "servizi di consulenza sulla verifica di sicurezza presso lo stadio Tardini e il centro sportivo di Collecchio". Il team di hacker avrebbe inoltre inviato una garanzia bancaria da 50 milioni di euro e Manenti entro 6 giorni avrebbe pagato il 18% del valore all'inviante e il 5% alla società di Augelli.

Il 16 febbraio il presidente si reca davvero al Monte Paschi di Siena per informarsi sui pagamenti con le carte. La fattibilità dell'operazione non è certa. Augelli si reca direttamente a Parma per fare un "test", un trasferimento di 500 euro. Il "coso" gli dice "operazione non permessa".  I Pos non permettono i trasferimenti senza le carte di credito "fisiche". Viene allora contattato un sodale straniero che e possiede diverse di natura fraudolenta. Gli viene chiesto di portarle a Parma: "A Parma tante per acquisto di biglietti dello stadio" si legge un sms.

Intanto, il trasferimento grosso della garanzia da 50 milioni a Banca Monte Paschi non si riesce a fare. Augelli e Manenti discutono di inviarla ai conti esteri della Mapi. E qui salta fuori il famoso viaggio del presidente in Slovenia per "andare a prendere i soldi".

Il 17 febbraio Pietro va effettivamente all'estero per seguire personalmente le operazioni bancarie di interesse per la società calcistica. Nelle intercettazioni si mostra addirittura preoccupato per i punti di penalizzazione: "Mi risulta che hanno pagato, gli stipendi ieri sono stati mandati via tutti e li hanno pagati. La squadra era apposto ma si tratta del resto, dicono che non ho pagato l'Irpef. Li prenderò i punti di penalizzazione, però che devo fare!" "Ma scusa se noi - dice Augelli - se noi mandiamo qualche garanzia sui tuoi conti esteri, ma tu non puoi farle arrivare?" "Sull'estero si, riesco a muovermi, ma qui in Italia questi stronzi prima mi hanno detto di si, poi hanno detto di no, capito?".

Alla fine, come è ben noto a calciatori, dipendenti e tifosi del Parma, sui conti del Parma non è arrivata una lira. E per fortuna, si può dire. Manenti e sodali sono finiti in carcere per concorso in tentato reimpiego di capitali illeciti, provento di frodi informatiche che sarebbero entrati nelle attività del Parma calcio, e indebito utilizzo di carte di credito e codici intestati a stranieri inconsapevoli.

Per quanto riguarda l'esigenza di misure cautelari a carico del presidente, il gip snocciola tutti i reati che gli macchiano la fedina penale: lesioni, armi, bancarotta semplice, violazione degli obblighi di assistenza famigliare e tentata estorsione. "Il soggetto dopo aver acquisito la società calcistica Parma notoriamente gravata da pesanti debiti ha ritenuto di farvi fronte con strumenti illeciti; la notevole spregiudicatezza mostrata fa ritenere estremamente elevato il pericolo di reiterazione dei reati sia in relazione al Parma Calcio (la cui situazione non si è ancora definita) che in diversi ambiti". Il giudice ritiene fondati tutte le esigenze cautelari: pericolo di fuga, di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato. Per tutti gli indagati ha disposto il carcere.