Cosa c’è nella carne di tacchino?

I mangiatori di carne a stelle e strisce sono avvisati: la carne di tacchino contiene batteri fecali pericolosi per la salute umana. È questo l’allarme lanciato da uno studio della Consumer Reports, che ha analizzato in laboratorio 257 campioni di carne di tacchino allevato a terra acquistati presso negozi in tutti gli Stati Uniti.

I mangiatori di carne a stelle e strisce sono avvisati: la carne di tacchino contiene batteri fecali pericolosi per la salute umana. È questo l’allarme lanciato da uno studio del Consumer Reports, che ha analizzato in laboratorio 257 campioni di carne di tacchino allevato a terra acquistati presso negozi in tutti gli Stati Uniti.

Il risultato? Oltre metà delle confezioni di carne macinata e hamburger sono risultati positivi alla presenza di batteri fecali e altri virus, inclusi la salmonella e lo stafilococco aureo, due delle principali cause di malattie di origine alimentare negli Usa. E c’è di più: il 90% dei campioni presentava uno o più dei cinque batteri testati. Ancora peggio, la maggior parte dei batteri erano resistenti a uno o più antibiotici comunemente usati per combatterli (e noi avevamo già messo in luce il legame tra allevamenti intensivi e batteri resistenti agli antibiotici).

Ai tacchini (e ad altri animali usati per l’alimentazione umana, tra cui polli e suini) vengono somministrati sistematicamente antibiotici per il trattamento di malattia acute, ma spesso anche agli animali sani si danno i farmaci ogni giorno direttamente nel cibo e nell’acqua, per incrementare il loro tasso di aumento di peso e prevenire le malattie. Molti di questi farmaci sono simili agli antibiotici utiiìlizzati nella medicina umana.

La “buona” notizia è che, anche se la carne allevata senza antibiotici aveva sì gli stessi tassi di contaminazione da batteri, i ceppi in questo caso non erano resistenti agli antibiotici. Il che, ovviamente, ha acceso un grande dibattito anche sulla pratica di disinfettare chimicamente, più frequentemente con il cloro, ma anche con altre sostanze chimiche più tossiche, la carne che viene venduta sui supermercati, proprio come accade per produrre il pink slime.

Purtroppo, infatti, questa non è una soluzione sicura, dal momento che gli agenti patogeni possono nascondersi anche negli angoli e nelle fessure che gli spray, che si concentrano sulla contaminazione di superficie, non possono raggiungere. Anche il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, ora, ha ammesso che le normative sulla sicurezza delle carni hanno bisogno di una riforma. E si sta muovendo per elaborare una nuova proposta di regolamento, per tutelare la salute pubblica e contribuire ad affrontare la sfida per ridurre le malattie di origine alimentare.

Alla luce di tutto ciò, certo la domanda sorge spontanea: se si iniziasse a volgere lo sguardo verso una dieta “meat-free”? Sarebbe una soluzione molto più semplice, che risolverebbe anche altri problemi etico-ambientali. E, mentre l’invito è quello di riflettere su questo, i mangiatori di carne americani dovrebbero, nel frattempo, quantomeno iniziare a pretendere di acquistare solo carne allevati senza antibiotici: in questo modo i produttori sarebbero costretti a cambiare il modo in cui allevano gli animali, diminuendo anche la necessità di disinfezione chimica al macello.

Roberta Ragni

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