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Berzo Demo, area ex Selca: un tavolo ad hoc in Regione per la ‘nuova terra dei fuochi’

giovedì, 2 aprile 2015

Berzo Demo – Torna d’attualità la questione sull’area ex Selca di Berzo Demo. Ieri la Giunta lombarda ha approvato la delibera in cui la Regione si costituisce parte civile nel processo penale contro gli amministratori della società Selca, accusati di traffico internazionale di rifiuti speciali pericolosi.Berzo Demo 1

Oggi un’altra novità: un tavolo Ambiente e Salute “istituito a livello regionale con il compito di definire una linea concordata di interventi relativi ai problemi dei territori dell’Oglio e del Sebino”. Ne faranno parte l’Assessorato all’Ambiente, comprendente le due province di Brescia e Bergamo, le tre ASL di Bergamo, Brescia e Valle Camonica, nonché i Dipartimenti ARPA di Bergamo e Brescia.

Questa la proposta avanzata da Claudia Maria Terzi, assessore all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile e da Mario Mantovani, Vice presidente di Regione Lombardia e assessore alla Salute, che in una nota congiunta, spiegano di aver promosso la costituzione di un ‘tavolo ad hoc‘ dedicato al “problema relativo alla cosiddetta terra dei fuochi, così come definita recentemente”.

Si tratta della ex Selca a Berzo Demo (Bs), fallita nel 2010. Dopo il fallimento, nei piazzali e dentro i capannoni sono rimaste poco meno di 40 mila tonnellate di materiali, ovvero fluoruri e cianuri sia solubili sia insolubili in acqua, sostanze tossiche  e cancerogene. Rifiuti da smaltire, per un costo di circa 8 milioni di euro.

GLI INTERVENTI
Gli interventi coordinati delle Istituzioni che costituiscono il gruppo di lavoro, si tradurranno, recita la nota, “per quanto riguarda le Asl nel monitoraggio costante, attraverso i Servizi Epidemiologici e dell’Area Salute e Ambiente dei Dipartimenti di Prevenzione Medici, dello stato di salute della popolazione che vive nella zona interessata, tramite l’analisi delle prestazioni ambulatoriali effettuate, dei ricoveri ospedalieri, del disagio percepito”.

LE FINALITA’
In vista della bonifica dei territori, conclude la nota, “gli elementi di conoscenza che emergeranno, potrebbero guidare l’allocazione in priorità delle scarse risorse a disposizione, soprattutto con riferimento a rischi sanitari”.



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